rustioni_cechov_3atti_uniciNICOLA ARRIGONI | Una serie di sedie ai lati del palco, quando gli spettatori entrano gli attori sono già in scena. Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli e Roberto Rustioni si muovono nervosi, sciolgono il corpo, in una sorta di riscaldamento pre-icontro, in una sorta di training mente/corpo. Eh sì perché lo spazio scenico di Tre atti unici può richiamare una sorta di ring e al tempo stesso nulla concede alla verosimiglianza e tutto alla finzione in quel preparare la scena che è come dire: qui si fa teatro. Un movimento di danza che pone elegantemente in evidenza tic, nevrosi di quei personaggi che sono lì pronti a sfidarsi, a mettere in atto il loro duello con la vita e al tempo stesso sono attori che vestono i panni di personaggi, una pausa, uno sguardo d’intesa, e si va a cominciare.
Roberto Rustioni posiziona un tavolo al centro della scena e si parte con Domanda di matrimonio in cui un proprietario terriero chiede in sposa la vicina di casa e si trova alla fine con litigare sui confini delle rispettive proprietà.
Ciò che interessa in Tre atti unici non è tanto cosa accade ma come accade, come le parole di Cechov siano state trattate da Roberto Rustioni come tutto anche ne L’orso – in cui un creditore chiede ad una vedova inconsolabile di saldare i propri debiti e finisce con l’innamorarsene – ruoti intorno a questo bisogno di relazione, ad innamoramenti mancati o cercati, ma soprattutto ad una sorta di inquietudine del cuore che è a tratti comica, ma disperatamente comica.
Ne L’anniversario il quindicesimo della banca si divide fra i conti che non tornano, la moglie ubriaca del banchiere e l’arrivo di un’altra donna in cerca di lavoro… Nei Tre atti unici di Anton Cechov riscrive con assoluto rigore la partitura cechoviana, lo fa con parole di oggi ma efficaci e mai banali, affida la situazione tratteggiata nel testo a dinamiche attoriali ben calibrate, un corpo a corpo che fa sorridere e un po’ inquieta. C’è un ansia di relazione, c’è un vuoto solitario che si fatica a riempire e che tiene in sospeso l’azione, anche laddove la caratterizzazione della figura del personaggio – eccitate e nevrotiche le due attrici – confina con la caricatura, il sorriso, la comicità arrivano ma si finisce col sorridere o ridere a denti stretti perché in quell’essere buffo, nell’ubriacatura della moglie, nell’impacciata timidezza dell’aspirante sposa c’è qualcosa di irrisolto, di inquietante, c’è l’ombra non troppo velata della delusione. Roberto Rustioni lavora con intelligenza sui ritmi e respiri di una recitazione secca, incisiva, vera, laddove la verità è costruita con stridente ossimoro con il disvelamento dell’atto teatrale, con quel prepararsi alla sfida dei sessi.

Tre atti unici da Anton Cechov, traduzione e adattamento Roberto Rustioni; ideazione e regia Roberto Rustioni , dramaturg Chiara Boscaro;
consulenza Fausto Malcovati con Antonio Gargiulo, Valentina Picello, Roberta Rovelli, Roberto Rustioni;
assistente alla regia Luca Rodella;
movimento e coreografie Olimpia Fortuni
AssociazIone Teatro C/R – Fattore K – Olinda, Casalmaggiore Teatro Comunale, 26 settembre 2013.