ANNA POZZALI | In una città confusa, in chiara difficoltà, presa com’è da sgomberi e realtà culturali in precario equilibrio e incerto destino, fa quasi strano recarsi a teatro per vedere uno spettacolo che vuole intenzionalmente offrire uno squarcio di gioia e coraggio. Peraltro, riuscendovi bene.
È successo al Teatro Due di Roma in cui va in scena fino all’11 maggio Cover: staiway to heaven spettacolo di e con Caterina Genta e Marco Schiavoni.
Performance teatrale ma anche teatro canzone e spettacolo multimediale: una drammaturgia volutamente composita tra musica dal vivo, canzoni, danza, proiezioni e video performances; eppure risolta in un racconto di danze, recitativi e tredici canzoni che si possono definire oggi dei “must evocativi”: che dire, infatti, di Staiway to heaven dei Led Zeppelin, By this river di Brian Eno, Meraviglioso di Modugno e Ma che colpa abbiamo noi di The Rokes? Al loro fianco alcuni affinati esperimenti poetici come quello di Ecco canzone originale del duo Genta-Schiavoni e Canción Otoñal la poesia di Federico García Lorca musicata qui dai due artisti.
Caterine Genta e Marco Schiavoni sono gli unici interpreti dal vivo ma non i soli in assoluto: altri artisti sono intervenuti offrendo il loro contributo allo spettacolo, da Fabio Nardelli leader della Rock Band romana degli UNIPLUX che interviene in alcuni video, alla voce fuori campo di Alessandro Gassman che recita la versione italiana di Stairway to heaven, fino a Shel Shapiro che partecipa con il video Come Back. Di Marco Schiavoni quasi tutti gli arrangiamenti originali e l’esecuzione musicale, mentre a Caterina Genta spetta la traduzione, l’elaborazione dei testi e l’interpretazione vocale e danzata.
Diverse dunque le tracce narrative dello spettacolo e, tutte fluidamente concertate, si intrecciano nel racconto dedicato a Un mondo migliore, così come dichiarato dalla stessa Genta in apertura dello spettacolo: un mondo in cui si possa creder alle cose belle, una realtà complessa e onnicomprensiva nella cui molteplicità scompaiono differenze e opposizioni. Le canzoni, i recitativi e le danze si succedono gradino dopo gradino e accompagnano lo spettatore in questa scalata al paradiso.
E se la musicalità e le canzoni coinvolgono lo spettatore in una dimensione familiare, vicina e di appartenenza, è certo nell’interpretazione danzata che si trova la chiave di volta dell’intero spettacolo, quell’attimo di slancio verso il coraggio, la gioia, la speranza e l’entusiasmo. Il movimento continuo, estremamente armonico, che si sviluppa in disegni circolari che dalle braccia diradano e si diffondono in tutto il resto del corpo sino a non distinguere più il loro inizio e la loro fine. Quel corpo silenzioso e che pure attraversa il palco del Teatro Due, così sovrastante la platea, conduce lo spettatore a sentirsi, con sorpresa, colmo di semplicità. Le video performances di una danzatrice che seguita a danzare insieme e sullo sfondo di Caterina Genta sono complici e complementari di questo continuum narrativo: le limpide immagini si fanno piacevolmente prepotenti fino ad uscire dal fondale ed espandersi oltre, sulle mura attorno alla platea e a questo punto davvero lo spettatore ne viene travolto.
Una performance certamente risolta che raccoglie dimensioni differenti e contributi ad ampio spettro: da Eros Ramazzotti a Federico García Lorca, passando per la voce di Alessandro Gassman e terminando con “A tutti i folli” di Steve Jobs. Caterina Genta e Marco Schiavoni hanno il merito di adoperare la loro esperienza, trascorsa l’una alla scuola di Pina Bausch come danzatrice solista e coreografa e l’altro dedicata alle composizioni di numerose musiche di scena e videografie, per portare avanti la loro ricerca e sperimentazione artistica verso le contaminazioni artistiche e drammaturgiche.
Impossibile allora rifuggire l’entusiasmo di questo spettacolo onesto, dalle chiare e dichiarate intenzioni, fatto di armonia corporea, voce e pienezza di immagini; impossibile non finire per crederci a questo spirito positivo, a questa gioia, o almeno a questa parentesi di equilibrio e comprensione.
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[…] Con Cover, una scala per scalare il paradiso […]