Andrea CigniMATTEO BRIGHENTI | Dal primo al 10 agosto a Chiusi, in provincia di Siena, l’orizzonte sarà l’incontro. Dal teatro alla danza, passando per l’opera e la musica, fino alle mostre, alle presentazioni, ai laboratori e alle proiezioni. Otto campi dell’arte per riscrivere il Festival Orizzonti. “In piazza del Duomo c’è un pozzo ottagonale – racconta Andrea Cigni – la gente ci passa accanto e spesso non si rende neanche conto che c’è. In realtà è un piccolo monumento nel centro della città. Con Orizzonti vogliamo dimostrare che la cultura è la chiave di volta per la crescita di questi luoghi.”

La stilizzazione del pozzo, che rimanda agli otto ambiti artistici del programma, è il nuovo luogo della manifestazione, l’impronta dell’inedito passo dato da Andrea Cigni. È arrivata alla 12esima edizione, ma è come se fosse la prima, iniziata un anno fa con il bando della Fondazione Orizzonti d’Arte di Chiusi (organo voluto dal Comune, oggi sostenuto principalmente da soci privati di rilevanza territoriale) per trovare un direttore artistico con il preciso intento di inserire il Festival nel panorama italiano delle kermesse teatrali estive. Su una rosa di oltre 40 candidati, da tutta Italia, è risultato vincente il progetto di Cigni. “Facevo segreteria artistica e direzione di produzione a Cremona quando ho ricevuto per e-mail notizia del bando. Dopo dieci anni lì si stava chiudendo un ciclo e allora mi sono detto: provo. È stata una sfida con me stesso.”

40 anni, toscano, laureato al Dams di Bologna, tra i registi più apprezzati nel panorama lirico italiano ed europeo, Cigni è stato scelto principalmente per la “forte motivazione dimostrata”. “La motivazione mi viene dall’affetto per un territorio che conosco (la mia famiglia viene da qua) e poi dalla volontà di far nascere in una città come Chiusi, che ha delle tradizioni culturali molto forti, una manifestazione che si ritagli un suo spazio nel panorama contemporaneo delle arti performative.”

I dieci giorni del Festival Orizzonti 2014 saranno densi come un mese intero: 71 eventi coinvolgeranno in totale 103 artisti di campi differenti per invogliare il pubblico a transitare da un genere all’altro. “Tra mito e favola”, come recita il tema di quest’anno, con riferimento al mito dell’identità di questa terra, alla sua storia e alle sue tradizioni, punto di partenza per uno slancio creativo che tenga insieme arte e spettacolo. Si comincia con la danza di Col Tempo di Virgilio Sieni, in prima nazionale, si prosegue con il teatro e lo studio su Macbeth della Socìetas Raffaello Sanzio, i Sacchi di Sabbia di Piccoli suicidi in ottava rima – volume 1 e volume 2 e di Marmocchio una specie di Pinocchio di marmo, un’altra prima nazionale, poi la Compagnia Simona Bucci, Teatri di Vita, Fortebraccio Teatro; la produzione operistica (insolita per un festival estivo come questo) di Gianni Schiacci di Puccini e Pierrot Lunaire di Schönberg, affidata tramite concorso al regista Roberto Catalano, mentre l’esecuzione sarà dell’Orchestra da Camera del Maggio Musicale Fiorentino. “Sono molto sincero: nessuno conosceva il Festival. Gli artisti che vengono lo fanno per fare un piacere a Chiusi e a me, rientra in un percorso di amicizia e stima che ho costruito con loro in questi anni. Offriamo l’ospitalità (vitto e alloggio), un simbolico rimborso spese, le strutture tecniche e una città intera per sperimentare i loro linguaggi. Se poi un giorno, ad esempio, i cantanti mi chiedessero di fare una regia d’opera gratis, non mi tirerò certo indietro.” Altre novità sono la costituzione del Premio Orizzonti, un riconoscimento ai meriti artistici e intellettuali che verrà assegnato ad Ascanio Celestini, e la nascita di una Compagnia Festival Orizzonti, con l’obiettivo di darle gambe che la portino ad affacciarsi anche in altre manifestazioni.

Il Festival, dunque, si sposa con il borgo e la sua gente: l’immagine sui manifesti è La Sposa di Carta, ovvero il performer Davide Francesca, fiero e struggente, vestito da sposa per le strade di Chiusi, un teatro di produzione a cielo aperto. “Orizzonti è un luogo sano e pulito a livello di intenzioni e di persone che ci lavorano. Chiarezza, trasparenza sono sempre più rare in teatro. È bello vedere che qualcosa può ancora nascere.” C’è tutto il tempo di vederla anche crescere, dal momento che il suo contratto con la Fondazione Orizzonti d’Arte è triennale. “Chiamiamolo “impegno” più che “contratto”. Anch’io, come tutti, lavoro praticamente gratis, ma va bene così, siamo appena partiti, se poi dimostreremo quanto valiamo magari il prossimo anno ci sosterrà il Ministero o la Regione Toscana.” Quindi fare il direttore artistico qui, come dice il titolo del Festival, è più un mito o una favola? “Con queste condizioni è più una favola. Stiamo cercando di realizzare un sogno. Il mito spero di farlo in teatro, mai io no, non lo sono.”

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