01LAURA NOVELLI | In tempi di sfide digitali, di notizie che rimbalzano da un social all’altro, di condivisione sempre più estesa ed eclettica, anche il teatro si rinnova per stare al passo col concitato progresso tecnologico che sta trasformando la nostra società e per valorizzare, proprio attraverso i nuovi media, la sua millenaria natura di evento dal “vivo”. Ed ecco nascere moderne startup che provano a rendere ancora più facile la fruizione dello spettacolo teatrale. Tra le novità nel settore delle App c’è anche Teatro Pocket, un’applicazione per smartphone e tablet dedicata alla scena italiana. L’idea di base, un po’ come capita per Trovacinema o Tripadvisor, è quella di permettere agli utenti di avere sempre con sé un “tamburino” aggiornato con i titoli e la programmazione delle sale italiane, dalle maggiori alle più piccole e sconosciute. La funzione gps garantisce, inoltre, di localizzare i teatri più vicini, ed è contemplata ovviamente anche la possibilità di condividere l’eventuale scelta con i propri contatti di Facebook e Twitter. A parlarcene è Simone Nebbia, caporedattore di Teatro e Critica e tra i “papà” di Teatro Pocket.

Come nasce l’idea di questa App?

www.teatroecritica.net è una redazione piuttosto progettuale che dedica molto tempo a discutere eventuali iniziative. L’idea ci è venuta circa due anni fa, in un momento in cui diventava urgente trovare un sostegno economico alla nostra attività giornalistica, diversificare il lavoro incanalandolo in traiettorie che fossero anche diverse dalla critica. Ci sembrava opportuno cioè mettere a frutto il nostro know how, e il territorio dell’informazione ci parve quello più sguarnito. Parlo naturalmente di informazione pura, democratica: per noi, tutti i teatri pubblicizzati in Teatro Pocket sono uguali e non corriamo alcun rischio di vivere conflitti di interesse”.

Quali sono stati i primi passi che avete fatto per dare concretezza al progetto e avviarlo?

“Per prima cosa abbiamo contattato diverse società importanti, le quali ci hanno chiesto un mare di soldi per poter partire. Ma non ci siamo scoraggiati. Poi abbiamo avuto la fortuna di incontrare Lorenzo Pellegrini della società App to you, che si è dimostrato interessato al progetto e con il quale, mettendo in campo le rispettive competenze, abbiamo potuto realizzare Teatro Pocket. Certamente c’è stato bisogno di un investimento economico iniziale da parte nostra ma anche questo lo avevamo messo in conto. A quel punto ci siamo semplicemente messi al lavoro: abbiamo mappato e contattato tutti gli spazi teatrali italiani, anche quelli più piccoli, costruendo un ricco data base di materiali: fino ad oggi abbiamo inserito 2000 spettacoli, per un totale di 700 spazi, anche se le informazioni complete riguardano al momento solo 200 sale. Ogni teatro ha una password attraverso la quale può aggiornare l’applicazione immettendo notizie relative agli spettacoli via via programmati. Molti lo fanno costantemente e con questi abbiamo stabilito un dialogo via chat molto proficuo; altri ancora non collaborano attivamente, per cui ci pensiamo spesso noi ad inserire comunicati e informazioni”.

Come funziona esattamente questa App?

L’utente ha diverse possibilità di approccio e accesso: per città, per indirizzo, libero, per teatro, per genere. Può poi selezionare gli spettacoli preferiti e condividerli con gli amici di Fb e Twitter. C’è poi la sezione ispirami, dove si trovano frasi tratte da testi teatrali, e infine la finestra news, con articoli e recensioni, per ora solo di Teatro e Critica ma un domani sarà ampliata alle altre testate, relativi allo spettacolo in oggetto. Dunque, cerchiamo e cercheremo anche di connettere la profondità della critica con la velocità dell’informazione”.

Ma questo tipo di applicazione riesce a portare più gente a teatro? E, se sì, come cambia il rapporto tra pubblico e critica?

“E’ ancora presto per dirlo. Credo che Teatro Pocket sia essenzialmente un grande canale di informazione. Ad esempio Il Suggeritore dell’Agis, che come è noto ha chiuso, adesso fa riferimento proprio agli utenti della nostra App. Il nostro modello è Tripadvisor, solo che ancora non è contemplata la possibilità di esprimere un giudizio personale. Anche se ci auguriamo che ciò sia presto possibile .

Quanti utenti avete e dove trovate maggiore riscontro?

“Ad oggi abbiamo dai 1000 ai 2000 contatti, ma puntiamo ai 10.000 entro giugno. Inoltre contiamo 1500 utenti su Fb e 300 su Twitter. Sicuramente sta andando meglio nelle grandi città del centro-nord, però miriamo a dare visibilità a tutti i teatri e, lo ribadisco, anche a quelli più nascosti e dispersi”.

Pensi che questo progetto possa aiutare la crisi in cui versa attualmente il teatro italiano?

“Credo che ogni crisi porti con sé delle opportunità. Noi vogliamo semplicemente dimostrare che il teatro non è una cosa vecchia, un reperto archeologico che con questi nuovi mezzi non ha niente da spartire. Al contrario, certe generazioni, utilizzando una App di questo tipo, possono trovarlo più appetibile e frequentarlo più facilmente. Inoltre applicazioni come la nostra possono essere uno strumento utile anche per gli addetti ai lavori, per gli esperti, per i giornalisti. C’è insomma chi può usarle in base alle proprie conoscenze e competenze e chi, invece, avrà un approccio più casuale. Ad esempio: sono in centro, a Roma, vedo quali spettacoli programmano le sale vicine, contatto qualche amico e vado a teatro”.

Obiettivi futuri?

“Ciò cui miriamo maggiormente è l’opportunità di un ritorno economico. Pensiamo a degli investimenti pubblicitari, anche se sappiamo che è un settore poco affascinante in tal senso. Certamente però il nostro obiettivo ultimo è riuscire a vendere i biglietti on-line attraverso Teatro Pocket. Qui però la faccenda si fa molto complessa. Ed è ancora tutta da studiare”.