FRANCESCA CURTO e VALENTINA SORTE | imageConsiderata la situazione in cui versa il teatro italiano, inserirsi nei circuiti italiani ufficiali è sempre più difficile, soprattutto per le compagnie emergenti. A Tagad’Off va sicuramente il merito di offrire ai giovani teatranti lombardi la possibilità di presentare il proprio lavoro all’interno di una vera rassegna e di confrontarsi con un pubblico di addetti ai lavori e non, interessato alla Nuova Drammaturgia.

La IV edizione di Tagad’Off affida a un frigorifero l’apertura e la chiusura del festival. Il primo è quello che Teatro Ex Drogheria riempie di sogni, aspettative violate e desideri che non trovano posto altrove, per essere realizzati. È il frigo costantemente vuoto della generazione anni ’80 che guarda al passato con nostalgia, lottando contro l’attuale perdita di equilibrio – lavorativo e climatico – ed un futuro incerto. In “21°” Sara Pessina affronta con speranza e ironia il tema della crisi e lo inserisce in un microappartamento “sostenibile” fatto di cassette della frutta, ma sceglie per la sua commedia un finale congelato.

Infatti, che i tempi d’oro in cui la vita era più semplice siano giunti al termine, lo afferma anche Jessica Leonello con il suo “Cingomma”, un monologo sagace sull’evoluzione dei mezzi di trasporto che racconta con la stessa malinconia dei tempi che furono il viaggio sull’ormai soppresso Milano-Palermo. Il ricordo di un treno che puzza, dove i braccioli non sono mai abbastanza e le porte degli scompartimenti rimangono sempre aperte è il pretesto per non dimenticare la difficoltà dell’emigrazione, il desiderio di tornare alle origini, e la sensazione di percorrere un intero “continente” per osservare dal finestrino uno spicchio di mare.

Molte volte infatti, più della destinazione, è il viaggio che conta. Se per la Leonello sono le piccole restituzioni della sua infanzia di siciliana trapiantata al nord a fare da collante al suo viaggio attraverso lo Stivale, per Schedía Teatro sono le lettere di un bambino malato di leucemia a fare da fil rouge in una storia già conosciuta, quella di “Oscar e la dama in rosa”, che Riccardo Colombini riadatta con originalità sostituendo alla dama due semplici postini. “Senza francobollo” è una riflessione metafisica sulla morte – una parola difficile anche solo da pronunciare talvolta – che immediatamente rimanda alla presenza di Dio e al suo ruolo di fronte alle ingiustizie. Al razionale “penso dunque sono” di Cartesio, Colombini oppone così tutte le incertezze che fanno vacillare la fede di fronte al tema della morte che, ispirandosi al romanzo, tenta di superare con il gioco. È un teatro per ragazzi intenso anche per gli adulti, ma che arriva indistintamente ad ogni pubblico per la delicatezza e l’ingenuità con cui sceglie di affrontare temi tanto importanti.

Nella riflessione sulla precarietà della vita e sulla presenza di Dio, sul suo aspetto misterioso e la sua potenza, si colloca anche lo studio che CampoverdeOttolini opera con “DI A DA”, un monologo onirico e di forte impatto visivo, che incarna nelle mani di un personaggio bambinesco di nome Me, la logica di costruzione e decostruzione di un mondo fatto di mattoncini, bambole di pezza, pesci di stoffa ed un cane di legno di nome Spike. Attraverso la metafora della pesca e del cerchio biologico che regola la natura, il personaggio di Me si dispone al di sopra di ogni scelta, distrugge senza consapevolezza, gioca senza rispetto, uccide e non ammette di averlo fatto, fino a negare persino la sua indefinita esistenza.

In maniera concentrica Tagad’Off si conclude infine con il frigorifero di “SocialMente” il primo lavoro dei ragazzi di Frigo Produzioni, che si presenta come uno spaccato sul congelamento delle relazioni dovuto alla presenza dei social e della televisione. Da un tema super masticato, il duo Alberici/Marsicano riesce a indovinare una maniera fresca e dirompente per raccontare la degenerazione e i sogni di gloria di giovani pilotati dai media, lavorando sull’immagine di un frigorifero contenitore di social, su cui è appuntata la “F” di Facebook. In questa commedia nera sull’assenza – di dialogo, di azione, di pensiero – i suoi personaggi infilano la testa nel frigo alla ricerca di relazioni virtuali, fino a dimenticare persino la spontaneità della relazione con il proprio vicino, esasperando la difficoltà di essere se stessi nella più stravagante morte delle relazioni sociali.

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