MARGHERITA SCALISE | Dopo il primo reportage da Venezia (qui l’articolo di Riccardo Motta), PAC continua a seguire gli spettacoli della Biennale 2018, nei giorni dal 30 al 1 agosto. Qui ci occupiamo nello specifico di Kronoteatro e di CROWD di Gisèle Vienne.

Ampio spazio è stato dato nel programma di questa edizione alla compagnia Kronoteatro con il suo Trittico della Resa. Residente ad Albenga (SV), la compagnia nasce nel 2004 da un gruppo di giovani ai quali si aggiunge stabilmente il loro maestro, Maurizio Sguotti, nel 2007. In undici anni di lavoro il gruppo ha prodotto sei spettacoli racchiusi in due cicli: FAMILIA_Una trilogia e il Trittico della Resa qui presentato; cura inoltre da nove anni il Festival Terreni Creativi ad Albenga. La compagnia si avvale della drammaturgia di Fiammetta Carena e della regia di Maurizio Sguotti.

Il Trittico della Resa è costituito da Cannibali (2015), Educazione Sentimentale (2016) e Cicatrici, che ha visto qui a Venezia la sua prima assoluta. I tre spettacoli sono imperniati sul rapporto con il potere in tutte le sue declinazioni; in ciascuno spettacolo i personaggi lottano per il potere, ma sono tutti, in ultima analisi, sconfitti in partenza. ‘Resaʼ perché non può esserci una vera speranza: le dinamiche dell’uomo devono arrendersi continuamente alla vittoria del potere per il potere, che rimane immutabile e non sceglie nessun rappresentante permanente.  In Cannibali lo scontro è generazionale, tra un potere maturo e la forza soverchiatrice della gioventù; in Educazione Sentimentale, oltre a una riflessione generazionale ­– che pure esiste –, lo scontro avviene nel confronto forzato con il femminile. In Cicatrici, infine, viene affrontato il conflitto storico tra i poteri forti (i governi, la Chiesa) e i loro sottoposti. In tutti e tre gli spettacoli la cura formale e l’estetica sono particolarmente raffinate, anche grazie alla collaborazione con gli artisti visivi Fabio Ramiro Rossin (per le animazioni in stile anime di Cannibali) e di Christian Zucconi (per i manichini lignei di Cicatrici).

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Educazione Sentimentale

Educazione Sentimentale vede in scena tre uomini, di tre generazioni diverse, in villeggiatura; la comparsa nelle loro vite di una giovane ragazza (Viola Lo Gioco) porta una inaspettata ventata di novità e genuinità, qualità irresistibile per i tre uomini. Sedotti dal miraggio della soddisfazione dei propri desideri e sogni infranti, gli uomini si lasciano avvicinare dalle attenzioni ingenue della ragazza, per poi fagocitarla in un vortice di violenza ed abuso. Colonna sonora dello spettacolo il reggaeton, le cui parole portatrici di una misoginìa neanche troppo velata anticipano l’epilogo grottesco dello spettacolo.

Cicatrici, ispirato al Thyestes di Seneca, inizia con un canone recitato dai sei attori in scena:

 Questo furore, spandilo per tutta la casa, questo furore. Così, così ne siano travolti e, nell’odio, l’uno dell’altro abbia sete di sangue.

Le parole, pronunciate nel testo senechiano dal personaggio della Furia nel prologo con l’Ombra di Tantalo, preannunciano la scia di sangue e di odio che scorrerà nei temi di tutto lo spettacolo. Il testo propone infatti alternanze tra la trama del Tieste e storie di attualità sui rapporti tra potere e violenza (un episodio di mafia, con riferimenti alla vicenda del piccolo Di Matteo; una storia di jihad e un misterioso fratricidio legato all’invidia per il successo). Oltre a quelli più evidentemente sviluppati, i riferimenti alle strutture del potere sono molti (forse troppi): l’evangelizzazione forzata, la pedofilia, i fascismi, il razzismo.

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Le sculture presenti in Cicatrici

“Eterna fame, eterna sete” sono parole che riecheggiano per tutto lo spettacolo, forse giustificando l’ipercinesi affamata degli attori e dei movimenti di scena. La scenografia si compone di pochi elementi evocativi, in particolare di alcuni manichini in legno, che simboleggiano i figli di Tieste, gli uomini, le mogli e che ricordano le forme delle sculture di Louise Bourgeois. La ricerca di un movimento scenico formale e continuo, senza interruzioni, entra in conflitto con la scelta di una recitazione realistica, non sempre in dialogo perfetto con la coerenza scenica.

In tutta la trilogia il tema del cannibalismo ricorre, come una estrema resa all’impossibilità di esistere senza soverchiare ed eliminare l’altro. Anche se, come lo stesso mito di Tieste insegna nella sua infinita progenie di Atridi, l’altro non può mai essere eliminato definitivamente, e il potere continuerà a posarsi su altre teste.

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CROWD

Gisèle Vienne, nata nel 1976, studia filosofia e arte delle marionette; dal 1999 cura la regia di tutti i suoi spettacoli. Artista polimorfa tra Parigi e Grenoble, la Vienne è regista, coreografa, artista visiva e drammaturga. Alla Biennale di Teatro porta Jerk (2008) e CROWD (2017). Tutta la produzione artistica della Vienne mira a coinvolgere lo spettatore al punto da permettergli il raggiungimento di un’esperienza fisica. In CROWD l’ambiente indagato è quello di un rave: quindici ragazzi si radunano per sperimentare collettivamente emozioni forti al ritmo della musica techno. Per un’ora e mezza si assiste alle loro vicende, dove ognuno ha una storia e delle relazioni ben precise; in diversi momenti dello spettacolo si creano delle micro sezioni narrative in cui si dilatano alcune di queste relazioni. La drammaturgia di Dennis Cooper (autore con cui la Vienne lavora da molto tempo) è più che presente, creando uno spettacolo fortemente narrativo. I danzatori parlano e interagiscono, anche se il pubblico non può sentire ciò che dicono dal momento che la musica sovrasta le loro voci. Le musiche sono un viaggio nella storia della musica elettronica e techno, dalle prime apparizioni del 1984 alle più recenti selezioni di Peter Rehberg. La scenografia è una indefinita waste land, una distesa di terra e spazzatura in cui i performer cadono, si sporcano, si rialzano e continuano a danzare nel loro piacere folle e infinito. È tuttavia la qualità del movimento a permettere allo spettatore di essere coinvolto e assorbito totalmente da ciò che accade sul palco: per la maggior parte del tempo i danzatori si muovono al ralenty oppure sezionando ritmicamente i gesti.

Motore filosofico degli intenti della Vienne è il pensiero di Georges Bataille: laddove in uno stato normale una mente lucida riesce a distinguere i limiti del proprio essere distinto dall’ambiente circostante, in una forte esperienza artistica lo spettatore è condotto ad avere la percezione di una fusione di sé con il mondo. Questo è ciò che accade in CROWD; anche la sensazione temporale è sfasata: proprio come in un rave, lo spettatore perde la percezione del tempo, che diventa infinito e immobile.

Il rapporto con la morte, esplorato dalla regista in diversi lavori precedenti (Jerk, This is  how you will disappear, I apologize – quest’ultimo previsto, tra l’altro, in scena alla Biennale, ma cancellato per infortunio del performer) aleggia anche qui come limite valicabile in qualsiasi momento. Il desiderio di annullamento di sé dei personaggi, l’uso di alcool e la tensione fisica portata agli estremi continuano a richiamare la possibilità di una fine imminente, di una tragedia che spaventa intimamente lo spettatore, attirato e disgustato contemporaneamente da ciò che sta accadendo sul palco. Eppure non si giunge a nessun epilogo tragico (niente a che fare con la grottesca maratona di ballo di Non si uccidono così anche i cavalli?, famoso film del ’69 di Sydney Pollack).

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Anzi, qui si arriva all’esperienza di trascendenza dei propri limiti (siamo tra Bataille e l’Estasi di Santa Teresa del Bernini, dove la pietra fonde insieme la donna e l’ambiente): l’estasi prende forma qui nel fumo che verso la fine dello spettacolo prorompe dai danzatori sfiniti. La bellezza di questa immagine si mescola con il disfacimento circostante e sublima il rave party, portando con sé anche lo spettatore.

EDUCAZIONE SENTIMENTALE

di Fiammetta Carena
regia Maurizio Sguotti
con Tommaso Bianco, Viola Lo Gioco, Lorenzo Romano, Maurizio Sguotti
scene e costumi Francesca Marsella
disegno luci Amerigo Anfossi
responsabile tecnico Alex Nesti
si ringrazia Nicoletta Bernardini
produzione Kronoteatro

visto al Teatro Tese dei Soppalchi il 30/07/2018

CICATRICI

di Fiammetta Carena, lavoro ispirato al Tieste di Seneca
regia Maurizio Sguotti
con Bubacarr Bah, Simone Benelli, Tommaso Bianco, Matteo Di Somma, Maurizio Sguotti, Alhagie Barra Sowe
sculture lignee Christian Zucconi
spazio scenico Kronoteatro
costumi e oggetti di scena Francesca Marsella
luci Amerigo Anfossi
responsabile tecnico Alex Nesti, Andrea Fasciolo
musiche MaNu Dj
produzione Kronoteatro con il sostegno di Armunia Centro di Residenze Artistiche Castiglioncello

Visto al Teatro Tese dei Soppalchi il 31/07/2018

CROWD

Ideazione, coreografia e scene Gisèle Vienne
assistenti di palco Anja Röttgerkamp & Núria Guiu Sagarra
luci Patrick Riou
drammaturgia Gisèle Vienne & Dennis Cooper
selezione musicale di Underground Resistance, KTL, Vapour Space, DJ Rolando, Drexciya, The Martian, Choice, Jeff Mills, Peter Rehberg, Manuel Göttsching, Sun Electric & Global Communication
mixaggio, montaggio, selezione playlist Peter Rehberg
supervisione diffusione sonora Stephen O’Malley
performer Philip Berlin, Marine Chesnais, Kerstin Daley-Baradel, Sylvain Decloitre, Sophie Demeyer, Vincent Dupuy, Massimo Fusco, Rémi Hollant, Oskar Landström, Theo Livesey, Louise Perming, Katia Petrowick, Jonathan Schatz, Núria Guiu Sagarra, Tyra Wigg
costumi Gisèle Vienne in collaborazione con Camille Queval e i performer
responsabile tecnico Richard Pierre
set manager Antoine Hordé
tecnico del suono Adrien Michel
tecnico delle luci Arnaud Lavisse

Visto al Teatro Piccolo Arsenale il 30/07/2018