Disegno di Renzo Francabandera

ANTONIO CRETELLA | Amor vincit omnia è parte di un verso virgiliano dedicato all’amico Cornelio Gallo, poeta elegiaco a lui contemporaneo coinvolto in uno scandalo dai contorni ancora fumosi che coinvolgeva, a quanto pare, una congiunta di Augusto. Pertanto egli fu sottoposto alla damnatio memoriae, cioè la cancellazione perenne delle sue opere e del suo nome, che in pratica conserviamo solo grazie al ricordo di Virgilio e a minutissimi frammenti. Sebbene la frase sembri essere un inno alla forza dell’amore, già in Virgilio questa forza ha un che di negativo, una follia nascosta che destabilizza la mente umana. È proprio Cornelio Gallo che pronuncia la frase, ed essendo un poeta elegiaco, l’amore che ha sperimentato lui è un sentimento violento, un legame di sudditanza alla sua “domina”, cioè donna-padrona, la quale spesso non corrisponde con la stessa intensità all’amore del poeta. Cornelio, nella finzione dell’ecloga di cui è protagonista, vorrebbe abbandonare la poesia elegiaca in favore di quella pastorale, ma non ci riesce proprio per la potenza e la dipendenza dall’amore: la frase completa è infatti “l’amore vince su tutto, arrendiamoci all’amore”, con la consapevolezza che non si può sfuggire alla sudditanza alla passione. Virgilio qui fa anche critica letteraria: l’elegia è il genere poetico meno amato in età imperiale perché non piegabile alla propaganda augustea, e anzi, cantando di amori irregolari, di rovesciamenti di ruoli tra uomo e donna, di mollezze, era praticamente un attentato al mos maiorum. Della doppiezza della locuzione virgiliana, in apparenza positiva, ma in realtà dalle valenze negative se contestualizzata, si accorse anche secoli dopo il padre della letteratura inglese, Geoffrey Chaucer, che nelle Canterbury Tales pone la scritta “Amor vincit omnia” su un pendaglio dorato indossato dalla Priora, uno dei personaggi più noti dell’opera. Costei, pur essendo una suora, mostra nei suoi modi una lascivia che fa intendere la sua scarsa devozione e la propensione per i piaceri della carne: Chaucer non dice nulla di esplicito, ma l’Amor a cui fa riferimento utilizzando la citazione virgiliana non è l’amore divino, come il ruolo della Priora farebbe pensare, ma la passione terrena per il sesso consumato di nascosto nella sua cella.
È dunque molto appropriato il fatto che Salvini citi questa frase nel suo discorso al Senato: una citazione storicamente ambigua carica di incontrollabili e insane volizioni, quali quelle che in un anno e mezzo ha solleticato nel popolo italiano, e che suona nella sua bocca come la dichiarazione di un unico grande amore: quello per se stesso e nessun altro.

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