RENZO FRANCABANDERA | È davvero affascinate, per certi versi incredibile, la storia di Inteatro, il festival che abita dal 1977 il comune di Polverigi fra giugno e luglio. Dopo molti anni di vita e militanza alla frontiera del nuovo teatro e della performatività contemporanea, Velia Papa, la direttrice uscente di Marche Teatro, ha voluto suggellare questo percorso in un docu-film intitolato L’isola del teatro.
La pregevole testimonianza filmica è stata presentata al pubblico Venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 giugno presso la Sala Sommier di Villa Nappi a Polverigi, nelle giornate del festival 2024. Non è un filmato autocelebrativo in alcun modo, anzi, rifugge qualsiasi dinamica autobiografica. Si tratta invece di un bellissimo viaggio che ripercorre oltre 40 anni, narrato attraverso interviste, filmati d’archivio (diversi dei quali anche estrapolati con un impegnativo lavoro di ricerca dalle Teche Rai della sede regionale delle Marche), con tantissime immagini e backstage dei protagonisti, non solo del Festival, ma della storia del Teatro e della Danza contemporanei, alcuni dei quali hanno voluto rilasciare specifiche testimonianze per questo documentario. Per certi versi, a voler vedere a fondo, si legge anche l’evoluzione del dialogo fra media, quello fra teatro e televisione, e la sofferenza che è stata inflitta ai territori con la chiusura di molte redazioni locali delle testate regionali, che hanno provocato anche buchi narrativi in questo viaggio a ritroso nel tempo.

Il documento ha dunque una valenza a suo modo storica, abbracciando un un arco temporale che va dalla fine degli anni ’70 ad oggi. Racconta il luogo, il borgo, il sogno, la capacità di quella amministrazione illuminata di allora di accogliere una sfida per tanti aspetti eroica e anche gli operatori che resero possibile nel 1977 la nascita del Festival Internazionale di Polverigi, frutto dell’idea di Roberto Cimetta e Velia Papa di creare una sede d’incontro di gruppi teatrali indipendenti, nel tempo divenuto un punto di riferimento per pubblico ed artisti.

Erano gli anni dei festival dei piccoli borghi capaci di proporsi a livello mondiale: Santarcangelo, Polverigi. Si creò un circuito di artisti, di pubblico, di operatori e critici capace di trasformare Polverigi nel centro del movimento della cultura performativa. Un grande sogno collettivo in un’epoca in cui il teatro e le arti sceniche erano il medium del cambiamento, delle nuove possibilità della società transnazionale che voleva cambiare le regole di vita a livello globale, vedersi raccontata e raccontarsi in scena. In questi spazi hanno avuto le prime occasioni, i primi debutti, alcuni grandi nomi che hanno fatto la storia del Teatro e della Danza – come ad esempio Romeo Castellucci, Jan Fabre, Wim Vandekeybus, Mario Martone. Qui sono stati ospitati allestimenti memorabili, alcuni dei quali anche sulla costa. I primi spettacoli a tematica ambientale, che assumevano una dimensione site specific, spettacoli che hanno segnato un’epoca con grandi personalità che, magari anche solo per un’edizione, sono passate dal Festival Inteatro di Polverigi.

Ma questo sogno è stato non solo un sogno di politici illuminati; è stato anche una storia costruita dalla comunità locale, dal pubblico e da tutti gli artisti ed operatori che, negli anni, sono stati ospitati in questo piccolo centro. Fa impressione leggere alcuni nomi passati di qui in questi decenni. Dall’inizio dell’attività sono state ospitate più di 700 compagnie, attive nella ricerca e nell’innovazione artistica, per un totale di più di 8.000 artisti provenienti da tutti i Paesi del mondo, tra cui Teatro Campesino de Luis Valdez (USA) 1978, 1980, Farid Chopel (Francia) 1979, 1980, 1987; Squat Theatre (USA) 1981, 1985; Jan Fabre (Belgio) 1983, 1984; Festina Lente & Francesca Lattuada (Francia, Italia) 1997, 1999; Tuxedomoon (USA) 1997; Leo Bassi (Spagna) 2004, 2006; Wim Vandekeybus (Belgio); Benjamin Verdonck (Belgio); Ron Athey (USA); Mauricio Celedon (Cile); Mike Figgis (Inghilterra); William Kentridge (South Africa); Eduard Lock (Canada); Caden Manson (USA); Joseph Nadj (Francia/Ungheria); Alain Platel (Francia); Test Dept/Brith Gof (UK). Tra gli italiani figurano nomi di artisti esibitisi al Festival quando ancora erano agli esordi e talvolta poi tornati a distanza di anni: ricordiamo, oltre a Martone già citato, anche Giovanna Marini nel 1983 e da poco scomparsa. Abbiamo avuto uno scambio di punti di vista con Velia Papa, che ne ha curato produzione, soggetto e sceneggiatura, oltre che la regia insieme allo sguardo attento e intelligente di Eleonora Diana, filmmaker, scenografa e artista.

Velia, come è nata l’idea di questo viaggio nel tempo e nell’arte? Che effetto ti ha fatto curarlo?

È un viaggio nel tempo ma non in senso cronologico. Infatti ho scelto di non seguire un’evoluzione temporale lineare. È piuttosto un flusso di memoria che procede per associazioni di idee, argomenti, tendenze artistiche evitando di sistematizzare ed ingabbiare scelte artistiche frutto piuttosto di affinità. Ci sono dentro tante esperienze e ricordi personali, certo, ma anche e soprattutto la vicenda di un territorio, di un paese, a suo modo trasformato per un certo tempo da un grande sogno visionario.

Guardando questo docufilm ho pensato che davvero hai vissuto una vita straordinaria, tutta dedicata all’arte. Ha avuto anche un suo prezzo?

Dal punto di vista personale è stato catartico, quasi una riconciliazione con i sentimenti contrastanti che ho riversato su un festival esaltante ma faticoso, come del resto, in Italia, sono tutte le iniziative artistiche fuori dai circuiti convenzionali.

A questo proposito viene da considerare che nel documentario non ci sono solo ricordi. A guardare bene in controluce pare esserci anche un messaggio per il teatro oggi, una sorta di testimone per le generazioni che verranno. Cosa ha voluto davvero fare ed essere Inteatro in tutto questo tempo?

Il docufilm traccia anche i percorsi evolutivi di un progetto che ha cercato continuamente di promuovere artisti meno conosciuti creando occasioni di formazione, di promozione e soprattutto di produzione.

 

L’ISOLA DEL TEATRO
docufilm

produzione, soggetto e sceneggiatura Velia Papa
regia Eleonora Diana, Velia Papa
fotografia Alessandro Cecchi
montaggio Eleonora Diana
sound designer e postproduzione audio Guglielmo Diana
operatore di camera Alessandro Cecchi
fonico di presa diretta Claudio Pauri
sottotitoli Lara Virgulti
organizzazione Alessia Ercoli
capo ufficio stampa e coordinamento area comunicazione Beatrice Giongo

un ringraziamento speciale a Comune di Polverigi, Mediateca di Polverigi, Rai Direzione Teche, Direzione Sede Rai Marche

si ringraziano in particolare Anna Betti, Daniele Carnevali, Mario Corinaldesi, Maurizio Esposto, Patrizia Fabbretti, Giovanni Iannelli, Cristiano Lassandari, Roberto Nisi, Massimo Paesani, Silvano Turbanti, Giorgio Valeri, Massimo Vitangeli

ricerca materiali di repertorio Eleonora Diana, Alessia Ercoli, Beatrice Giongo, Velia Papa, Lara Virgulti

operatori video di repertorio Alessandro Bracalente, Alessandro Cecchi, Sergio Canneto, Alessio Pacci, Massimo Scoponi, Gianmario Settimi, Lara Virgulti
riversaggio video Antonio Violet
postproduzione video e color correction Eleonora Diana
comunicazione Fabio Leone, Lara Virgulti

direzione organizzativa Marta Morico
assistenti di produzione Emanuele Belfiore, Paolo Brega, Alessandro Gaggiotti, Serena Martarelli, Benedetta Morico
direzione tecnica Roberto Bivona
tecnici Leonardo Buschi, Michele Carelli, Mauro Marasà, Franco Mastropasqua, Jacopo Pace
logistica e accoglienza Raela Cipi, Marco Mazzeri
mezzi Tecnici Marche Teatro
alloggi Foresteria Teatro delle Muse Ancona, Foresteria di Villa Nappi Polverigi, Grand Hotel Palace Ancona
direzione amministrativa Monia Miecchi
amministrazione Katya Badaloni, Alessandra Barigelli, Laura Fabbietti, Camilla Morani

ufficio personale Claudia Meloncelli, Valeria Taborro
consulente del lavoro Claudia Cantori
consulenza amministrativa fiscale e tributaria Enrico Severini
assicurazione Assicurazioni Generali

Venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 giugno | Sala Sommier, ore 17.30