LEONARDO DELFANTI | Opera Prima, festival organizzato dallo storico Teatro del Lemming, compie trent’anni, venti di questi passati a presentare e mappare l’evoluzione del teatro nella città di Rovigo. Una festa nella terra tra i due fiumi che diede i natali a Giacomo Matteotti e che oggi più che mai rinnova l’impegno per la creazione di una comunità inclusiva e attenta ad accogliere criticamente la diversità in tutte le sue forme estetiche e politiche.

Dal giovedì alla domenica siamo dunque stati spettatori privilegiati di una manifestazione non solamente culturale ma soprattutto umana. Dove il vecchio si riallaccia al nuovo e la moltitudine delle voci non viene forzatamente incasellata in rigide etichette accademiche, quanto piuttosto osservata, discussa e infine vissuta.

Perno dell’operazione è il Prefestival, un incontro tra pubblico e operatori coordinato dal direttore artistico Massimo Munaro nella suggestiva cornice dei Giardini due Torri, cuore pulsante della società rodigina. Vetrina per quanti andranno in scena in giornata, spazio di discussione partecipativa per il pubblico e infine di riflessione per coloro che in scena sono già andati il giorno prima, il Prefestival inaugura le giornate dense di appuntamenti diffusi in tutta la città.

La nostra avventura, la cui prima parte potete leggere nell’articolo scritto di Renzo Francabandera, inizia nella cornice di Piazza Vittorio Emanuele II, un lastricato coronato da bar e punto di passaggio obbligatorio per tutti coloro che si muovono nella città.
Qui, il coreografo svizzero-americano Joshua Monten ha presentato Linearity, una riflessione sull’impossibilità di “rigar dritto”. Due performer sono chiamati a rispondere alla domanda “quante curve siete in grado di gestire?” attraverso un raffinato mix di clownerie e arte circense. Vestiti in divise da cantiere e armati di nastro adesivo giallo o rosso, un uomo e una donna costruiscono la struttura architettonica dello spazio d’azione: un quadrato suddiviso in sezioni su cui eseguono passi e gesti grotteschi in una sfida all’ultimo pezzo di scotch. Ben presto anche il pubblico viene coinvolto, chiamato a sostenere una seconda griglia sospesa a mezz’aria che obbliga i danzatori ad aggiungere, per lo stupore generale, la loro maestria acrobatica alle mosse di vogue che prima costituivano la partitura.

Dal contesto dell’arte di strada al concerto pubblico, il Collettivo Rosario, offre 30 minuti di puro benessere in un ambiente acustico, come quello di Piazza Garibaldi, dove erano già stati ospiti in precedenti edizioni del Festival, apparentemente poco favorevole per i dieci performer ritmici provenienti da tutta Italia. Maestri nell’arte del canto, i versatili artisti del collettivo hanno incantato il pubblico con un repertorio musicale che spazia dal Brasile fino al Sud dell’Italia, meritando la richiesta di un bis a gran voce. Lo spettacolo Fio Azul è un esempio straordinario di come uniti dal desiderio di crescere e migliorare, si possa portare in scena un lavoro di alta qualità nonostante le difficoltà legate alla distanza geografica.

La giornata di sabato 29 giugno si conclude con Attorno a Troia_Troiane del Teatro del Lemming, un evento andato presto sold out che fa parte del ciclo Attorno a Troia. La cifra stilistica di Massimo Munaro, nota per la compenetrazione di ricerca drammaturgica e sensoriale, indaga qui il tema dell’esilio e della distruzione della civiltà troiana prima di molte, se non tutte, le civiltà a venire.

Nove performer, a conclusione del percorso annuale I cinque sensi dell’attore, incontrano altrettanti spettatori privati dei loro beni (gioielli, borse, scarpe e pendagli) in un’anticamera opportunamente allestita nel foyer del Teatro Studio di Rovigo. Così lo spettatore affronta un incontro al buio, reso possibile solo dopo aver attraversato mano nella mano la platea, sotto la guida dello stesso regista che recita per loro pochi ma cruciali versi durante lo svolgersi della scena, illuminata da faretti posti sopra a ognuno.

Nella mente di chi crede di essere solo un osservatore passivo, inizia una serie di momenti quotidiani guidati da giovani attori e attrici, non meno esperti se si considera la loro età. Un percorso di flashback e premonizioni, reso possibile dall’uso sapiente dell’illuminotecnica e culminante in una travolgente esperienza prossemica. Per coloro che avranno il coraggio di lasciarsi andare, amore, dolore, perdita, nostalgia, paura e desiderio si succederanno senza soluzione di continuità; mito e realtà si giustapporranno fino a che solo l’urlo liberatore delle fiamme e l’invocazione della Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo riusciranno a riportarli alla loro pacifica realtà, lontana dalle atrocità perenni appena intuite.

Al termine di questa odissea nell’intimo della barbarie umana, mano nella mano, gli spettatori vengono riconsegnati ai loro beni e poi reimmersi nel mondo, confusi e con una lettera a cui, se lo desiderano, potranno rispondere.

Le molte riflessioni nate dalle esperienze vissute si consumano all’interno della comunità cittadina in occasione del Dopofestival, sempre all’ombra dei Giardini due Torri e fortunatamente suggellate dal semplice gusto dei rodigini vicini al Festival che accolgono a braccia aperte coloro che sono venuti a trovarli per celebrare il rito del teatro.

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Credits: Rovigoinfocitta.it

La giornata successiva si apre con un laboratorio della pluripremiata compagnia Anagoor, realtà veneta vincitrice del Leone d’Argento per il Teatro alla Biennale di Venezia nel 2018 e che presenterà poi nel pomeriggio Todos Los Males, un film fondato sul doloroso spettacolo della Conquista spagnola del 1500.

Un caldo sole estivo riscalda il selciato di Piazza Vittorio Emanuele II. Nel cuore pulsante della vita cittadina si incontrano per la prima volta Giselda Ranieri e Zoe Pia, coreografa romana e polistrumentista rodigina, dando vita a un’improvvisazione basata sulla loro naturale empatia artistica e umana. La prima misura la piazza alternando movimenti fluidi a pause d’ascolto capaci di bilanciare l’attrazione che il pubblico nutre per l’eleganza del gesto scenico, al desiderio di abbracciare con lo sguardo la bellezza che pian piano si va formando in una delle cornici storico-architettoniche più belle del Polesine; l’altra alterna sapientemente le melodie del clarinetto a quelle dei campanacci, base armonica che sostanzializza l’esperienza del meriggio estivo.

Poco dopo ci incontriamo nuovamente, ora in Piazza Annonaria, per ascoltare Urlo e Falistre. La coppia Marco e Massimo Munaro ha deciso infatti di narrarci la sua infanzia sotto forma di poesia. Due fratelli, l’uno poeta e l’altro drammaturgo, ripercorrono dunque i sentieri che dal fiume dove hanno imparato a nuotare li conduce alle corse per le distese del Polesine. “Emozioni che perdurano ancora in me”, rivela Marco, che nel loro cristallizzarsi in forma poetica di endecasillabi e settenari fanno del fiume Po inizio, svolgimento e immancabile fine di una dualità rappresentata in scena dalla presenza dei due attori agli estremi opposti della scena, a incorniciare col loro vestito nero la vetrina/sfondo della storica casa editrice di poesie Il Ponte del Sale.

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Credits: Rovigoinfocitta.it

Chiude e sancisce il messaggio universale del festival Aeham Ahmad, noto come Il pianista di Yarmouk, il giovane siriano di origini palestinesi che nel 2013 decise di suonare tra le macerie dei territori occupati dall’ISIS a rischio della sua stessa vita. Insignito di diversi premi internazionali e concertista acclamato in tutta Europa, Aeham ha portato in scena il suo ultimo lavoro in collaborazione con il sassofonista Steve Schofield.

Che lo si guardi come un messaggio di speranza per gli idealisti o come una prova di integrazione per i più pragmatici, questo concerto dimostra ancora una volta la missione civile e solidale di Opera Prima, che da ormai venti edizioni scandisce il ritmo delle estati venete con il lento passo di chi l’uomo lo osserva senza sconti di pena.


OPERA PRIMA FESTIVAL 

Rovigo, dal 26 al 30 giugno

coreografia Joshua Monten
con Alina Lugovskaya, Yiorgos Pelagias
drammaturgia Florence Ruckstuhl
costumi Sandra Klimek
sound design Matthias Schoch
produzione Verein Tough Love
coproduzione Centre de Création Helvétique des Arts de la Rue (CCHAR) Das Tanzfest Bern

FIO AZUL

con Sara Capanna, Francesca Cristofaro, Simone Magnoni, Linda Palazzolo, Gennaro Pantaleo, Luna Pauselli, Valentina Romizi, Andrea Sampalmieri, Silvia Sasso, Sara Tinti
direzione artistica Charles Raszl

ATTORNO A TROIA_TROIANE

con Diana Ferrantini, Veronica Di Bussolo, Giovanni Cataldi, Marina Aspidistria, Maddalena Dal Maso, Francesca Marzotto, Marta Plescia, Simone Spes, Carlotta Zampieri
drammaturgia, musica e regia Massimo Munaro
produzione Teatro del Lemming 2024

TODOS LOS MALES
tutto il male possibile

una produzione ANAGOOR | KUBLAI FILM
un film di Simone Derai – da un progetto artistico ANAGOOR 
tratto dallallestimento de LES INCAS DU PEROU/ LES INDES GALANTES musica di Jean Philippe Rameau – libretto di Louis Fuzelier
direzione della fotografia Giulio Favotto –  montaggio Simone Derai, Elia Risato – scene e costumi Simone Derai
interpreti principali Juana Myriam Chero Tarazona, Maria Elena Soto Chero, Marco Ciccullo, Cristian Alexis Alarcon Jara,  Ekaterina Protsenko, Nicholas Scott, Matteo Dolcini

VETRO

concept, danza e voce: Giselda Ranieri
Live music a cura di  Zoe Pia
Produzione ALDES; in collaborazione con Attraversamenti Multipli

L’URLO E ALTRE FALISTRE  
rito a due voci

con Marco Munaro e Massimo Munaro
poesie Marco Munaro
musica e regia Massimo Munaro

IL PIANISTA DI YARMOUK

piano e voce Aeham Ahmad
sassofono Steve Schofield