Tra i doveri più sgraditi imposti dal desiderio di salvaguardare la coscienza dalle minacce della cattiva informazione, vi è quello di sottostare alla visione urticante dei baluardi e degli alfieri del ciarpame propagandistico, davanti ai quali deve sorreggerci un intento, per così dire, diagnostico, non dissimile da quello del medico che voglia curare con successo un morbo feroce ed intrusivo. Talvolta dunque mi impongo, non senza riluttanza, una sorta di parziale “cura Ludovico” nella quale costringo i miei bulbi e i miei timpani a raccogliere un eterogeneo collage di scemenze su argomenti di varia natura, accomunati dal crisma dell’attualità.
Tre, in buona sostanza, sono le tipologie di affermazioni che attraversano gli attoniti altoparlanti del mio modesto sedici pollici: in primo luogo quelli che Kant chiamava «giudizi analitici a priori», ovvero le banalità, le tautologie, i luoghi comuni assurti al rango di postulati, per quanto assolutamente pleonastici. Tra i preziosi apoftegmi di questa categoria si annoverano gioielli dell’umano intelletto come «un transessuale è un essere umano» o «non tutti gli extracomunitari sono neri», solitamente vibrati dal vocino svampito di qualche infervorata valletta, avida di riconoscimento catodico e prodiga di cosciume. In secondo luogo vi sono le solenni stupidaggini, quelle affermazioni apodittiche che, vere o false, non hanno alcun riscontro nel reale, ma che attingono alla fonte eterna delle credenze mitologico-confessionali, o da consimili vulgate di varia provenienza.
Ne sono esempi: «la famiglia è formata da un padre, una madre e dei figli», in aperto conflitto coi vigenti saperi delle scienze antropologiche; ma anche «il mercato è un sistema che si regola da sé», in aperto conflitto con l’esperienza sensibile. Detti enunciati, assieme ai giudizi analitici a priori, rappresentano il culmine dell’espressione per le citate starlette, che segnalano l’avvento di una perla di saggezza mediante l’affissione di un paio di occhialini sul tracciato nasale appositamente disegnato dal chirurgo, per annunciare l’entrata in modalità intellettuale. Quest’ultimo tipo di argomento è altresì campo d’azione elettivo per i sicari delle ideologie; i quali, prima di pronunciare in modo più o meno violento un «ipse dixit», si premuniscono con gesuitiche professioni di rispetto universale, di ossequio certificato per l’opinione altrui, riuscendo così nel difficilissimo esercizio di smentire ciò che dicono mentre lo dicono. La terza tipologia, infine, è rappresentata dalle affermazioni dotate di struttura logica e rispettose dei criteri di deduzione validi sin dall’epoca di Aristotele, e perfino aderenti ai fatti di cui si discute.
Cosa dite? Non ne avete mai sentita una? Di certo è un problema di ricezione, giacché posso assicurarvi che la televisione italiana ne trasmette costantemente, ad ogni ora e su ogni sezione dello scibile umano; solo che sono in formato ultrasonico, udibile solo ai cani.
Ogni lunedì, Andy Violet curerà la rubrica settimanale di tv e società Neon realismo