ELENA SCOLARI | Un elegante gineceo su tela, visi diafani e abiti splendidi per dame pensose tra balli e concerti.

Il primo pensiero è una certa invidia per le numerose dame che vediamo nei quadri di Giovanni Boldini: sempre eleganti, in abiti scinitillanti e impegnate tra balli, ricevimenti, concerti, scampagnate in campagna, letture all’ombra dei parchi di Parigi. Non male, no?

Conosciamo queste signore guardando le oltre cento opere esposte alla mostra Boldini e la Belle Époque, in corso presso Villa Olmo, a Como. Le cosiddette “Grandi Mostre”, che talvolta lo sono solo per dimensioni e sponsor ma raggruppano opere in realtà minori pubblicizzate con un dispiego di mezzi che frastorna. In questo caso l’esposizione è una ricchissima galleria di ritratti, effettivamente la specialità in cui Boldini è stato più produttivo, ma mancano completamente le tante vedute di piazze e strade francesi, che pure furono per l’artista soggetti importanti e che ne rivelarono l’originalità del punto di vista.

In mezzo alle decine di contesse, mademoiselles, dame e principesse, troviamo soltanto “Omnibus in Place Pigalle”, emblematico esempio di come la pittura del ferrarese abbia la qualità della “presa diretta”: il pittore vedeva questa immagine dall’alto della finestra del suo appartamento, ma la dipinge come se si trovasse in strada, con un effetto di realismo vivo che fa quasi sentire lo scalpitare dei cavalli.

Nell’allestimento raccolto e un po’ angusto della mostra si sentono comunque forti e chiare la leggerezza e la vitalità sociale della Belle Époque, periodo luminoso e di scoppiettante fervore artistico: moda, musica, teatro e lusso si respirano nella brillantezza dei tessuti, nella ricchezza dei saloni, nell’allegria dei bistrots e dei Cafés chantants.

Le donne dei quadri di Boldini hanno però un velo di consapevole malinconia nei loro tratti. L’artista dona loro viso allungato, colorito nobilmente pallido e questi segni contribuiscono ad un’espressione intensamente emotiva, ci sembra di capire il loro stato d’animo nel tempo in cui sono state ritratte. I loro occhi hanno una carica seduttiva sinuosa e irresistibile.

Ma in cosa sono davvero uniche queste donne? Nello stile, mai visto prima, che unisce precisione fotografica dei dettagli a modernissimi tratti solo accennati: in “Femme aux gants” e in “Giovani donne sedute” le mani delle signore sono fuse con la stoffa dei loro abiti, le dita affusolate non si distinguono dalla materia su cui poggiano. Veloci e nervosi colpi di pennello incorniciano le sagome dando un grande senso del movimento.

Il più stupefacente esempio di questo slancio dinamico è senz’altro “Bimbo col cerchio”, nel quale le due figure del piccolo e della bambina più grande sono intrecciate in piani non distinguibili, due curve di corpi divergenti che si spingono fin fuori la tela.

Boldini lascia Ferrara nel 1864 per Firenze, (dove frequenta i futuri macchiaioli), poi Londra e infine Parigi, qui viene accolto nell’alta società grazie a numerose liasons con nobildonne che lo introducono nel miglior mondo borghese. La familiarietà con l’aristocrazia, specialmente femminile, rende  il pittore sempre più capace di cogliere il carattere intimo dei soggetti dipinti.

Nella mostra vediamo anche opere di altri artisti italiani, vicini a Boldini per interessi ed eleganza d’esecuzione: Zandomeneghi, De Nittis, Corcos. Una bella selezione di quadri che rende però più evidente la mano irripetibile del pittore di Ferrara.

Usciamo nel bel Parco di Villa Olmo, sul lago, e cerchiamo un Bistrot per bere un Pastis. Alla salute della Belle Époque.