RENZO FRANCABANDERA | Dai Manhattan Trasfer a Burt Bacharach sul palco con Mario Biondi, in due giorni, fra il 5 e 6 luglio, a Milano sarà di scena la grande tradizione del pop jazz americano. Lo storico gruppo di voci che ha interpretato tutti i grandi classici del jazz sarà il 5 al Teatro degli Arcimboldi, mentre il pianista americano incontra il 6 all’Arena Civica la sensuale voce del crooner siciliano nell’ambito del Milano Jazzin’ Festival
Bird named it, Bird made it
Bird heard it, Then played it
Well stated
Birdland
Birdland, il paese degli uccelli. O anche il regno di Charlie Parker, la leggenda del sax jazz, chiamato Bird dai suoi fan.
Birdland si chiamò presto un jazz club a New York, in origine sulla cinquantaduesima strada ora a 315 W. 44th St. A quel posto dedicò un celeberrimo brano Joe Zawinul nel 1977 (l’album era Heavy Weather), che due anni dopo, con parole di Jon Hendricks diventò uno dei più grandi successi dei Manhattan Transfer (nell’album Extensions, 1979). Infatti la seconda strova di Birdland non lascia spazio ad equivoci: It happened down in Birdland / In the middle of that hub / I remember one jazz club / Where we went to pat feet / Down on 52nd Street.
Loro in realtà avevano iniziato quasi un decennio prima, con l’uscita di quell’album, Jukin’, e quel nome ispirato al romanzo di Dos Passos mai abbastanza rivalutato per quella che sarebbe diventata una tecnica tutta drammaturgico/cinematografica, con l’invenzione della frammentazione delle storie, l’intrecciarsi dei destini sullo sfondo urbano, la descrizione di una mondo e di una cultura attraverso piccole tessere di mosaico che compongono la Storia, quella grande, universale. John Dos Passos, non aveva neanche trent’anni.
Più attempati ma sempre vivi, incisivi, di luci bianche e blu i quattro interpreti dei classici standard americani che di quel nome hanno ripreso la caratteristica, con la voglia di racconto della Babele New York, quel concentrato di vite e di avidità, di amori e miserie, di sogni e lavoro.
Il loro caleidoscopio vocale racconta alla perfezione quell’universo di storie, di personaggi, di mondi che hanno popolato il nuovo mondo, un secolo di vita americana , dalla fondazione e i campi di cotone fino all’età del jazz.
In questi quarant’anni, il quartetto vocale ha continuato a proporre una musica che tra jazz e pop d’autore racconta le voci, la voce. La musica ma l’importanza della parola, le corde vocali come strumento che sa perfettamente incastrarsi nel cuore della struttura sonora dei pezzi che interpretano, con quel Vocalese che diventò anche titolo di un loro album del 1985 che ottenne 12 nominations ai Grammy, un record superato solo da Thriller di Michael Jackson. E di Grammy Awards e di riconoscimenti di ogni natura ne hanno avuti in ogni tempo e in gran numero.
Il gruppo manca da Milano da quasi tre anni e martedì 5 al Teatro degli Arcimboldi eseguiranno i loro brani più recenti e un’ampia selezione dei loro maggiori successi.
Non di minor fama il grande duetto che si esibirà la sera dopo, il 6 luglio, all’Arena Civica, composto da Burt Bacharach & Mario Biondi. Il duetto del famoso pianista-compositore statunitense e il soul man siciliano ha in programma un Tour Estivo 2011 che li porterà a calcare i più importanti palchi italiani (data successiva quella al Summer Festival di Lucca), con un spettacolo che vedrà nella prima parte Biondi interpretare i suoi successi nella modalità a tutti nota, mentre nella seconda viene accompagnato da Bacharach che ha anche scritto per lui la romantica Something that was beautiful, ballata inserita nell’album If. Di Bacharach che dire? Ottanta e passa anni e una voglia di raccontare la sua vita e la nostra in musica che non conosce sosta. Ha iniziato suonando in diverse jazz band per diventare poi compositore di canzoni: la prima hit è del 1957, “The story of my life”, fino al conosciutissimo “Magic Moments” e al sodalizio perfetto, quello con Dionne Warwick, per la quale firma i suoi brani più noti negli anni ’60 (“Anyone who had a heart”, “Walk on by”, “I Say a little prayer”). Bacharach è uno che si innamora delle voci.
Che il suo occhio lungo sia caduto su quella di Mario Biondi non può stupire. Il cantante siciliano è sicuramente una delle voci più incredibili apparse sulla scena internazionale in questi anni. I musicisti con cui si accompagna dei talenti cristallini, come Fabrizio Bosso alla tromba. Oltre non serve dire…