ELENA SCOLARI| Al Palazzo Ducale di Venezia è stata inaugurata da pochi giorni un’importante mostra che racconta per la prima volta i rapporti tra la Serenissima e l’Egitto con oltre 300 opere. Aperta fino al 22 gennaio 2012. Catalogo Skira.
Venezia è l’unica città europea che fin dall’anno Mille ha anche un nome arabo distinto da quello italiano: “al-bunduqiyya”. Una traccia italiana di questo nome è in “Sirat al-bunduqiyya” di Hugo Pratt, traduzione di “La favola di Venezia”.
Ricordiamo l’artista veneziano che ha ambientato in laguna più d’una tra le avventure di Corto Maltese, perché entrare in questa mostra significa davvero attraversare una porta immaginaria, proprio come quelle nascoste tra calli e campielli che introducono il marinaio in mondi fantastici: la porta dell’oriente, la porta dell’oro, del mare…
La nostra è la porta dell’Africa, e ci conduce in Egitto. Il visitatore la attraversa dopo aver potuto sbirciare il cortile di Palazzo Ducale, alla fine dello scalone che porta al primo piano si raggiunge la Sala dello Scrutinio, qui due grandi pannelli ci consentono di scegliere quale direzione prendere: da una parte il percorso più coerente che parte proprio da Venezia e dall’altra un colpo da macchina del tempo dello spazio ci catapulta direttamente tra le sabbie egiziane.
L’allestimento è molto ordinato e consente di seguire senza intoppi il senso dell’esposizione, questo metodo non è particolarmente creativo ma è apprezzabile per funzionalità e semplicità (meglio una linearità pulita che un ardire confuso).
Si passa attraverso nove sezioni tematiche: viaggi, scoperte, archeologia, , i commerci, l’Egitto immaginato ecc. Questi temi ci guidano in due millenni di rapporti tra la Repubblica della Serenissima e l’Egitto, dal trasporto della salma di San Marco da Alessandria nell’828, alle avventure ottocentesche di esploratori come Giambattista Belzoni, uno dei padri dell’archeologia italiana, e Giovanni Miani; dalle peripezie di mercanti e diplomatici all’inseguimento di merci, tesori e terre, alle curiosità di umanisti e scienziati alle prese con i misteri dei geroglifici, delle piramidi e dell’antica scienza dei faraoni.
Ogni sezione è corredata da un video, breve, che illustra il nocciolo del tema, mentre esposti vediamo quadri dei più grandi maestri: Giorgione, Tiziano, Tintoretto, Tiepolo, Amigoni, Strozzi, fino ad una particolare raccolta di disegni di Piranesi che ha “immaginato” il paese esotico cui la mostra è dedicata.
La giusta attenzione va anche dedicata allo stupefacente spazio che fa da cornice a “Venezia e l’Egitto”, la sala dello Scrutinio di Palazzo Ducale è un luogo spettacolare di per sé: una parete laterale è quasi interamente è occupata dal gigantesco dipinto “La battaglia di Lepanto”, tanto vivace da frastornare, e il fondo ospita invece uno spaventoso “Giudizio universale”, entrambi di Palma il giovane.
Se in questa visita accetteremo di diventare esploratori potremo illuderci di imbarcarci su una splendida galea in legno e seguire il corpo di San Marco, ci aggireremo con torce nel buio dei templi abitati da statue altissime e maestose, potremo bere dalla caraffa di Artaserse, re persiano d’Egitto, incontreremo qualche mummia riccamente addobbata, sentiremo monete che ancora tintinnano dopo due millenni, impareremo forse a decifrare un piccolo geroglifico e sicuramente saremo affascinati dal codice di gesti manuali che indicavano tutte le cifre, un alfabeto commerciale che animava il mercanteggiare di pietre, stoffe, broccati e spezie.
Assisteremo alla costruzione del Canale di Suez e alla tessitura di un enorme tappeto.
E potremo tornare a casa con quello, se riusciremo a farlo volare.