ELENA SCOLARI | Le opere lievi dell’artista Nando Crippa in mostra alla Galleria Melesi di Lecco fino al 25 Maggio 2012.
Comincia a scricchiolare il luogo comune che in provincia succeda poco di interessante, provochiamo un’altra crepa in questo cliché parlando di Lecco e di una bella mostra vista alla Galleria Melesi: 2184 mslm, personale di Nando Crippa.
Crippa è principalmente scultore ma in mostra si possono vedere anche alcuni piccoli acrilici su cartoncino, colorati, animati dagli stessi personaggi presenti nelle terrecotte, altrettanto interessanti.
Il singolare titolo di questa mostra si riferisce ad una scultura, “LEM”, che lega l’artista al territorio lecchese e rappresenta il Bivacco Ferrrario, una specie di modulo spaziale/rifugio progettato dall’architetto Mario Cereghini di Lecco per la cima della Grignetta, a 2184 metri di altezza, luogo-simbolo della passione di Crippa per la montagna. Questa è però forse l’unica opera così strettamente correlata ad un episodio autobiografico, le altre sculture sono caratterizzate da un effetto neutro, simbolico nella loro quotidianità. I personaggi di Nando Crippa sono figurine piccole, alte meno di 30 centimetri, dotate di una leggerezza data soprattutto dal colore, attirano lo sguardo perché il primo pernsiero è che siano confortanti, possiamo dominare queste dimensioni, poi ci avviciniamo incuriositi da un mondo in miniatura che ci lascia alla fine inquieti. La sensazione più forte è la sospensione.
Gli omini e le donnine di queste terrecotte pastello hanno un’aria assente, non capiamo bene cosa guardano, se guardano qualcosa, guardano noi? Guardano il mondo? Il vuoto? Non lo possiamo capire, possiamo però sentire che creano intorno a sé una bolla, una sfera dove lo spettatore non può entrare, può solo osservare qualcosa che sta accadendo lì dentro, da fuori. L’effetto interessante di questi lavori è, a nostro parere, proprio la convivenza di un forte senso di attrazione verso figure che ci sembrano familiari, perché vestite come noi e perché modellate in maniera realistica, e la consapevolezza di una distanza che non potremo colmare mai.
La Galleria Melesi di Lecco, fondata dall’attenta Sabina Melesi nel 1991 e da lei diretta con raffinatezza e garbo, ospita questa mostra dando alle sculture uno spazio sufficiente per il respiro autonomo di ogni figura, abitanti quasi sempre singoli.
Le situazioni sono semplici, a volte riprese da foto di moda e ripulite da tutto ciò che è orpello: un uomo che stira una camicia, una donna seduta su un prato o che entra in una piscina, un signore in cima ad una scalinata. I contesti più surreali sono invece quelli che vedono più figure: bambini e papà intorno ad una torta gigante, uomini che sembrano spiare una ragazza appesi ai bordi di un cilindro.
Crippa sottolinea come sia il colore a dare carattere lieve e spirituale alle sue figurine: “Colorare mi costa molta più fatica che modellare; il modellato se sono in giornata buona lo risolvo anche in un quarto d’ora. Il colore e l’abbinamento tra le tinte invece sono sempre una sofferenza. Difficile che li imbrocchi al primo colpo”, questa attenzione al colore è quella che riesce a produrre un risultato equilibrato tra peso ed incorporeità.
Osservare le sculture di Crippa ci ha ricordato molti altri artisti: René Magritte, David Hockney, Edward Hopper, il gruppo tedesco di street art Slinkachu… Non sappiamo se l’artista ha effettivamente pensato a loro – i riferimenti a volte sono più negli occhi dei visitatori che in quelli dell’autore – ci piace però pensare che i personaggi di questi autori facciano parte dello stesso mondo, quella dimensione ultraterrena dell’arte in cui vivono le creazioni degli artisti.