Corto-e-VeneziaMARIA CRISTINA SERRA | Dopo l’ebbrezza del meraviglioso “Viaggio immaginario”, iniziato da Place dela Madeleine, lo scorso anno, con la mostra ospitata alla Pinacothèque, prosegue l’affascinante itinerario fra le storie del “fumettaro” Pratt. Così amava definirsi con leggerezza l’autore vagabondo, romantico, cosmopolita, capace di farci immaginare la vita una sequenza infinita di avventure. “Corto Maltese e i segreti dell’iniziazione” è una singolare esposizione al Musée dela Franc-Maçonnerie, che ha ricostruito i riferimenti all’esoterismo e alla simbologia del mondo massonico, spesso presenti nell’ opera dell’artista veneziano, come la fascinazione per i riti voodoo, i ninja giapponesi, la cabala ebraica e i rituali islamici.

Cuore della mostra è la “Favola a Venezia” (“solo lì possono succedere certe cose”), che prende l’avvio dalla leggenda della Clavicola di Salomone, un prezioso smeraldo intarsiato dai misteriosi poteri andato perduto. Corto dovrà risolvere l’enigma “in un beffardo gioco meraviglioso” dalle seducenti incoerenze, perdendosi fra manoscritti criptici, segreti biblici, logge massoniche e sette segrete; in un continuo sovrapporsi di realtà e visioni oniriche (“ora mi sveglierò e uscirò da questo sogno matto”). La cornice è quella di una Venezia notturna, che nasconde i suoi segreti dentro le stratificazioni secolari delle pietre affondate come barriere coralline nelle acque immobili della laguna, su cui la luna riflette ombre inquiete. “Ci sono a Venezia tre luoghi magici e nascosti: aprendo le porte che stanno nel fondo di quelle calli si va per sempre in posti bellissimi e in altre storie”.

Nelle tavole di “Favole di Venezia” c’è tanto della strategia narrativa di Hugo Pratt e della sua concezione del tempo: sospeso contemporaneamente in luoghi diversi tra loro.

In questa favola, che si dipana negli anni Venti,fra incursioni nelle dispute filosofiche di Ipazia e le letture dei tarocchi, ritroviamo i tratti calligrafici distintivi di tutti i suoi disegni, la sottile linea del suo orizzonte che non separa mai realmente il mare dal cielo, il rosso del tramonto dalle dune del deserto, il verde del fogliame dal grigio delle nuvole nelle foreste tropicali, il giorno che si congiunge alla notte. La magica naturalezza, imbevuta di candore e di ironica malinconia del tratto vergato con leggerezza, mista a corposità da Hugo Pratt, segnato da spazi vuoti che sanno di infinito e da luminosi fondi improvvisi, narrano di un mondo immaginario, farcito di fascinazioni letterarie e geografiche, che conducono lontano. In un sovrapporsi di coincidenze e di colpi di scena, di rimandi e allusioni, si può partire dai labirinti delle calli veneziane e ritrovarsi nelle suggestioni speziate del Medio Oriente, osservare le increspature dell’acqua mentre si trasformano in caratteri arabi. Incontrare la magia e l’occultismo dell’antica Cina e attraversare le aride steppe della Siberia orientale; navigare al largo delle isole Fiji ed approdare nei porti abbaglianti dei mari del Sud. Scoprire i continenti nascosti dentro i libri di Conrad, Stevenson, Melville e London, risalire lungo le rapide dei fiumi e ritrovarsi nel silenzio profondo del deserto del Nord Africa, o nella vastità della Pampas argentine.

E’ una letteratura figurata, dove il dettaglio minuzioso della storia si confonde con il fiabesco, il senso della realtà con l’invenzione. I sentimenti di Corto e quelli di Pratt si uniscono per assonanze e sfumature in un continuo gioco di specchi nella ricerca di sé. . Una maniera di essere adulto, mantenendo l’incanto del bambino, che a Venezia seguiva rapito le storie della nonna sul vecchio ghetto, i versi del nonno poeta e gli arabeschi tracciati dalla mamma, amante di esoterismo. E che sia una realtà sognata o il sogno di un resoconto, le sue narrazioni si aprono sempre “alla ricerca del tempo perduto”, a vele spiegate, anche se a volte non tutti gli avvenimenti che si succedono vi troveranno posto e svolgimento; ma, vaganti e senza dimora, avranno narrazione in un tempo e in un’avventura successiva, perché dopo la fuga in avanti c’è sempre un ritorno.

Non c’è spazio per le delusioni, tutto è magica affabulazione e i vuoti lasciati volutamente fra i punti di partenza e quelli di arrivo sono “un altrove che è qui”, per fare sì che gli elementi si possano ricomporre fra loro, creando nel lettore la gioia di una suspense tenuta in piedi con sapienti giochi di luce e ombre. Il mare, come il deserto, è uno scenario onirico ideale, fonte di avventure e conoscenze. “La ballata del mare salato” fu il primo capitolo della saga che ha per protagonista l’affascinante capitano senza vascello, Corto Maltese, avventuriero gentiluomo solitario e generoso, da sempre in cerca della libertà. “Sono l’Oceano Pacifico e sono il più grande di tutti. Mi chiamano così da tanto tempo, ma non è vero che sono sempre calmo”, è il leggendario inizio che ci fa comprendere il senso profondo delle parole di Pratt: “Sono un autore di letteratura disegnata, uno scrittore che sostituisce le descrizioni dei volti e delle ambientazioni con dei disegni. Disegno la mia scrittura e scrivo i miei disegni”. L’amore per Shakespeare, Kipling, Rimbaud, Yates, Chatwin, Borges, Hesse, le frequenti citazioni, non tradiscono mai la dipendenza, ma una raffinata rielaborazione alla luce di emozioni e vissuti della sua vita rocambolesca. Così gli anni della permanenza in Argentina gli ispirano la trama noir di “Tango”, che si sviluppa nei quartieri malfamati della Buenos Aires anni Venti, dove corruzione politica e malaffare si intrecciano con toni alla Hammett e Chandler.

Non si finisce mai di esplorare il “non detto” delle sue storie, di ammirare la luminosità dei suoi cieli immobili, interrotti da ali di gabbiani, le dissolvenze dei guerrieri indiani che danzano, di cercare nel bianco delle pupille di Corto i codici segreti dei suoi sentimenti. Rapiscono le trasparenze dei suoi acquarelli, astrazioni che si fanno realtà, istanti infiniti che con essenzialità imprimono il senso fragile dell’esistenza, come da contrappunto alla pienezza certa delle chine.

Diceva Pratt: ”Se entrerò in una biblioteca, sarà per lasciare un sorriso. Quando il libro è letto, il suo autore in una sorta di reincarnazione potrà così rivivere con il suo lettore”.

Reportage su “Hugo Pratt” à la pinacothèque de Paris di BD
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Un cartone animato tratto dai disegni e dalle storie di Pratt
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