RENZO FRANCABANDERA | Baxiu e Contra è il festival che l’associazione Archifonia e Alberto Balìa musicista, concertista, straordinario esperto di trascrizioni della musica per launeddas sulla chitarra, ha voluto e realizzato in questi anni, in una ricerca di dialogo fra musica e poesia, improvvisazione, produzione originale e tradizione. A caratterizzare la settima edizione che si terrà a Santadi, sarà l’incontro tra Sardegna del Sulcis e Puglia del Salento grazie alla partecipazione delTrio Taras. I salentini Aldo Nichil, Angelo Litti e Umberto Panico incroceranno la loro musica con quella di Alberto Balia il primo dicembre alle 22.30.
L’apertura sarà affidata ai suonatori di launeddas Bruno Loi e Giovanni Tronci, giovane promessa della musica. entrambi provenienti dalla scuola del Maestro Dionigi Burranca. Il Gazebo della Musica, laboratorio di improvvisazione musicale, animerà la giornata di domenica 2 dicembre, con i musicisti partecipanti alla manifestazione che si alterneranno tra launeddas, tamburi, chitarre, fisarmoniche, canto, organetti creando un continuum musicale di improvvisazioni.
Abbiamo incontrato Alberto Balìa per un’intervista.
Quali sono le determinanti di un festival centrato sulla tradizione popolare che cerca contatti e collegamenti con altre esperienze del territorio nazionale?
Le motivazioni profonde di “Baxiu e Contra” nascono dall’esigenza di dare visibilità a un ambito musicale poco conosciuto e sottostimato: quello della musica tradizionale e della sua rivalutazione in chiave contemporanea. Per “contemporaneo” intendo un modo di interpretare queste musiche che tenga del proprio vissuto musicale, benchè esse siano nate in un altro contesto, quello della civiltà contadina e preindustriale.Tali esperienze che credo siano avvenute in ogni tempo ed epoca, si collegano e si avvicendano con altre nazionali ma anche internazionali.
Come è nata, per l’edizione di quest’anno, la scelta del confronto con la musica salentina?
L’incontro con Aldo Nichil è di vecchia data: risale alla metà degli anni ’70 quando mi ritrovai con lui (e Francesco Giannattasio), in un progetto di spettacolo ideato da Caterina Bueno, dal nome “Ed ora il ballo”, dove ognuno dei quattro musicisti che ne facevano parte rappresentavano la propria regione.
Lo scambio di esperienze fece in modo che io diventassi un po’ salentino e Aldo un po’ sardo, elaborando tematiche che avevano a che fare con l’argia sarda e la taranta pugliese. Poi ognuno andò per la propria strada con la speranza di riuscire prima o poi ad riallacciare nuovamente le esperienze. Baxiu e Contra 2012 spero ci dia questa opportunità
Sia la tradizione musicale dell’area dell’ex magna Grecia sia quella sarda fanno uso di strumenti musicali della tradizione di cui ugualmente occorre preservare la conoscenza. Da questo punto di vista come guardate alle esperienze delle scuole civiche di musica che in Sardegna sono assai diffuse?
Le scuole di musica, pur dove sono presenti insegnamenti di strumenti popolari, tendono all’insegnamento della musica utilizzando i metodi della musica colta, ossia la lettura e la scrittura.
Credo che gli strumenti con cui viene eseguita la musica popolare siano importanti ma a mio parere, più importante ancora è il modo di “pensare” tali musiche che debba essere trasmesso e questo, per il momento, non mi sembra che avvenga.
Il codice musicale rimane uno dei legami più forti con la tradizione del territorio, e il Salento da questo punto di vista pare essere riuscito forse più della Sardegna a far fare un salto nella modernità a questo linguaggio (l’esperienza della notte della taranta, ecc). Quale è il suo pensiero a proposito?
Ogni tanto si parla tra noi musicisti delle speranze che abbiamo nutrito, nei confronti della musica popolare sia sarda che pugliese, calabrese, ecc.
Questo accadeva in tempi non sospetti e cioè quando si era lungi dal pensare che queste musiche sarebbe diventate un business. Oggi assistiamo impotenti a uno sfacelo. L’industrializzazione della musica non solo non ha trascinato con sè coloro da cui è stata per tanti anni gelosamente custodita, ma addirittura ne soffoca i connotati di base. Questo è un altro importante motivo della presenza di Aldo Nichil, Umberto Panico e Angelo Litti a Baxiu e Contra: gelosi custodi della tradizione e contemporaneamente modernizzatori.
Come la Sardegna può cercare l’incrocio con la modernità attraverso queste occasioni di conoscenza e divulgazione? Come ritiene che il vostro festival si inserisca in questo ragionamento?
Il lavoro di modernizzazione e attualizzazione di una musica popolare non è cosa da farsi in breve tempo.
Ricordiamoci che la musica e musicisti custodiscono il tempo Baxiu e Contra ambiziosamente e senza porsi scadenze temporali, vuole essere uno dei luoghi dove questo possa avvenire.
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