lola polioVINCENZO SARDELLI | Zona K. Kappa come Key, chiave. Chiave come accesso consapevole al presente e alla nostra identità.
Zona K è uno spazio di Milano nato nel cuore del quartiere Isola. Con i suoi rilassanti interni verde pisello, al pianoterra di via Spalato 11, Zona K, è quasi un’aiuola tra i nuovi grattacieli. Un angolo per rigenerarsi attraverso l’arte e la creatività, per dialogare con le differenti culture che attraversano la Milano del XXI secolo.
È nato qui Play-K(ei) 2013, un progetto realizzato da quattro donne: Valentina Kastlunger, Valentina Picariello, Sabrina Sinatti e Silvia Orlando. Si tratta di una trentina di appuntamenti da febbraio a giugno, di teatro, danza, arte visiva e performance, video, musica, incontri, presentazioni.
L’esordio della rassegna, in questo primo week-end di febbraio, chiarisce l’approccio stilistico di Play-K: due spettacoli teatrali leggeri e frizzanti, artisti giovani semisconosciuti, ma dall’energia creativa esplosiva.

“Lola Polio, Poemetto borderline” di e con Gianluca De Col (contributo alla drammaturgia di Alessandra De Santis e Attilio Nicoli Cristiani, suoni di Luca Pagliano e Davide Dellino) tratta il tema della transessualità.
Un uomo prende coscienza del vero sé. Cambiando pelle come un serpente durate la muta, realizza quella metamorfosi che lo porta a diventare una “lei”.
Una stanza, una luce così intensa da illuminare a tratti il pubblico, una tenda che si apre con eleganza sopra una finestra che è la vita naturale di Lola Polio. Lola cammina sui pezzi della sua identità lacerata, sospesa tra realtà e fantasia, tra volgare e sublime. Sopravvive cercando se stessa di fronte all’indifferenza dei tempi e delle persone. Vive di miseria, di sogni e di versi, come la poetessa Alda Merini, altro esempio di umanità borderline citato nel copione.
Lola prova a esorcizzare la follia della millantata normalità. Tenta di squarciare il velo dell’ipocrisia. Lola sogna l’amore che dia consistenza al suo essere donna, ma si accontenterebbe di un ascensore per risolvere problemi più dozzinali. L’oscillazione tra favola e concretezza è resa sonoramente da note di pianoforte intervallate da rumori di strada, di trapani, di martelli pneumatici e centrifughe di lavatrice. Anche la testa della protagonista è in centrifuga: così persa da cercarsi a “Chi l’ha visto”, tenta di evadere dal corpo-prigione, da una vita monotona e refrattaria.
Una sedia a sdraio, due borse dell’Ikea piene di bouquet di fiori finti, un appendiabiti con poche grucce spoglie, due “Stira e ammira” spray, costituiscono gli elementi spiccioli della scenografia. Lo spray diventa lacca per capelli, colorante per decorare i fiori. Ma i fiori rimangono finti, non bastano amore e poesia a trasformarli. Neppure le borse dell’Ikea servono a coronare il sogno di costruirsi un futuro a basso costo. Diventano trappola, velo che nasconde l’identità.
Da Col tratta con essenzialità e armonia un tema delicato, con toni soffusi, lontano da ogni provocazione. Con ironia assorta, l’istrionico attore e autore ci guida nel suo personale percorso interiore, accompagnandoci simultaneamente a esplorare le molteplici sfumature del nostro io.

La leggerezza è anche la cifra dello spettacolo “AD 2012”.
I fiorentini di In Quanto Teatro esprimono con eleganza e intelligenza la trama di intrecci che caratterizza il loro percorso artistico. “AD 2012” è uno spettacolo sul tempo, sulla vita, insondabile mistero di caducità, dimensione in cui passato, presente e futuro si sovrappongono fino a coincidere.
I quattro attori (Floor Robert, Giacomo Bogani, Andrea Falcone, Francesco Michele Laterza) riportano le entità fisiche, oniriche e di realtà, a una sola consistenza: al propagarsi nello spazio-tempo delle pulsioni affettive. La suggestione della scenografia e dei costumi in bianco e nero, le luci curate da Giulia Broggi, le musiche tardo rinascimentali eseguite al violino dal vivo da Giacomo Bogani, svolgono un ruolo essenziale nella narrazione.
La messinscena, la cui regia va ascritta ad uno sguardo di gruppo, è tutta giocata sulle intrusioni e sulle interferenze. Andrea Falcone, che in scena si mostra come regista della pièce, interagisce direttamente con gli attori. Personaggi di tutte le letterature e di tutti i tempi s’incontrano in quello spazio grigio che è la scena. Ecco confondersi dettagli di costumi da teatro elisabettiano ed elettrodomestici dal design anni Sessanta. Bandiere di cellophane svolazzano davanti a ventilatori azionati da uomini vestiti come cavalieri medioevali. Danze barocche sfumano in sacre rappresentazioni. In mezzo volteggiano gli attori.
La contrapposizione fra partitura coreografica e partitura narrativa crea effetti di poetica e sottile comicità. A spasso per il tempo, la fiaba senza trama ha le movenze di una danza leggera. La luce si frantuma riflettendosi in una lamina di metallo; crea mille giochi diversi. Pavimento e parete sono tutt’uno nel riverbero della luce, sono assi cartesiani dove spazio e tempo diventano variabili che s’intersecano sino alla fusione.
I protagonisti corrono in circolo come lancette di un orologio impazzito. Lo spettatore si lascia lambire dal vortice, percepisce gli spostamenti d’aria. L’impatto visivo e sonoro dello spettacolo assume robustezza tattile. Non c’è più separazione tra il “qui e adesso” e l’altrove passato e futuro. La vita dell’uomo è una parentesi nell’eterno. Il tempo è convenzione.
Gli elettrodomestici in scena, tra i quali fa capolino un buffo robot aspirapolvere, creano effetti tra il grottesco e il surreale. Stridono con le musiche cinquecentesche.
Il succo della pièce è che noi umani siamo semplici meccanismi nel fluire incessante del tempo. Incessante come gli applausi del pubblico, al termine di questa originale performance.

Trailer di “Lola Polio”:
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=aCgCuDrZfuQ]
Trailer di “AD 2012”:
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=G3AHNNl2uX0]

5 COMMENTS

  1. Abbiamo già ricevuto una richiesta di rettifica da parte della Compagnia, dovuta ad una serie di errori compiuti nel rilascio del materiale alla stampa, e di cui il collega Sardelli non è responsabile.
    Premesso che la Redazione ritiene che non ricorra obbligo ad alcuno di menzionare chiunque, con il tempo provvederemo ad inserire le rettifiche che ci sono state richieste.
    Risulta evidente quanto la professionalità a monte impatti su quella a valle, quindi chiediamo a tutti coloro che si impegnano nella comunicazione e nella promozione culturale di essere appropriati e puntuali, in modo da consentire a chi lavora di farlo senza dover perdere ulteriore tempo di post-editing.
    Paneacquaculture, in modo assolutamente innovativo, propone al lettore un’esperienza multimediale molto ampia attraverso i propri reportage (scrittura-esperienza video-link pertinenti ecc).
    Tornare sui pezzi dopo aver passato tempo lunghissimo ad editare è l’ultima cosa che vogliamo. Quindi fermo che il collega Sardelli non ha obbligo di scrivere i nomi di tutti i partecipanti ad un’esperienza, è bene che il materiale divulgativo sia compilato in modo esatto.
    Nei prossimi giorni cureremo di rettificare e aggiungere.
    Continuate a seguirci in maniera affezionata.
    Cordialità

  2. i nostri ringraziamenti all’autore per la disponibilità e l’attenzione dedicateci e a PaneAcquaCulture per la sua buona azione di mediazione culturale (alla quale noi speriamo di contribuire, sia coi nostri spettacoli, sia con l’affezionato accanimento delle nostre segnalazioni!). A presto!

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