ALESSANDRO GUALANDRIS | Il filosofo Gotthold Ephraim Lessing affermava che l’attesa del piacere è essa stessa il piacere. Di sicuro, i fan di Dead Space non l’avranno pensata così durante la lunga attesa del terzo capitolo della saga di Isaac Clarke. Le immagini rilasciate nei mesi prima dell’E3 e durante la rassegna stessa, mostravano un’ambientazione diversa dai soliti cunicoli bui a cui eravamo abituati. Addirittura si vedevano immagini del personaggio sperso in mezzo alla neve, in chissà quale pianeta remoto.
Questo senso straniante, lo si ricava anche all’inizio di Dead Space 3, quando dopo una piccola introduzione fuori programma, ci si trova a sparare in superficie, tra le vie della Terra, a poliziotti e militari, come in un qualsiasi Call of Duty. Ma Steve Papoutsis, produttore esecutivo di Dead Space, l’aveva detto “perché vi dovete preoccupare?”. Ed aveva ragione. In breve tempo si ritorna nell’angosciante mondo horror-SciFi, dove ogni rumore pompa adrenalina in chi gioca.Per offrire un prodotto completo, alla Visceral Games, han ben pensato di aggiungere molte novità alla loro fortunata serie, rischiando di uscire da quei contesti che hanno reso celebre la saga, ma riuscendo, alla fine, a garantire un gioco completo e di sicuro gradimento. A livello narrativo la storia riprende con un gustoso riassunto dei due precedenti capitoli (che richiama il “nelle puntate precedenti” tanto caro alle serie tv) e durante la campagna in modalità singolo giocatore verranno finalmente risolte molte questioni aperte più di quattro anni fa. E’ importante notare come la sceneggiatura del gioco svolga da subito un ruolo importantissimo nella genesi dello stesso. Dare una continuità logica e impegnarsi nella crescita evolutiva di ciò che si è prima seminato a livello storico, è una dimostrazione di come l’attenzione sulla scrittura sia fondamentale.
Sempre Steve Papoutsis insiste molto nel far notare come per lui questo punto sia stato un gran successo. In un’intervista fatta alla mitica rivista-horror americana Fantagoria, che potete leggere qui, analizza diverse fasi dell’opera di produzione. Anche la creazione del personaggio secondario, il sergente Carver, ha richiesto un notevole sforzo di studio del background che poi andrà ad incidere non solo sulla storyline generale, ma anche sulla modalità di gioco stessInfatti la vera grande chicca di questo Dead Space 3 è la modalità in co-op, dov’è possibile giocare in rete la campagna story mode con un altro giocatore.
Ma perché viene ritenuta così alternativa? Perché i due personaggi, Isaac e Carver, sono per motivazioni differenti provati da un pesante passato. Ciò li porta ad avere diverse reazioni a quello che si trovano davanti e, nel caso di Carver, a distacchi frequenti della realtà. Quindi capiterà che le immagini sul proprio televisore siano differenti rispetto a quelle del nostro partner e mentre noi ci faremo un trip nella memoria deviata del sergente, il povero Isaac dovrà vedersela con un’orda di necromorfi, sperando che il suo amico torni presto in l giocatore vive tutta questa angoscia.
L’uomo digitale, il personaggio che si muove a seconda di dove noi vogliamo farlo spostare, diventa carne. Il suo stato mentale, che condiziona le nostre scelte, lo eleva sopra il canonico “omino di pixel” e gli dona uno spirito, quasi un anima. Sembra che gli sviluppatori americani di Visceral abbiano voluto dare maggiore importanza al cuore del gioco, all’affetto per il giovane ingegnere travolto dagli eventi, piuttosto che all’impianto tecnico, alla confezione. Infatti i progressi legati alla grafica non sono certamente così notevoli come di solito ci si aspetta da un terzo capitolo. Il motore grafico Godfather Engine (conosciuto anche come Visceral Tech engine), potenziato fortemente, permette, a differenza dei due giochi precedenti, l’utilizzo di diverse tecniche per migliorare gli effetti di distorsione e di rendering dell’ambiente ( per citare le principali Anti Aliasing, l’SSAO o il Bokeh Depth of Field).
Purtroppo però, lo studio delle uniformi dei militari e di altri personaggi non principali e la caratterizzazione dei volti (Isaac e il sergente a parte) sono al limite dello sforzo artistico e il dettaglio nelle scene con vasti paesaggi non sono certamente il fiore all’occhiello di questo gioco. Le tute indossate dal nostro protagonista, subiscono un leggero restyling, ma nella sostanza non abbiamo grosse novità (tralasciando la possibilità di utilizzare la tuta del protagonista di Mass Effect 3, nel caso lo si abbia giocato e si conservi ancora il salvataggio). Tuttavia, per questo Dead Space 3, non era necessario.
La longevità è garantita dalle svariate novità legate alla composizione di nuove armi, alle missioni intermedie durante la storia principale, che permetteranno di avere nuovi bonus, e alle diverse modalità di gioco legate al multiplayer (oltre alla già citata co-op). Ma soprattutto grazie a quel mix di paura e adrenalina che fa da padrona in questa saga. Immersi nel buio e nella tensione.
Tra i labirinti di un’astronave con le pareti dipinte con il sangue, illuminando il nostro cammino con la sola torcia presente sull’arma. O tra le nebbie di un pianeta inospitale e terrificante, pronti a saltare sul nostro divano ad ogni apparizione di necromorfi urlanti, decisi a dividerci in tanti piccoli pezzi.
Per comprendere meglio vi invito a guardarvi il filmato seguente che contiene l’incipit e le prime immagini di gioco con un’ambientazione diversa dal solito
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=XNndaiA-cBk]
Mentre il filmato successivo, per poter apprezzare le tetre ed anguste stanze in cui muoversi diventa una gara con i propri nervi
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=XXMOD-ISO6U]
Non vi resta che spegnere le luci, alzare il volume e sperare di essere più veloci dei vostri orridi nemici!