MANNELLIRENZO FRANCABANDERA | Appassionati di disegno in Italia penso non ne esistano che non abbiano amato la grottesca capacità di Riccardo Mannelli di raccontare, con ininterrottamente crudele realismo, il tempo in cui viviamo.
Tratto distintivo del lavoro del grande artista toscano, che ha fatto la storia della satira a mezzo stampa degli ultimi trent’anni in Italia con le celebri collaborazioni per Tango, Cuore e più di recente Repubblica e il Fatto quotidiano, è la capacità sintetica di parlare attraverso l’ostensione della corporeità umana.
I grovigli di bocche, mani, seni, pance con cui Mannelli ha raccontato l’Italia della grandeur socialista, o quei sordidi strabismi del sottobosco burocratico democristiano che riportano a certe tele di Sughi, per finire all’inguinalità berlusconiana, con la nazione intera precipitata intorno alle vicende pelviche del suo duxetto barzellettaro, e all’attesa dei nostri giorni di un dopo che ancora non si capisce che strada potrà prendere, tutto questo, dicevamo, Mannelli l’ha saputo raccontare come pochi altri, restando fedele ad un codice creativo essenziale e a suo modo talmente forte da non aver bisogno di mutare nel tempo, se non nei soggetti.
E’ come se l’artista avesse lasciato fuori dalla sua finestra per tutto questo tempo una webcam per raccontare l’umanità dei vizi privati, ma con una capacità di sospendere il giudizio, o meglio agevolarlo allo spettatore delle sue opere con l’uso quasi di uno specchio. E se la capacità sintetica del suo disegno è più nota, i corpi resi con una pittura così carnalmente e cromaticamente prossima alla complessità di segni e alle dinamiche compositive di Bacon e Lucian Freud, non può che avvincere.
E avvinti siamo restati a Carloforte, Sardegna, in occasione della personale che Botti du Schoggiu, nel suo Festival di fine estate ospitato sull’isola dell’isola, ha dedicato all’artista. Perché questa pittura avvicina ed allontana insieme, spinge quasi a toccare l’incarnato reso con tecniche così sapienti e ne fa contemporaneamente provare distanza e necessità di distacco.
Riccardo Mannelli ha raccontato a PAC, in questa intervista video, il suo rapporto con il sentimento creativo, i suoi soggetti e l’arte.

[youtube http://www.youtube.com/watch?v=UQStkaL7e1g]