ANTONELLA POLI | Parigi festeggia gli 850 anni di uno dei suoi simboli più amati, la cattedrale di Notre Dame, e la Scala rende omaggio ancora una volta a Roland Petit mettendo in scena uno dei suoi balletti più «letterari», Notre Dame de Paris, tratto dall’omonimo romanzo di Victor Hugo.
Coreografo eclettico, ma con un’attenzione sempre preponderante a rappresentare teatralmente i soggetti delle sue opere, Petit, sceglie la celebre opera di Hugo casualmente.
Siamo all’epoca degli anni sessanta quando Georges Auric, amministratore generale dell’Opéra di Parigi, commissiona al coreografo un balletto per tutta la troupe del celebre tempio della danza parigina. Si tratta allora per Petit di una missione importante visto il potenziale della compagnia e dato che lavorare per l’Opéra gli avrebbe dato l’occasione di ritornare nel luogo ove era cresciuto come artista e che aveva lasciato vent’anni prima.
All’inizio Roland Petit aveva scelto come fonte d’ispirazione il romanzo di Matthew Lewis, The Monk, pubblicato nel 1796 che racconta la storia di un monaco spagnolo che evita l’Inquisizione grazie ad un patto col diavolo, che in realtà lo tradisce e lo condanna alla morte.
Roland Petit esita, aveva già trattato soggetti in cui il diavolo era presente, Mephisto Valse (1945), la Fiancé du Diable (1945) e Les belles Damnées (1955) ma la figura di un monaco mai. Come spesso avviene, il caso viene in aiuto e durante una passeggiata lungo la Senna lo sguardo del coreografo cade su Notre Dame de Paris, esposto su una bancarella lungo le rive della Senna. Le esitazioni scompaiono, la trama di questo romanzo dalle tinte oscure e tenebrose del tardo medioevo, epoca in cui la Chiesa é tiranna, ispira a meraviglia Roland Petit.
Quattro sono i principali protagonisti: Quasimodo, divenuto celebre come il « gobbo di Notre Dame » per il suo aspetto fisico deformato e pauroso; la bella e seducente Esmeralda, preda dei desideri repressi dell’arcivescovo Frollo e il capitano Phoebus, vittima della presunzione e delle ambizioni del prelato che voleva possedere la giovane fanciulla.
Nei rispettivi ruoli di questa messa in scena che ritorna alla Scala dopo undici anni, Roberto Bolle (Quasimodo), Natalia Osipova (Esmeralda), Eris Nezha (Phoebus) e Mich Zeni (Frollo).
I protagonisti sono tutti all’altezza per trasmettere le atmosfere originali del romanzo e rappresentare con un grande senso teatrale la tragedia in esso racchiusa.
Nonostante il suo corpo perfetto ed elegante, Roberto Bolle si trasforma nella figura deformata del «gobbo», tutte le sue doti sentimentali e umane fanno sí che sia un ottimo partner per la bella Natalia Osipova. L’étoile milanese, cosi come vuole il romanzo, lotta e mostra tutti i suoi sentimenti per la bella Esmeralda. La protegge, le evita la morte una prima volta; é una lotta disumana tra la sua bruttezza fisica e le sue qualità interiori indirizzate tutte verso la protezione della giovane. Il pas des deux, in cui Quasimodo osa sfiorare con la sua mano la bella giovane é estremamente sentito e passionale. Il gesto é semplice ma pregnante. Roberto Bolle irriconoscibile in questa veste ha perduto tutte le sue linee longilinee ma é capace con tutte le sue doti artistiche di far percepire al pubblico questo momento significativo. Esmeralda si emoziona, appare anche in tutta la sua fragilità nonostante possa vantare dal canto suo la forza di essere una donna attirante. Non c’é forza che possa accecare i sentimenti e il riconoscimento delle qualità morali. Lei, ricercata dall’avido Frollo, che l’aveva fatta rapire dallo stesso Quasimodo, cede alla bellezza interiore del gobbo. E questa stessa passione, libera e sincera, la condurrà fino al momento della sua esecuzione quando sarà raccolta nelle braccia del suo fedele compagno che la accompagnerà nella morte.
Mick Zeni nel ruolo di Frollo appare spietato, le sue apparizioni in scena sono forti e lasciano il segno. Tralaltro il primo ballerino scaligero ha dato già dimostrazione più volte della sua forte presenza scenica. Da non dimenticare il Corpo di Ballo che anima il palcoscenico ed é capace di valorizzare ancor più la teatralità voluta dal coreografo e il dramma di questa storia. La scenografia, che ritrae una Notre Dame estremamente stilizzata, é di René Allio, scelta dettata dalla collaborazione con Yves Saint Laurent con il quale aveva collaborato già in passato.
Foto Rudy Amisano
Di seguito alcune immagini in un video del Teatro alla Scala e di seguito un’intervista allo stesso Bolle
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