ALICE CANNONE | Parlando della donna, Aristofane nel suo Lisistrata (Λυσιστράτη) scrive che “non si può vivere con questo accidente, né senza!” (vv. 1038-1039). Ma se per il commediografo greco alcune donne avevano il potere di “sciogliere gli eserciti” (da cui, appunto il nome Lisistrata), per altri oggi il ruolo cruciale della donna ha la potenza geopolitica di quella celebre sineddoche su cosa e quanto possa trainare un bulbo pilifero. Questa incredibile potenza femminea sembra avere poco a che vedere con il ruolo cruciale che il sesso femminile ha avuto a Plaza de Mayo o più recentemente in Libia.
Si sostiene infatti che oltre all’ambizione della parola negata, all’esaurimento delle speranze esistenziali, all’urgenza di libertà, vi sia dietro un compressissimo desiderio erotico: a sostenerlo è l’immunologa, giornalista e consulente Onu Shereen El Feki che nel saggio «Sex and the Citadel: Intimate Life in a Changing Arab World» indaga il background culturale egiziano e trova i semi della rivoluzione di Tahrir nella repressione sessuale. Come se ad un certo punto si dicesse ai francesi che la loro Rivoluzione illuminata è avvenuta solo perchè ad un certo punto qualche represso volesse concupire la boccola Maria Antonietta mentre addentava brioches.
L’intellighenzia illuminata occidentale ha comunque pensato bene di interrogarsi sul peso che hanno avuto gli ormoni nella spallata del 2011 allo status quo: alcuni anni fa la rivista Foreign Policy intitolò «Geopolitica della frustrazione sessuale» l’inchiesta sugli uomini asiatici che, a corto di mogli, sublimavano la solitudine votandosi al nazionalismo radicale. In seguito il politologo Ian Buruma ipotizzò un legame tra repressione sessuale e terrorismo islamico, una tesi cara anche all’orientalista Bernard Lewis e in apparenza confermata dal 23enne nigeriano Umar Farouk Abdulmatallab, pronto a saltare in aria sul volo per Detroit a Natale 2009 dopo aver confidato alla Rete le ansie e i turbamenti di un single coatto. E di qui a teorie à la “Voglio una donna” da Amarcord il passo è breve: “A conti fatti la Primavera Araba è stata la manifestazione politica di una frustrazione culturale” osserva Chloe Mulderig, ricercatrice della Boston University e autrice dello studio «Adulthood Denied: Youth Dissatisfaction and the Arab Spring».
L’aforisma che in questi giorni ha fatto il giro della rete: “La Grecia è al collasso. Gli iraniani stanno diventando aggressivi. Roma è nel caos. Bentornati al 430 A.C.” sembra un monito veritiero, ed è proprio da un certo passato che bisognerebbe ripartire. Chè, ammesso e non concesso che certe teorie siano davvero esplicative di una realtà certamente molto più complessa, va anche detto che un po’ di sana astinenza non ha mai fatto male a nessuno. Anzi: lo sciopero del sesso della Lisistrata di cui sopra è la dimostrazione di una strategia win-win di medio lungo termine per certe operazioni di peacekeeping. L’Acropoli viene occupata dalle donne, che si sono impadronite del tesoro pubblico; i vecchi di Atene hanno tentato di riconquistarlo e sono stati respinti: soltanto allora il probulo che li guida viene incitato a interrogare Lisistrata sui motivi della sua azione inusitata . Gli argomenti di quest’ultima, in sostanza, sono i seguenti: le donne sono state coinvolte in una decisione politica catastrofica, la guerra, senza aver potuto partecipare alla sua deliberazione, perché obbligate – pur essendo cittadine e svolgendo nella polis una funzione vitale – a tacere e stare in casa. Il colpo di forza, e la virata strategica dell’astinenza in questa situazione, era l’unico modo per farsi ascoltare e salvare la città dalla rovina. Lisistrata vince perché il suo ricatto ha avuto successo a causa della incontenibile incontinenza maschile; i personaggi maschili disconoscono a cuor leggero la maternità della strategia, preferendo attribuirla al vino: “ – … E noi, anche bevendo, ci siamo comportati saggiamente. / – E’ naturale, visto che quando siamo sobri ci comportiamo da stupidi. – (Lys. vv. 1227-1228)”. Oggi più che mai.
Dal faceto al serio, un documento video interessante dell’Oslo Freedom Forum 2012 sulle evoluzioni nel mondo arabo dopo le rivolte del 2011
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