fotoflashmobLAURA NOVELLI | Una breve riflessione sui giovani. Sugli adolescenti. Sull’idea che il gruppo sia spesso sinonimo di velleità prevaricanti, di abuso psicologico, di omologazione, di forza esercitata ai danni dei più deboli. Una riflessione per ribaltare questa immagine ed evidenziare come invece l’energia dei ragazzi, quell’onda di entusiasmo che si sprigiona quando fanno le cose insieme condividendone lo scopo e lo spirito, rappresenti un gancio di ottimismo appeso alla corda del domani. Prendiamo spunto da un evento a suo modo semplice e nel contempo estremamente emblematico. Il 22 marzo scorso, in una tiepida giornata di sole quasi primaverile, quaranta studenti di una scuola media inferiore di Roma (la Scuola “Giovanni XXIII”) si sono ritrovati a piazza del Campidoglio per dare vita, coordinati da alcune ballerine dello IALS e dalla coreografa  Francesca La Cava, ad un flash mob contro la violenza sessuale come arma da guerra organizzato dall’Ambasciata Britannica in sinergia con il Comune (le riprese video sono accessibili sul sito account Flickr mentre il backstage lo trovate su Youtube dell’FCO).

Molti di loro avevano già provato i movimenti della performance nel corso di una sessione di prove; molti altri si sono buttati nell’iniziativa d’istinto, quella mattina stessa. Per tutti si è trattato di un’esperienza emozionante, importante, formativa. Hanno imparato molto e ci hanno insegnato molto. Tuta nera e maglia rossa con su scritto “Preventing Sexual Violence Initiative”, hanno corso e ballato per qualche minuto sulle note del brano “Dog Days Are Over” della band inglese Florence and The Machine, attorno alla statua del Marc’Aurelio.  Lo hanno fatto in modo corale e spontaneo, mescolandosi ad alcuni impiegati dell’Ambasciata e facendo da degna cornice ai  ballerini professionisti. Lo hanno fatto sotto gli occhi sorridenti di tanti astanti e di ospiti illustri come il sindaco Gianni Alemanno e l’ambasciatore britannico in Italia, Christopher Prentice.

fotoflashmobPrima del flash mob, la Sala delle Bandiere del Campidoglio ha ospitato una conferenza stampa di presentazione dell’evento che è stata anche l’occasione per illustrare il decalogo di raccomandazioni ai ministri degli esteri del G8 contro la violenza sessuale perpetuata nelle zone di conflitto (in particolare questa grave tragedia riguarda Paesi come la Bosnia-Erzegovina, la Libia, la Siria, la Somalia, il Sud Sudan, la Repubblica Democratica del Congo, la Sierra Leone, il Ruanda e il Mali). Il Foreign Office dell’Ambasciata ha lanciato questa campagna di sensibilizzazione, alla quale hanno aderito, oltre al Comune di Roma, l’Alto Commissariato della Nazioni Unite per i Rifugiati e associazioni importanti quali Se non ora quando e Avvocati Senza Frontiere, al fine di inserirne la discussione nell’agenda politica della maggiori potenze internazionali. Il prossimo obiettivo sarà infatti l’incontro dei ministri degli esteri del G8 previsto a Londra il 10 e 11 aprile, all’interno del quale l’ambasciatore Prentice porterà all’attenzione del ministro William Hauge proprio il documento con le raccomandazioni elaborate grazie all’apporto dei diversi partner. Non è un caso che tutti gli interventi in scaletta abbiano sottolineato come questa campagna sia una questione che riguarda intere comunità e hanno ribadito come sia urgente combattere contro “la cultura dell’impunità, del sopruso, della violenza”. Una violenza che è una tortura non solo per le donne ma anche per gli uomini, per i bambini, per l’intero corpo sociale dei Paesi colpiti. Una questione dunque che ci riguarda tutti, come esseri umani e come cittadini. E basti pensare che, secondo recenti dati dell’OMS, ogni anno nel mondo muoiono più donne di violenza che di cancro. Un dato sconcertante. Un dato rispetto al  quale non si può e non si deve tacere.fotoflashmob

L’Ambasciata Britannica non ha taciuto. Ha scelto un luogo simbolico come la piazza del Campidoglio e lo ha trasformato in un teatro all’aperto che attraverso la danza, e cioè attraverso un linguaggio fisico leggibile da tutti e a diversi livelli, si è trasformato in tribuna politica, in vettore di coscienza civica. Ma soprattutto l’Ambasciata britannica ha scelto di far affiancare ballerine e ballerini professionisti da ragazzi molto giovani, eppure capaci di entrare nelle corde di un evento così significativo senza bisogno di troppe spiegazioni. I loro corpi, i loro sorrisi, il loro impegno nelle prove, la loro gioia alla fine del flash-mob hanno parlato per loro. Noi adulti li abbiamo guardati, ammirati, accompagnati, ripresi e fotografati e abbiamo avuto la fortuna di sentire tutto il loro sincero trasporto. Come un’onda di verità, appunto. Un’ala di speranza e fiducia spiegata verso il futuro (l’attività dell’Ambasciata britannica si può seguire su  http://www.gov.uk/fco  e http://blogs.fco.gov.uk).

Ecco il videoreportage sul flash mob

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