ALESSANDRO GUALANDRIS | Appena finito il tunnel, davanti a voi si apre una grotta enorme, costruita da mani esperte e forti. Le pareti di questa grotta, illuminate da torce che sembrano eterne, sono decorate da antichi affreschi raffiguranti le generazioni delle famiglie reali che hanno regnato questi luoghi. Diversi forzieri sono sparsi per la stanza al cui centro vedete un trono con una figura umanoide sedutaci sopra. Improvvisamente si alza e sembra caricarvi. Tirate tutti un dado per capire chi si muove per primo.
Questo, negli anni novanta, poteva essere un classico esempio di gioco di ruolo, dove un narratore demiurgo, chiamato master, gestiva una campagna, un’avventura, in cui altri giocatori si muovevano in un mondo immaginario, interpretando personaggi fantasy dalle razze e abilità diverse. La fantasia era al potere. Davanti a loro solo una scheda che riassumeva le capacità, le armi e gli equipaggiamenti, dei dadi dalle diverse facce e nulla più. Immaginazione.
Nel nuovo millennio, gli mmorpg, Massive Multiplayer Online Role-Playing Game, hanno invaso le vite di molti giovani fanatici del gioco di ruolo, sostituendo quelle lunghe sessioni di gioco con amici attorno ad un tavolo, in favore di uno schermo a cristalli e una connessione virtuale con il resto del mondo. Siamo stati di recente a Roma, presso il Vigamus, alla presentazione della nuova espansione di Dofus, di Ankama, gioco di ruolo online in forte diffusione. In una sala piena di videogiocatori, ci siamo accorti che la mentalità con cui si guardava a questo mondo fantasy è decisamente cambiata.
Vi sono vere e proprio caste di giocatori: il livello del personaggio interpretato non diversifica solo la potenza del proprio alter ego, ma crea vere e proprie scissioni, distinzioni, tra i partecipanti al party (gruppo di personaggi dalle diverse capacità e razze). Si può tranquillamente parlare di ghetti virtuali in cui non si accetta chi non ha un potenziale elevato, isolandolo o costringendolo a unirsi ad altri “esiliati”. Ma il vero problema è legato a coloro che, avendone la possibilità, s’iscrivono sotto falso nome a diversi account, giocando con 7/8 personaggi contemporaneamente. Sembra paradossale, ma con l’anonimato offerto dalla rete, molti ragazzi viaggiano tra server italiani e stranieri, muovendo gruppi che non sono gruppi: un’alienazione che si trasforma in dipendenza.
Chiacchierando con Mattia Albanese, CCM di Dofus, abbiamo affrontato il problema, poiché per l’area italiana si cerca di riunire questi amanti del mmorpg con eventi live, in modo da permettere loro di conoscersi e di “uscire dal personaggio”. E’ importante, per una comunità virtuale, anche scambiarsi commenti e consigli nella vita reale, così da potersi riconoscere durante le sessioni di gioco non solo come “il tal mago” o il “tal guerriero” e avere rapporti diversi da quelli di una chat, magari favorendo la nascita di nuove amicizie.
Se così non facessero, il gioco diventerebbe la vita reale e il resto solo una pausa tra una partita e l’altra. E sarebbe un vero peccato, perché la dimensione “gioco” tanto curata e in continua progressione perderebbe valore, assimilando più la sua deviante di dipendenza piuttosto che quella d’intrattenimento.
Per tutte le novità tecniche e di modalità di gioco vi rimandiamo alla pagina blog di Dofus. Vi lasciamo con il video dei playtest chiamati a provare i nuovi mondi di Frigos III.
[youtube http://www.youtube.com/watch?v=l-TJRxMX7vo]
Complimenti per il blog! Se ti va, dai un’occhiata al nuovo post nel mio blog dedicato alle cattive abitudini degli italiani
http://odiolumanita.wordpress.com/2013/05/03/ma-quanto-gesticoliamo/
io preferivo sentire te e i tuoi amici parlare dal salotto di mondi immaginari e mostri a tre teste!!
Comprendo il valore aggiunto dal mondo virtuale…ma anch’io mi schiero dal lato dei conservatori in questo caso, rispondendo al tuo titolo con “involuzione”!La fantasia é immaginazione…e senza limiti in quanto tale!