ALICE CANNONE | Il termine vernissage deriva dal francese, traducibile in italiano con ‘verniciatura’ ed ebbe ad indicare l’inaugurazione di una mostra d’arte (cioè la vernice di una mostra). È attualmente sinonimo, nell’eterogenesi dei fini post-moderna, di ‘me la tiro e mangio aggratiss’. E se il maestro Andy Warhol ebbe a sostenere “Andrei all’inaugurazione di qualsiasi cosa, anche di una toilette”, chi siamo noi per essere da meno?
Qui di seguito si fornirà alle signorine dabbene, un utile vademecum per la sopravvivenza ai vernissage.
-Presentarsi rigorosamente accompagnata da: fidanzato artista, amica bonazza, amic* travestit* ed il suo nuovo partner. Così per mettere subito in chiaro chi è il vero intellettuale del gruppo. (Il rischio è quello di essere scambiati per il/la travestit* ma tant’è).
-Mostrare sempre un’aria entusiasta e meravigliata, con tanto di boccuccia aperta ed un po’ arricciata: se ex soubrette ci hanno guadagnato carriere politiche, voi potrete quanto meno guadagnarvi un degno lasciapassare per il buffet.
-Guardare il buffet con aria sdegnata, ma avvicinarsi con eleganti mosse da ninja tacco-munite proprio nel clou dell’esibizione. Lamentarsi a voce abbastanza alta che non c’è nulla di vegano e di biologico non ci sono manco le gambe del tavolo; addentare quindi elegantemente una fetta di salame.
-Vi è piaciuto? “Mah, interessante. Io però avrei…” bofonchiando almeno un paio di termini in francese. Ed il nome di un regista famoso. Ed aneddoti su vostro nonno passando per citazioni di Theodor Adorno. Naturalmente l’aria da intellettuale annoiata non bisogna mai, e dico mai, giocarsela con l’artista. Con cui invece bisognerà esibire solo una fintamente sincera ammirazione.
Outfit: taffetà e anfibi, come discreto passepartout.
“La natura è rivelazione di Dio, l’arte è la rivelazione dell’uomo.” (Henry Wadwoth Longfellow) Attenzione però a non sottovalutare la rivelazione incandescente delle mozzarelline impanate.