RENZO FRANCABANDERA | Per anni in Australia, dove hanno fondato l’IRAA Theatre, Renato Cuocolo e Roberta Bosetti da un decennio propongono con una certa continuità i loro lavori anche in Italia. L’efficacia della loro proposta risiede nell’insistita volontà di praticare il genere del teatro entro le mura domestiche, con spettacoli per pochi, a volte per un solo spettatore.
Le loro drammaturgie hanno l’abilità di costruirsi attorno a temi universali, ma sono sapientemente aggiunte di un pizzico di misterioso, di inquieto, che porta fra le mura domestiche non i colori caldi e pastellati da mulino bianco, ma assenze, mancanze, irrisolti. E questo finisce necessariamente per risvegliare nello spettatore l’ancestrale.
Renato Cuocolo ha fatto per anni di questo la sua cifra, affidando spesso del tutto la presenza fisica e attorale a Roberta Bosetti, attrice capace, nella sua elegante pacatezza, di tonalità molto varie, con una presenza fisica imponente e un’espressione dolce ma che facilmente vira al doloroso. E’ proprio questa facilità di mutare il sembiante che ha fatto finora la forza dei loro lavori, non di rado proposti nella forma di audaci uno a uno, come quello in camera da letto di Secret Room, visto a Torino alcuni anni fa al Festival delle Colline Torinesi, in cui la dimensione voyeuristica viene esaltata a tal punto da munire lo spettatore di occhiali ad infrarossi per decidere se vedere o non vedere la stanza in cui si trova da solo con l’attrice in vestaglia.
Prima a Terni e ora a Prato per Contemporanea, i due stanno affrontando tuttavia per la prima volta una serie di esperimenti di cambio radicale del paradigma narrativo, uscendo dalla dimensione casalinga.
Gli spettatori muniti di cuffie. Lei racconta, e pian piano, partendo, immaginiamo, da un luogo lontano, si approssima. Fino a rendersi visibile. E’ lei che da questo momento in poi guida il gruppo di 15-20 persone in giro per la città, narrando la vicenda di un amico, vicenda che come sempre vira verso l’onirico, l’irreale, il flusso di coscienza.
Qui la scommessa: riesce il giro nella città con le suggestioni, le vetrine, i tempi, gli imprevisti, a mantenere integro quel codice diretto a cui hanno abituato il loro pubblico, un flusso legato agli sguardi suadenti di lei, alle epifanie di lui, sempre contornate da un alone misterioso? Lo scarto non è facile, i cambiamenti sono molti, la passeggiata nelle vie cittadine è una scommessa non agevole, e abbiamo approfondito con gli artisti le tematiche legate alla scelta ambientale. Abbiamo registrato la parte finale della nostra chiacchierata per condividerla con il pubblico e gli appassionati, ripercorrendo gli anni di esperienza e la caparbietà di questa nuova scommessa non facile, i cui equilibri sono ancora in assestamento. Prato da questo punto di vista è stata una tappa importante. Ecco il videoreportage, registrato in una casa in cui i due artisti hanno in passato realizzato anche un loro spettacolo.
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