ALESSANDRO MASTANDREA | Vi è mai capitato di consigliare a un turista smarrito nei dedali della vostra città un ristorantino tipico, sicuri del fatto vostro? Ebbene, per le insidiose vie dell’etere, “Che tempo che fa” è l’equivalente di quel ristorante, il luogo che qualsiasi agente dello spettacolo consiglierebbe all’artista desideroso di promuovere l’ultima fatica. Tutte e due le situazioni, in effetti, sono pur sempre legate al bisogno di soddisfare il proprio sostentamento. Certo, più che un oste, l’esile figura di Fabio Fazio richiama alla mente l’immagine del confessore, e il cubo dal quel conduce le proprie interviste quella del confessionale. E sebbene il colloquio con lui non brilli per riservatezza, e nemmeno garantisca il perdono da alcun peccato, la fila di fedeli verso quel particolare confessionale è molto lunga. In fondo la trasmissione condotta da Fazio è pur sempre il talk italiano di maggior successo, una delle poche punte di diamante rimaste alla Rai, e promuovere lì l’ultima fatica equivale a una vera e propria investitura. Ciò nonostante, non tragga in inganno quell’aria sorniona da curato di provincia: al suo capezzale si arriva solo se meritevoli di considerazione. Perché pochi sono i chiamati, ma ancor meno gli eletti.
Con la stessa forza con cui è dai suoi confidenti amato, con altrettanta è inviso alla schiera innumerevole dei non meritevoli, quelli che vorrebbero ma non possono. Additato di snobismo lui, come il suo salotto è ritenuto tra i più elitari e ristretti. Tra coloro che proprio non sanno farsene una ragione, come non menzionare i politici. Sempre alla ricerca del casus belli per dar fuoco alle polveri dell’inevitabile polemica, trovano in Fazio uno straordinario quanto smaliziato alleato, che con gesto abile e discreto semina bucce di banana lungo il tragitto percorso dagli intervistati. Gli esclusi, a ben guardare, avrebbero poco di cui lamentarsi. Per gli habitué dell’ambito salotto, superare indenni il fuoco di fila delle domande del presentatore non è certo una bazzecola, e quella poltrona, all’apparenza accogliente e confortevole, sa diventare d’improvviso rovente. Un destino, questo, maggiormente riservato agli ospiti più affezionati, quelli che abbassano la guardia senza remora alcuna, confidando nel sorriso angelico e sornione di lui, per antonomasia il presentatore della porta accanto, amico e confidente. Ma l’apparenza inganna, poiché dietro quell’aria rassicurante si cela un mortale tranello, un po’ come per la bioluminescenza con cui il melanoceto – pesce delle profondità marine dal profilo inquietante- attira a se le inconsapevoli prede. La coscienza del pericolo non potrà che giungere troppo tardi.
D’altro canto, per portare a casa la pagnotta si è disposti a tutto, anche a promettere di ritirarsi a vita privata nelle più desertiche regioni africane, come fece l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni, o più recentemente a fare il gesto dell’ombrello dedicandolo a Equitalia, come capitato a Maradona. Così, il poco salubre gesto del Pibe de oro è riuscito nel miracolo di unire visioni della fiscalità ritenute inconciliabili. Chi fino a quel momento aveva difeso condannati eccellenti per frode fiscale, si ritrova d’improvviso a braccetto con il proprio peggior nemico – che al massimo aveva sdoganato l’evasione in modica quantità – uniti nella comune critica all’ospite e – soprattutto – al presentatore. Che però non fa una piega, andando avanti con la sua collaudata e un po’ stanca formula liturgica. Un Letterman in chiave curiale, circondato da una nutrita schiera di aiutanti, chierichetti, sacrestani, e persino due perpetue. Luciana, la più matura, dalla voce stridula e sempre pronta a dire la sua su tutti e tutto, e Filippa, la più acerba, che sembra aver fatto voto di silenzio, cui è demandato il compito di introdurre i visitatori al celebrante Fazio. Meriterebbe certamente più spazio la mite e paziente Filippa, ma don Fabio sembra non accorgersene affatto, preso com’è a preservare anni di tradizione televisiva, nonché quello spazio nel palinsesto così duramente conquistato. In questo, non troppo dissimile da quei politici con cui suole polemizzare: gli uni e l’altro così indissolubilmente attaccati alle rispettive poltrone.
L’intervista a Maradona
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D’accordo su tutto, caro Alessandro. Tranne su Filippa. Che con quella bocca può dire ciò che vuole. Ma se sta zitta è meglio. L’ho vista un annetto fa presentare una gara di improvvisazioni. Stesso effetto afflosciante di Carla Bruni quando canta “Il cielo in una stanza”. E addio comicità.
E’ che mi ricorda il maggiordomo di Porta a Porta… costratto ad aprire quella nefasta porta senza poter mai dire la propria. Un lavoro del genre non si augura a nessuno….
Ineccepibile Ale… Però considera che quarant’anni di condanna ad aprire e chiudere la porta agli uscieri di Palazzo Madama e Montecitorio vale uno stipendio di oltre 10 mila euro lordi al mese. Ho i miei dubbi che a Filippa vada peggio. Credo che se ne stia facendo una ragione 🙂