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ALESSANDRO MASTANDREA | Le vie del talk di approfondimento politico sono finite. O almeno lo erano, fino all’arrivo di Paolo Del Debbio, classe 1958 da Lucca.

Tra i suoi tanti meriti, c’è quello di sapere sempre individuare e al contempo colmare i vuoti presenti nella nostra vita sociale, politica e culturale. La prima volta gli è riuscito nel ’94, quando contribuì a creare il soggetto politico più influente degli ultimi venti anni, Forza Italia. Ma poiché le disgrazie non finiscono mai, Del Debbio ha trovato il modo di applicare nuovamente la propria peculiare attitudine, riempiendo un vuoto ancor più grande. Nella TV così politicamente polarizzata degli ultimi anni, infatti, un’ossessione ricorrente e mai appagata, ha contraddistinto la turbolenta esperienza televisiva del centrodestra: quella, cioè, di non avere una voce amica capace di raccontare le sorti del Paese dal proprio punto di vista. Le strategie fino ad oggi adottate per promuovere una telegenia di destra, si sono dimostrate poco più che palliativi, e l’imposizione, quasi maniacale, delle regole della par-condicio ha generato risultati mostruosi: l’ossessivo rispetto del turno di parola, del numero di rappresentanti invitati, e anche del numero di sostenitori presenti in studio. Una ferita ancora aperta nel corpo dolorante della TV generalista che sembrava impossibile da sanare, quella cioè dell’assenza di un doppelgänger da contrapporre ai vari Michele Santoro e Giovanni Floris. Prima dell’arrivo di Paolo Del Debbio e di Quinta Colonna, sua ultima e felice intuizione, ricreare in provetta il talk che piaccia all’elettore medio di destra, ma che non faccia fuggire a gambe levate tutti gli altri si è sempre rivelata un’impresa titanica.

Un vero e proprio stakanovista il Nostro, che per recuperare il tempo perduto, non pago del canonico appuntamento settimanale riservato al genere, ha voluto per se anche uno spazio giornaliero. E’ mescolando nelle giuste quantità l’estetica del “Drive in” e di “Studio Aperto” con quella di blasonate trasmissioni di denuncia che si ottiene Quinta Colonna. Sacro e profano insieme, costume e politica, giornalisti e opinionisti moderati dalla mano sapiente del presentatore che non disdegna di parlare alla pancia del popolo, facendolo, invero, con genuina partecipazione. E per capire l’aria nuova che tira da quelle parti, bastano da sole le famigerate copertine, in apertura dell’edizione settimanale, di Mario Giordano, già direttore del Tg di rottura poc’anzi menzionato. Perché indignati va bene, purché con il giusto brio e una sana dose di funambolismi verbali: “e’ dunque ora di fare pulizia, ed è per questo che il tale consigliere ha comprato (con i nostri soldi, nda) una lavatrice”. In fin dei conti, il generoso mare dell’indignazione è grande abbastanza per tutti, e ognuno prende all’amo i propri pesci come può. Via dunque le sigle iniziali con quei motivi musicali così drammatici, tanto cari alla sinistra, dentro la ben più frizzante sigla sottolineata dal leggere motivo musicale composto da Nino Rota per il felliniano “Otto e mezzo”. E’ l’indignazione con la leggerezza, l’equivalente televisivo degli alimenti light, capaci di placare sia l’appetito che i sensi di colpa del goloso, sebbene a scapito del gusto e dei contenuti, non solo nutrizionali. E per riuscirci Del Debbio non si fa mancare proprio nulla nella rigida impostazione liturgica di puntata. Via i battibecchi in studio tra politici e giornalisti, dentro i collegamenti con la piazza (presa a caso tra Genova e Marghera) o gli RVM degli inviati a caccia di pareri tra la gente comune, meglio se anziana e al mercato. “Vergognosa casta”, “spese folli in regione” e “pensioni d’oro”, questi gli argomenti preferiti. E la strana commistione tra talk politico e varietà ha un miracoloso effetto sugli ospiti politici, indignati anch’essi nel giudicare il proprio operato in video, sorta di esperienza extracorporea fuori dai banchi del parlamento. In chiusura di puntata, infine, per non lasciare lo spettatore con l’amaro in bocca, spesse volte si vira coraggiosamente sul sacro o in alternativa sul costume.

Quinta Colonna, al pari di creature mitologiche come l’unicorno, è qualcosa di cui fino a oggi non si erano mai avuti avvistamenti sugli schermi televisivi, con Del Debbio suo indiscutibile demiurgo. Peccato dunque per le voci di chiusura delle ultime settimane. Un duro colpo per gli affezionati spettatori e una decisione inaspettata a detta del protagonista. Vuoi vedere che, da disoccupato, in questo clima continuo di campagna elettorale, il combattivo giornalista Del Debbio, presunto spin doctor di Marina Berlusconi, abbia visto un qualche vuoto da riempire e non si sia messo in animo di porvi rimedio per i futuri venti anni?

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