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ALESSANDRO MASTANDREA | Chi sperava che i family days di qualche anno addietro  fossero bastati, da soli, a ridare slancio alla famiglia in quanto istituzione, a rimetterla al centro del dibattito politico e civile,  prima cellula fondante della nostra società, sarà rimasto indubbiamente deluso. Complice la crisi economica, la famiglia, e con essa la coppia (rigorosamente uomo-donna), sembra essere posta sotto assedio, con rimedi come la solidarietà generazionale ridotti  a poco più che palliativi.  Se il tentativo di soccorso messo in atto dalla politica, in favore della famiglia, si è dimostrato fallimentare, per la coppia, suo nucleo centrale, un aiuto inaspettato giunge dalla televisione nella sua veste più rassicurante.

Data tuttavia l’eccezionalità del momento, le misure da questa messe in campo non potevano che essere straordinarie. Se è vero infatti che “quando il gioco si fa duro i duri iniziano a giocare”, non rimane allora che affidarsi a Rocco Siffredi, figura straordinaria nel panorama culturale italiano.

Che Rocco sia uomo poco avvezzo ai giri di parole è cosa nota a molti, egli ama andare subito al sodo e, nel caso specifico, irrompere nella vita delle coppie in crisi senza troppi preamboli. Via dunque  psicologi e dottori, come vuole il canone classico della TV, perché al fac-totum di “Ci pensa Rocco” non occorre l’assistenza di nessuno, la sua specializzazione in problemi affettivi l’ha guadagnata sul campo. La sua, come dimostrano i numerosi promo lanciati prima della messa in onda del programma, è stata una vera e propria ricerca spirituale, che se proprio non ascetica, l’ha reso un vivo sostenitore di una epistemologia del fare contrapposta a quella del solo sapere, demandando alla pratica sul campo la risoluzione dei problemi della coppia. Se dunque le circostanze della vita, il trascorrere del tempo e i ritmi stressanti, hanno logorato il vostro rapporto di coppia, non rimane che Rocco, unico vero specialista nel campo dell’amore.
Se è vero infatti che un libro non va giudicato dalla copertina e un attore da quella di un dvd, Rocco dimostra doti romantiche inaspettate, tali da contagiare chi gli sta attorno. Messa in un cantuccio la sua indole più hard, eccolo dunque scatenarsi nella sua versione soft: nessuna telecamera che si infila nell’intimità notturna dei due, quindi, piuttosto situazioni romantiche e giochi creati su misura delle singole coppie.  Giochi, situazioni e ambienti che difficilmente si ripetono tra una puntata e l’altra, una mancanza di schemi e liturgie che la differenziano dalla TV canonica. Quello che in fondo conta sono le situazioni, messe in scena ad arte e dotate di quel sano nonsense che tanto richiamano i più felici espedienti narrativi dei film tanto cari al Nostro. Una visione non certo tutta rose e fiori quella di questo novello dottor stranamore. Se da un lato dunque ci viene risparmiato l’immancabile commento degli esperti specialisti, Rocco non sa resistere alla tentazione di mettere un po’ di pepe tra i due. Va bene dunque la riscoperta del bacio come terapia votata alla riconquista di una certa romantica intimità, oppure le lettere e i video-messaggi in cui ripromettersi eterno amore, meglio però se intramezzati dal libero sfogo delle proprie pulsioni e fantasie,  esibite in favore degli sguardi sorpresi di ignari passanti o all’interno di feste di scambisti. Per quanto bizzarra risulti la terapia, le coppie sembrano rispondere bene, a conferma del fatto che il pubblico televisivo sa dimostrarsi più smaliziato di quanto la TV generalista non sappia.
Sovente, infatti, è proprio la donna a prendere in mano la situazione, nel tentativo di rinfocolare il desiderio sopito del consorte. Nel malaugurato caso che la controparte maschile si dimostri insensibile agli stratagemmi più spregiudicati (con lei che non disdegna di vestirsi come la tal professoressa delle superiori, o di cambiare, audacemente, la propria biancheria intima all’interno di un bar affollato)  Rocco non ha tema di utilizzare la necessaria terapia d’urto, mettendo in scena, a casa della coppia e con tanto di bara, il funerale del vecchio “lui”. Nel caso specifico Sandro da Roma, quello insensibile alle esigenze della compagna, l’eterno bambino che ha dimenticato come si bacia una moglie e troppo spesso manchevole nei preliminari più intimi. In tali circostanze il cambiamento (il trapasso) non è facile o indolore, ma per amore si è disposti a tutto, anche a morire, se necessario.
Non prima, tuttavia, che il povero “io” morente di Sandro, un attimo prima di esalare l’ultimo respiro,  in un disperato finale scaramantico, abbia toccato con vivace e soddisfatta insistenza i “gioielli di famiglia”. A riprova che “in amore come in guerra tutto è concesso”, a maggior ragione in TV.

Qualche reperto interessante.

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