Le principali sono la gestione amministrativa dei contratti, la gestione complessiva di progetti artistici e la gestione finanziaria, attraverso un fondo di garanzia che permette i pagamenti in tempi certi e ripara dal rischio di insolvenza della controparte. Sinteticamente, SMartIt consente agli artisti e ai creativi di occuparsi esclusivamente della propria professione, assumendosi l’onere di gestire tutti i connessi aspetti legali, amministrativi, economici e finanziari.
Negli ultimi anni si è assistito ad una crescita del Terzo Settore, in controtendenza rispetto agli altri settori dell’economia. In parallelo siamo stati testimoni dell’arretramento dell’impegno dello Stato e degli Enti Locali nei servizi ai cittadini. Il vuoto lasciato dal settore pubblico non elimina il bisogno di servizi pubblici essenziali. La cultura è un bene pubblico essenziale come lo sono la sanità, la mobilità, la giustizia. Il ruolo di SMart non vuole essere sostitutivo del necessario impegno pubblico nella cultura, ma vuole fornire un sostegno concreto a tutti gli artisti e i creativi, soprattutto se giovani e con poche possibilità di lavorare in autonomia. Agli artisti offriremo strumenti, non servizi: ossia mezzi per svolgere al meglio le loro attività. Non avremo clienti, ma soci, che attraverso il loro lavoro e il loro impegno contribuiranno alla crescita propria e della cooperativa, in un vero spirito mutualistico. Con SMart sono gli stessi artisti ad aiutare gli artisti.
E’ stata determinante. I fondatori di SMart (il progetto SMart nasce in Belgio) hanno ritenuto che C.Re.S.Co. fosse il partner adatto per valutare la possibilità e le condizioni per l’apertura di una SMart in Italia. La nascita di SMartIt avviene dopo uno studio di fattibilità condotto da un team di esperti selezionati da CReSCo, e finanziato da Fondazione SMartBe e Fondazione Cariplo. Dal punto di vista personale è anche grazie al perido di presidenza di CReSCo che ho potuto maturare la visione di sistema che ora mi è indispensabile per SMartIt. Tra le due organizzazioni c’è poi una coincidenza di valori: trasparenza, partecipazione, apertura. E di metodo di lavoro: gli artisti non possono più aspettare passivamente che qualcun altro risolva i loro problemi. E’ necessario impegnarsi in prima persona, in uno spirito mutualistico, ciascuno secondo le proprie possibilità e competenze. Il Fondo di Garanzia, ad esempio, viene alimentato anche da una quota dei proventi percepiti dagli stessi artisti.
C.Re.S.Co. è stato e continua ad essere un attento interlocutore del MiBAC rispetto alla riforma dei criteri di assegnazione del FUS. La mia opinione coincide con quella elaborata dal Coordinamento e condivisa in maniera ampia tra i promotori. Alcuni aspetti, peraltro suggeriti anche dal nostro “Decalogo sui Finanziamenti”, sono positivi. Mi riferisco alle nuove prospettive di triennalità di finanziamento (purchè non si trasformino in un elemento di rigidità del sistema), ai canali di accesso agevolati per le giovani compagnie, al tentativo di una maggiore interazione tra i settori e le discipline artistiche, al riconoscimento (peraltro ancora fumoso) delle residenze, ai nuovi criteri di “qualità indicizzabile”. Ci sono però anche alcune perplessità, relative ad esempio alla mancanza di una precisa ridefinizione della stabilità pubblica e privata e alla poca duttilità dei meccanismi di finanziamento delle attività all’estero. Infine molto potrebbe essere ancora fatto su due aspetti che ritengo cruciali: il monitoraggio e la valorizzazione della progettualità.