Bernard Malamud - L'uomo di KievEMANUELE TIRELLI | Un incidente devastante all’età di diciotto anni fece di Frida Kahlo uno degli artisti più famosi al mondo. Per Bernard Malamud iniziò invece tutto all’età di nove anni, quando convalescente per una polmonite ricevette in dono dal padre “Il libro della conoscenza”. Quell’enciclopedia per ragazzi rappresentò il suo primo contatto con la letteratura, primo e mai ultimo. Studente attento e appassionato, lettore instancabile e poi autore sorprendente, uno dei migliori che la narrativa abbia avuto. Nato e cresciuto a Brooklyn da un bottegaio e da sua moglie, entrambi ebrei e ucraini emigrati in America, porterà la sua vita e le sue origini nelle pagine che scriverà insieme all’importanza dell’esperienza. Quell’esperienza che insegna e permette di migliorare, cambiare e concedersi una seconda opportunità, “Una nuova vita”. Ma è anche e soprattutto l’autore del destino contrario, degli inciampi continui e dei ceffoni presi da una vita con le mani bagnate. Uno dei narratori che con i suoi personaggi ha saputo descrivere meglio le condizioni umanamente più difficili del suo tempo.
Il 26 aprile Malamud avrebbe compiuto 100 anni e la Mondadori lo celebra con il primo volume di un Meridiano che contiene romanzi e racconti scritti tra 1952 e il 1966, mentre Minimum Fax ha già deciso di applaudirlo con affetto e riconoscenza da qualche anno pubblicando tutte le sue opere, oramai fuori catalogo con Einaudi. Pochi mesi fa è stata la volta de “Il commesso”, mentre da aprile è in libreria “L’uomo di Kiev” che valse un Premio Pulitzer e un National Book Award.
Schivo, riservato e poco avvezzo a interviste e conversazioni sul proprio mestiere, Malamud visse sempre con la stessa donna, madre dei suoi figli, nella stessa casa e pubblicò sempre con lo stesso editore. Dalla sua opera prima The Natural (tradotto in italiano come “Il Migliore” e “Il fuoriclasse”) fu tratto un film con Robert Redford poco apprezzato dagli amanti di Malamud e dallo stesso autore. E poi The assistant (in Italia “Il commesso” e “Il ragazzo di bottega”) nel quale trae chiaramente ispirazione dalla figura di suo padre per creare il personaggio di Morris Bober. “Una nuova vita”, meraviglioso romanzo di cambiamento e possibilità, molto vicino a “La fine della strada” di John Barth e a parte della produzione di Richard Yates. E poi ancora “Le vite di Dubin”, “Gli inquilini”, “Ritratti di Fidelman” e le raccolte di racconti “Prima gli idioti” e “Il barile magico”, ancora disponibili in Italia in nuove edizioni, mentre “Dio mio, grazie” e “Popolo” non sono più rintracciabili se non a prezzi consistenti su ebay. A 100 anni dalla sua nascita, forse l’augurio più grande è che l’attività di Minimum Fax e Mondadori riesca a puntare nuovamente i riflettori su uno degli autori più interessanti e dei maestri delle storie brevi che la letteratura abbia mai avuto e che nel nostro Paese, come molti suoi colleghi americani, è ancora pressoché sconosciuto al grande pubblico che legge.