LAURA NOVELLI | Puglia. Due anni fa. Mentre sono in vacanza, Letizia Quintavalla e Rosanna Sfragara maturano l’idea di dare vita ad un progetto femminile che traduca l’Antigone in uno spettacolo adatto a bambine e bambini di età compresa tra gli otto e i dieci anni. Nasce così “Parole e Sassi (la storia di Antigone in un racconto-laboratorio per le nuove generazioni)” e nasce così il Collettivo Progetto Antigone che, coagulando intorno a sé diciannove attrici di Regioni diverse, inaugura una nuova modalità di pensare e di agire il teatro-ragazzi e, nel contempo, disegna i lineamenti di una piattaforma artistica di sole donne chiamate a lavorare insieme su e per uno spettacolo che è molto più di un semplice spettacolo. Tra le promotrici e artefici dell’iniziativa vi è anche Patrizia Romeo, attrice della compagnia romana Psicopompo Teatro, calabrese di nascita e studi al Piccolo di Milano, che in questo progetto figura nel team deputato all’ideazione e alla drammaturgia (insieme con le stesse Sfragara e Quintavalla, anche direttrice artistica, Agnese Scotti e Renata Palminiello) ed è interprete “incaricata” per il Lazio. “La nostra iniziativa – racconta – cuce insieme diversi obiettivi: innanzitutto si tratta di mettere in sinergia tra loro attrici per lo più precarie e di accogliere l’invito rivolto dal Movimento l’Italia non è un Paese per donne facendo un atto culturale che risponda a questa provocazione con una tragedia. Una tragedia, appunto, che si interroghi sul femminile, sul rapporto tra donna e potere, sulla relazione tra fratelli e sorelle, e che sia proposta nelle scuole primarie come arricchimento dell’offerta formativa ed educativa dei giovani alunni”.
Nel primo anno di vita (maggio 2012/giugno 2013), lo spettacolo è stato infatti presentato a ben 360 gruppi classe di tutta Italia (restano ancora escluse l’Umbria e il Molise) ed è stato visto da oltre 7000 bambini, anche da quelli che vivono in paesi molto piccoli o che frequentano le pluriclasse delle località di montagna. Sono poi arrivati gli inviti a partecipare a diversi festival, a replicarlo nella Casa Circondariale di Montorio, nella aule di Filosofia dell’università di Verona, fino all’importante riconoscimento dell’Eolo Awards 2013 come migliore Progetto Creativo. Ma certamente il vero successo di un progetto di questo tipo si misura proprio nel lavoro a scuola: in ciò che suscita nei piccoli, nelle opportunità che esso offre di ragionare insieme su temi “enormi” quali la fiducia, la sfiducia, l’obbedienza, la disobbedienza, la vita, la morte, il femminile, le relazioni familiari. “Il lavoro – riprende l’attrice – si presta ad un gruppo classe composto al massimo da 25 bambini e prevede 45 minuti di teatro e poi altrettanti minuti di laboratorio. I piccoli spettatori riflettono, fanno domande, ci aiutano ad aprire nuove prospettive sulla tragedia stessa. Per me è stata ed è un’esperienza eccezionale. Non avevo mai recitato per un pubblico di bambini e devo riconoscere che essi sono degli ascoltatori formidabili. All’inizio ero molto preoccupata di come potessero reagire di fronte a tematiche forti e invece mi hanno stupita. Sono più maturi emotivamente di quanto pensassi e fanno emergere aspetti che non sono poi così scontati”. E sono così tanti e belli e significativi i pensieri dei piccoli spettatori raccolti a margine delle numerose repliche di questo lavoro. Così tanti e belli e significativi che sono stati anche inseriti in un diario di bordo a firma di Marina Olivari. Leggendone alcuni, si nota chiaramente come i bambini abbiamo apprezzato in primo luogo la semplicità dell’allestimento, la forza di un racconto che, come indica il titolo stesso, fa leva essenzialmente sulle parole e su dei sassi, usati come personaggi ed elementi scenici. Le parole che li colpiscono e li affascinano arrivano da Sofocle ma non solo. “Lo spunto per lavorare su questa tragedia ci è venuto dalla pubblicazione del libro per ragazzi La storia di Antigone raccontata da Ali Smith, ma poi siamo tornate a Sofocle, tanto che buona parte del testo rimane fedele all’originale, con inserti di Anouilh per il prologo. Ma ci tengo a dire che è un lavoro in continua evoluzione e che a questa evoluzione concorre l’apporto di tutte le partecipanti al Collettivo. Crediamo molto nel progetto e in questa modalità di lavoro, e non potremmo aderirvi senza una condivisione totale degli obiettivi. Quando ci ritroviamo insieme per delle residenze laboratoriali mettiamo a fuoco cose sempre nuove e c’è tanta voglia di crescere”. Così tanta che nei prossimi mesi il Collettivo potrebbe aprirsi anche all’estero: “Parigi è già entrata nella rete, e forse presto potrebbero entrarci realtà portoghesi, rumene, belghe. Abbiamo dei contatti ma è ancora prematuro parlarne”. Ovviamente, in estate l’attività si ferma, mentre non si ferma il “pensiero” intorno al progetto (e, anzi, ben vengano vacanze feconde come quelle pugliesi di due anni fa) e non si ferma l’attività personale delle singole attrici. Romeo, ad esempio, sta lavorando con Psicopompo Teatro (regista Manuela Cherubini) all’allestimento di “Breve racconto domenicale” dell’argentino Matias Feldman, mai rappresentato da noi e forse degno successore, nel cuore della compagnia romana, di Rafael Spregelburd. “Psicopompo – conclude l’attrice – ha un legame molto forte con la drammaturgia argentina. Questo è un testo sorprendente che racconta una domenica in cui sembrerebbe non succede nulla: quattro persone, due coppie, parlano semplicemente dei loro pensieri, dell’amore che finisce, e lo fanno in modo disincantato, ironico, nuovo, preparando un finale a sorpresa che non svelo. L’idea distributiva sarebbe quella di fare delle tournée cittadine portando lo spettacolo una volta a settimana in spazi diversi della medesima città. Ma, anche qui, aspettiamo l’autunno”. Tutto può cambiare. Tanto più a teatro.