RENZO FRANCABANDERA | Sarà il tempo mite, il chiostro del Piccolo di Via Rovello che è un posto fantastico, inclusivo e che ancor più potrebbe esser sfruttato per creare e pensare socialità; sarà che in fondo questa benedetta “nuova drammaturgia” seppur a fatica un pubblico in questi anni se l’è creato; sarà che ormai da quattordici anni Tramedautore è il primo sussulto teatrale della stagione meneghina.
Sarà quel che sarà, ma il XIV Festival internazionale della nuova drammaturgia, in corso fino al prossimo 28 settembre fra il Piccolo Teatro Grassi, il Chiostro Nina Vinchi e il Teatro Studio Melato, sta incontrando un pubblico numeroso, vivace, sotto l’occhio contento dell’ideatrice storica Angela Calicchio, cui si è aggiunta da Tatiana Olear.
Il festival ogni anno sceglie un continente e alcune macroregioni di cui indagare la creazione drammaturgica. L’ispirazione eurasiatica di questa edizione nasce dalla sommatoria delle opere selezionate al festival PIIGS, acronimo per indicare i paesi impoveriti europei, ovvero Portogallo Italia Irlanda Grecia e Spagna, ognuno rappresentato da un drammaturgo, e un focus sugli Asian Tigers, i paesi asiatici del grande boom degli anni novanta.
Quanto al progetto PIIGS, primo festival di teatro sul dramma della crisi, istituito da Perpetuummobile e Espai de creaciò Nau Ivanow, che ha commissionato cinque testi ad altrettanti autori residenti nei paesi coinvolti, il progetto ha coinvolto i più promettenti drammaturghi europei per interrogarsi sulla crisi. Registriamo il successo avuto dal testo di Davide Carnevali (Italia) con “Confessione di un ex presidente che ha portato il suo paese sull’orlo della crisi” (messo in scena da un intenso Michele Di Mauro con il notevole contributo di suoni di G.u.p. Alcaro), un monologo utopico che speriamo di ritrovare presto nelle stagioni di qualche teatro, con un produzione solida.
Abbiamo anche assistito alla messa in scena del testo di Ferran Joanmiquel Pla (Spagna) La Crida – L’appello (regia di Carolina De La Calle Casanova). Il testo è appunto un appello di quello che si scopre presto essere un attivista di destra in campagna elettorale. La consegna di volantini senza testo e con una semplice celtica dà il via ad uno spettacolo, in cui Fabiani, complice l’utilizzo del pubblico come alterità dialogica muta, sviluppa la vicenda tutta psicologica di un portatore di disagio urbano, una figura il cui portato sociale è quello della piccola borghesia travolta dalla crisi. La drammaturgia non regala vette di ironia davvero sferzante né momenti drammatici, costringendo ad un’interpretazione di emotività ondeggiante e fatta di improvvise esasperazioni di qualche piega di un testo che comunque non offre particolari slanci. Fabiani riesce meglio sui toni dell’ironia sociale, e riteniamo possibili margini di miglioramento (visto anche il poco tempo a disposizione per la preparazione) nella cifra drammatica. Il transito e la modulazione di emotività resta la chiave di lettura necessaria di questo testo, cui già evidentemente un lavoro della regia è stato dedicato, ma che ancora necessita di altro per permettere all’attore di sfuggire alla corda emotiva più consumata per trovarne una originale, lontana da eccessi interpretativi.
Bella festa poi domenica pomeriggio per il concerto gratuito del fisarmonicista Jovica Jovic, straordinario musicista rom serbo, che ha girato l’Europa con la sua fisarmonica esibendosi in teatri e balere, matrimoni e festival, qui accompagnato dalle percussioni di Petar Marinkovic e dalla voce di Francesca Biffi.
Passiamo agli Asian Tigers, e all’attenzione dedicata alle drammaturgie provenienti da Corea del Sud e Singapore, società in cui modernità economica e impostazione sociale arcaica trovano una convivenza non priva di contraddizioni.
Abbiamo assistito Martedì 23 ad una mise en espace di Best of, del drammaturgo di Singapore (regia di Tatiana Olear con Arianna Scommegna), il racconto di una giovane donna musulmana impossibilitata a ottenere il divorzio, fra vicende familiari, società multietniche e parentele borderline. Su uno sfondo di metropoli e grattacieli che alternano giorno a notte, pioggia a sole, il testo parte con una scrittura dialogica lucida e divertente per poi passare al monologo della donna alle prese con le sue difficoltà. Nella prima parte la Scommegna riesce a dare una coloritura efficace, in cui Singapore e Cinisello Balsamo sono vicinissime, e l’immigrata malese di Singapore assomiglia a quella di Milano, quasi che la giovane musulmana fosse parente stretta della sua storica Molli. Purtroppo il testo si perde poi in un monologo su famiglia e società con troppa carne al fuoco ma nulla cotto per bene, e finisce per collassare su se stesso, vanificando lo sforzo interpretativo.
Nel prossimo fine settimana, segnaliamo venerdì 26 settembre al Piccolo Teatro Grassi “La mia massa muscolare magra” di Tobia Rossi (alle ore 19.00), e poi Massimo Sgorbani con “Fiorirà la mandragola” (alle ore 21.00).
Sabato 27 settembre alle ore 16.00 debutta la produzione teatrale di Emergency: “Stupidorisiko”, testo e regia di Patrizia Pasqui con Mario Spallino, cui segue “Il partigiano Franca”, (alle 20.30) omaggio a Franca Rame con Marina De Juli.
Domenica 28 settembre gran finale con il teatro di narrazione femminile italiano: la giovane Elisa Porciatti (alle ore 16.00) con Ummonte (menzione speciale al premio Scenario 2013), e Taddrarite (Pipistrelli), miglior spettacolo al Roma Fringe Festival 2014, scritto e diretto da Luana Rondinelli (alle ore 20.30).