RENZO FRANCABANDERA | unnamedSta per cominciare a Bari uno dei progetti inseriti tra gli Start up dell’Assessorato alle Culture. Il titolo richiama un testo di Erri de Luca di qualche anno fa: Il peso della farfalla. Il sottotitolo, nel segno delle differenze, riprende un tema che avevamo già affrontato in passato proprio da Bari parlando del Festival delle Donne e dei saperi di genere. Ne parliamo con Clarissa Veronico ideatrice del progetto.

Che cosa è Il peso della farfalla e come nasce?

E’ un percorso multidisciplinare che ha al centro il teatro. Non è una rassegna teatrale, ma tutto quello che offre arriva prima o poi al palcoscenico. Nasce da un’associazione culturale, Punti Cospicui. Io e Antonio De Mattia, socio e compagno di riflessioni, ci siamo occupati in diversi ambiti di accompagnare e curare la produzione di artisti di origine pugliese che oggi sono affermati sul territorio nazionale. Eravamo una specie di guida alla produzione. Poi abbiamo fondato Punti Cospicui. Il nome deriva dal linguaggio nautico: il punto cospicuo è un punto di riferimento a terra che serve a orientarsi. Nel 2012 è nata la prima edizione de Il peso della farfalla, realizzata presso il Nuovo Teatro Abeliano. Abbiamo messo insieme, sullo stesso palcoscenico e nella stessa casa, tre spettacoli sul tema del conflitto. Sempre nel 2012 è nato un legame di condivisione con il Festival delle Donne e dei Saperi di Genere. Il Festival, ideato da Francesca R. Recchia Luciani fa capo al Centro Interdipartimentale di Studi sulle Culture di Genere dell’Università e consiste in un mese di incontri sui temi delle differenze sessuali, di genere, identità e orientamento. L’idea è quella di confrontare saperi e vissuti intorno ai ruoli sociali, al rapporto con il potere e il corpo. Con questa edizione de “Il peso della farfalla, nel segno delle differenze” facciamo convergere gli interessi e le riflessioni affinché ci sia un dialogo continuo e non occasionale.

È quello che si chiama mettere a sistema?

Ci piace tenere insieme complessità e autonomia. Siamo partiti dall’osservazione che le contraddizioni sociali, le relazioni interpersonali, sono i cardini della più alta tradizione teatrale e ancora il terreno di ricerca dell’arte contemporanea. Il teatro è capace di interpretare, con la forza della visione poetica, quanto non è comprensibile razionalmente e culturalmente. Ha la capacità di spingersi oltre, di interpretare la relazione tra esseri umani, capace di riproporre il corpo e il gesto al centro di una scena che non ammette pregiudizi né costrizioni. Quindi quale occasione migliore se non il teatro per dialogare con quanti operano in altri ambiti e con altri saperi? Di fronte a un dibattito così serio come la relazione con il potere, i diritti, l’educazione, l’identità come potrebbe il teatro restare muto e chiuso, e come potrebbe la vita fare a meno del teatro?

Come e quando si svolgerà il progetto?

Nel mese di settembre abbiamo realizzato un laboratorio di scrittura dal titolo “Con Te Senza” rivolto a un gruppo di quarantenni e a uno di settantenni. Ci ha ospitato il Caf Cap Japigia Torre a Mare, un luogo pieno di vita e di professionalità. Il tema della scrittura è stato il non-detto relazionale tra queste due generazioni, nella convinzione che molto del gap culturale che ci assedia sta nel fatto che la nostra generazione “adulta” non ha fatto per nulla i conti con la generazione precedente. Non riesce ad accettare fino in fondo il distacco e probabilmente in questa difficoltà risiedono molti vizi della nostra inadeguatezza relazionale e culturale.
Il 10 novembre presso la Mediateca Regionale, un luogo significativo per lo spessore dell’offerta culturale che sta sviluppando, saranno presentati tre pezzi teatrali in video, si chiama Trilogia della Norma.

Che cos’è ?

L’operazione è curiosa. Quando nel marzo scorso in concomitanza con il Festival delle Donne riflettevamo sull’educazione dei bambini ci sono venuti incontro tre brani letterari, molto distanti tra loro per forma e lessico, ma assolutamente vicini per contenuti. Ci siamo rifiutati però di farli leggere dal vivo a degli attori perché non ci piace l’idea che l’attore sia spesso usato come bravo lettore. Allora abbiamo deciso di affidare i tre testi a tre attori, lasciarli liberi nella lettura e poi registrali in video con un montaggio, molto semplice, che permette però una fruizione mediata. I tre pezzi sono una sorta di viaggio nel tempo, del 1860 c’è Herculin Barbin con Una strana confessione affidato a Christian Di Domenico, del 1910 c’è Carlo Michelstaedter con La persuasione e la Rettorica affidato a Saba Salvemini, del 2013 c’è Beatriz Preciado con un articolo sui diritti dei bambini queer affidato a Roberto Corradino. In tre epoche così diverse tutti scrivono della costrizione normativa operata sui bambini, attraverso l’educazione, la scuola, la sessualità. Lingue, stili e contesti diversi contro l’omologazione e la soppressione della libera identità. Ci piaceva l’idea di questi tre pensieri in arte, in voce e in video affidati a tre attori che consideriamo tra i migliori residenti in Puglia. Ci piaceva anche che ciascun attore potesse incontrare il testo scegliendolo secondo le proprie corde senza forzature da parte nostra. Il resto lo ha fatto il montaggio di Nole Biz e la scelta d’amore di una piccola colonna sonora di intermezzo che è la canzone dei Rammstein, Du hast.

E il teatro?

Il 14 novembre ospitiamo La Borto, spettacolo pluripremiato ma mai stato a Bari, di Scena Verticale per l’interpretazione di Saverio La Ruina. La protagonista, Saverio La Ruina appunto, racconta l’universo femminile di un paese del meridione. Schiacciata da una società costruita da uomini con regole che non le concedono appigli, racconta il suo calvario in un sud arretrato e opprimente. Lo fa con toni ironici, realistici e visionari. Assolutamente duro e ancora attuale.
Poi il 28 novembre c’è l’esito pubblico del laboratorio di scrittura, e vedremo che tipo di piccole trasformazioni siamo riusciti a mettere in atto.

Come continua?

Nel 2015 ci sarà un nuovo percorso in concomitanza con la quarta edizione del Festival delle Donne. Bari sta lavorando per diventare una città metropolitana, i nuovi assessorati hanno intrapreso strade coraggiose, Matera, così vicina, sarà capitale europea della cultura nel 2019. Non possiamo proprio permetterci di rimanere legati a un’idea di identità univoca e omologata. Nella vita e nel teatro.