FRANCESCA GIULIANI | All’interno della rassegna Il cinema racconta il teatro, il TTV22 Festival ha ospitato quest’anno la giovane compagnia riminese Big Action Money con la performance Kislorod (Ossigeno), azione scenica sul film dell’artista russo Ivan Vyrypaev. Sia sceneggiatura cinematografica sia testo teatrale, Kislorod è stato allestito per la prima volta in Italia da Teatrino Clandestino nel 2007.
La forma drammaturgica è molto originale: è la partitura musicale di uno spettacolo che sta in bilico tra teatro e concerto techno, di un film che si muove tra cinema pulp e video musicale. L’azione si apre con un dj che presenta un album: Ossigeno (i dieci comandamenti). Due attori/speaker radiofonici, attraverso dieci brani dialogici, svelano le problematiche delle nuove generazioni russe, e del mondo contemporaneo più in generale, intessendo la narrazione su due strutture bibliche: il sermone che Gesù rivolge ai suoi discepoli, Il discorso alla montagna, e il Decalogo contenuto nell’Esodo e nel Deuteronomio. A Riccione, all’interno di una sala del Cinepalace, il regista Teodoro Bonci del Bene è in scena. Come orchestrando un concerto da camera, dà il via all’azione, sincronizzando le entrate e uscite vocali dei due attori sulle scene del film che scorre alle loro spalle. Dialogando “in presa diretta” con le immagini in movimento sul grande schermo, Emanuele Valenti e Kristina Likhacheva danno voce ai loro doppi virtuali. Al centro del dramma non c’è l’azione ma il racconto. La narrazione, accompagnata dalla colonna sonora del film che fa da sfondo, traccia le linee di una storia d’amore tra due ragazzi. Già nella recitazione dal vivo dei due attori/speaker, di origini russe lei, napoletane lui, è ricalcata la differenza territoriale e culturale che distanzia i personaggi sullo schermo. Sono molto diversi, lui viene dalla provincia, lei dalla città, ma entrambi si oppongono con rabbia alla malattia che li annienta, quell’asfissia che è mancanza di ossigeno, di stimoli vitali, di libertà in una società moralmente violenta e corrotta come la Russia post-sovietica. Gli attori non s’identificano con i loro personaggi, anzi se ne distaccano narrando le vicende in terza persona. Il dramma si sviluppa nel continuo andirivieni degli attori dai personaggi a loro stessi, al loro essere, mentre sono intenti a illustrare l’inapplicabilità delle leggi bibliche nel mondo odierno. Il fondale, smisurato alle loro spalle, non li soffoca, anzi, la loro potente presenza e precisa interpretazione aumentano quelle immagini che scorrono fino a confondersi all’interno dello stesso meccanismo che Vyrypaev crea. “Non posso dire così, perché tu non mi hai scritto il testo apposta”, pronuncia Likhacheva facendo cadere ancora più fortemente lo spettatore nel vortice di questo teatro, dove è spesso il linguaggio a generare menzogne e illusioni, oppressioni e violenze.
Alla dichiarata mancanza di libertà degli attori virtuali, che rivendicano all’autore il diritto di parola, nel Kislorod di Big Action Money si aggiunge un ulteriore livello di costrizione, il doppiaggio guidato dal regista, che amplifica quel meccanismo che Vyrypaev ha creato. Quest’azione scenica è all’interno di una ricerca più ampia che la compagnia sta portando avanti intorno all’opera di Ivan Vyrypaev. Traduzioni di testi, visioni di opere filmiche, reading, messe in scena si sono susseguite in questi mesi all’interno del “Cantiere Vyrypaev”, vere e proprie giornate di studio che Big Action Money sta proficuamente affiancando al suo percorso artistico.