Esistono l’alta moda, il prêt-à-porter (di diversi prezzi e qualità) e il prodotto dozzinale a basso prezzo. Queste le tre grandi categorie, poi ci sono i falsi, i resti di magazzino (outlet), l’usato (vintage), il fatto a mano, il fatto a mano etico, bio, organico e santo e il fatto a mano burda e simili.
Ingeborg Bachmann pensava che fosse molto meglio comprarsi un vestito di alta moda ogni tre anni che tre vestiti all’anno dai grandi magazzini. Credo che avesse ragione. Un cappotto di dior probabilmente dopo dieci anni sarà ancora bello, un cappotto di zara verrà voglia di buttarlo dopo due anni e un cappotto ‘altro’ non arriverà alla primavera. Per non dire delle scarpe!
Nel campo della moda non ci sono equivoci: paghi molto un buon prodotto e poco un prodotto di bassa qualità. Qualche volta può capitare di pagare poco un prodotto di ottima o buona qualità perché è un pezzo rimasto unico, perché una signora l’ha regalato a qualcuno che lo ha rimesso sul mercato, e così via. Qualche volta può capitare di pagare troppo qualcosa perché è un falso non dichiarato o perché qualche acquirente sprovveduto si trova sempre.
A teatro non è così: costa tutto uguale o quasi. La maggior parte delle volte lo spettatore, quando compra un biglietto, non sa se sta comprando un cappotto di zara o un cappotto di dior o un cappotto della merceria in zonasarpi (fatto da operai sottopagati) o, infine, un cappotto fatto a mano, in casa, grazie ai cartamodelli di burda.
Il teatro costa poco e se qualche volta ti fanno vedere uno spettacolo bruttino (merceria zonasarpi), o di teatro amatoriale (burda) spacciandolo per uno spettacolo bello e fatto da professionisti, in genere, se te ne accorgi, non ti arrabbi. Gli spettatori tendono a perdonare gli inganni. In fondo è come pagare per una falsa borsa di prada il prezzo di un’autentica borsa carpisa. Certo, se riesci a pagare un falso prada, che sembra un vero prada, quanto un autentico orrore in plastica sei più felice (anche se dovresti sentirti in colpa).
I soldi sono importanti per dare un valore alle cose e se tutto costa uguale è più difficile giudicare, soprattutto se sei uno di quelli che non nota se le asole della manica di una giacca sono vere (cioè aperte) e non sai cosa è la vicuña.
Sono una donna frivola e questi pensieri mi sono passati per la testa dopo aver visto, una sera dopo l’altra, tre spettacoli sul potere. In uno c’era un Hitler più dalla parte di Sokurov (Moloch – 1999) che da quella di Hirschbiegel (La caduta – 2004). Nell’altro c’era un imperatore romano, femmina e poi neonato. Nel terzo c’era un re, anzi tre…
Uno dei tre spettacoli era un vestito di antoniomarras (alta moda), non perfetto, un prototipo mai arrivato sulla passerella, ma era un abito di marras che qualsiasi persona avrebbe il piacere di indossare. Il secondo era un vestito di chiaraboni (prêt-à-porter), une petite robe sbagliatissima, che ti faceva venire voglia di andare a cercare la stilista per urlarle: cosa ne hai fatto del tuo talento? perché hai sciupato questa occasione usando materiali scadenti? Il terzo era un vestito fatto a mano, in casa, con i cartamodelli di burda e che l’indomani mattina, dopo la festa, finirà nel sacco della Caritas.
Mi piacerebbe essere meno frivola e non prendermela se non tutti sono capaci di riconoscere la qualità di un vestito.
Ah! volete sapere i titoli dei tre spettacoli? Forse domani, o più tardi.