ELENA SCOLARI | debutta-al-teatro-biondo-otello-di-luigi-lo-cascioOtello significa gelosia, significa il tarlo che si insinua fino a farti sragionare, fino al delitto. Otello significa frustrazione per un incarico da luogotenente dato a qualcuno che non sei tu, Iago, e allora costruisci un intrigo diabolico, vuoi annientare gli onesti che ostacolano la tua carriera.
La nomina di Cassio ti ha fatto incazzare parecchio, lo possiamo capire, così inganni il povero Otello trascinando lui, l’innocente Desdemona e Cassio stesso in una tragedia, la cui responsabilità ti porterai dietro per sempre. La tua trama è ben congegnata, astuta e sottile, e un guerriero fiducioso e sanguigno come Otello ci casca. Sei spregevole ma intelligente, e a teatro funziona, hai sempre conquistato il pubblico, affascinato dalla cattiveria e avvinto dalla scaltrezza.
Ma Luigi Lo Cascio, secondo me, non ti rende giustizia: semplifica la tua arte ingannatoria facendoti spiattellare in modo niente affatto suadente il dubbio che dovrebbe invece crescere pian piano, il fievole sussurro che dovrebbe diventare – lentamente – un grido insopportabile.

All’inizio quel telo bianco, il grande fazzoletto che cala dall’alto nel buio è bello, sentiamo i versi endecasillabi di un aruspice siciliano che prevede disastri, se quel fazzoletto verrà perso, e infatti la tua storia, invece di finire, comincia a schifìo, gli omicidi sono già compiuti.
Il tuo amico soldato, una specie di aedo (Giovanni Calcagno), ci accompagna e ci spiega come si sono conosciuti Desdemona e Otello, ci spiega che in realtà il fatto che fosse nero di pelle non ha alcuna rilevanza, ci spiega che il fatto stava nella differenza tra masculofimmina, ci spiega la tua versione. Ci spiega tutto, Iago! Noi avremmo capito anche da soli, nonostante il siciliano stretto. Il professore soldato ci crede troppo alunni, credimi.
Per alleggerire la tua colpa ci informi anche, tu medesimo in abiti d’oggi, che da ragazzino vedesti tua madre giacere con un uomo che non era tuo padre, del resto le fimmine sunnu tutte bottane, si sa, e quindi tu odi le donne, ecc. ecc.
Ma allora hai studiato la psicanalisi, perdinci! Ecco cos’erano le proiezioni informi sul fazzoletto gigante: le macchie di Rorschach!

E quei due? Come si comportano? Otello e Desdemona (Vincenzo Pirrotta e Valentina Cenni) sono proprio bravi, questo te lo devo dire. Lei è bella, rossa di capelli, parla in italiano perché la nitidezza della comprensione è la purezza del comportamento, ci confida che da piccola giocava alla guerra, non con le bambole, non è così aerea, è la guerriera bedda, e capiamo la sua attrazione per i racconti di Otello, combattimenti esotici, vin di Cipro e malvasia. Non gli sarebbe mai infedele.
Lui è virile, terrigno, forte, maschio. E’ pallido (l’hai dipinto tu di bianco, vero?), ma ha voce potente. Qua e là esagera un po’ nell’esibire la lacerazione e la rabbia, non trovi? Rischia un po’ l’effetto King Kong. Ma quando ci parla della morte del fratello in battaglia è irresistibile. Ti sei trovato ottimi compagni di disavventura.

Vi muovete in uno spazio scuro, piuttosto spoglio, siete tutti vestiti di nero, le luci arrivano come coltellate dalle quinte, a tradimento, sembra. Gli oggetti scendono dalla graticcia appesi a corde, li usate ma non li comandate, forse un simbolo dell’ineluttabilità dei fatti già consumati.

Insomma, fin qui anche l’autore della tua storia, della tua vita, anzi, potrebbe avere solo qualcosa da eccepire, tu hai dichiarato che ti sei a lui “liberamente ispirato”, quindi è la tua riscrittura, hai scelto la lingua sicula, che sa di antico, hai scelto di trascurare il Doge, Brabanzio, Roderigo, Emilia e gli altri, tutto legittimo.
Ma a questo punto, Iago, succede qualcosa di inaspettato, per non dire inusitato: il soldato/aedo non è più lo stesso, Otello è divenuto Astolfo e insieme vanno sulla luna a bordo di un ippogrifo. Non a recuperare il senno (che qualche utilità l’avrebbe) ma il fazzoletto di Desdemona, perché il moro, visibilmente confuso e pentito, vuole fare un altarino alla moglie. Sono turbata, da questa trasferta spaziale.
Sulla luna ci sono le anime di tutte le donne uccise dai mariti, è la spiegazione. Sarà anche poetico ma non mi convince.
Poi compare un cielo stellato sul fondo e i due diventano Totò e Ninetto Davoli di Che cosa sono le nuvole di Pasolini (i burattini di Iago e Otello, nel film) e l’ormai immancabile meravigliosa straziante bellezza del creato.
E qui, caro Iago, nella tua versione non ti seguo più. Ne’ sulla luna ne’ sulle nuvole.
Io rimango a Cipro.

Otello
ProduzioneTeatro Stabile di Catania e ERT Emilia Romagna Teatro