illustrazione di Federico Maggioni

COSIMA PAGANINI | Il teatro era pieno. Durante l’intervallo le facce degli spettatori: critici, attori (tanti), operatori teatrali, intellettuali (persone dall’ottimo gusto e persone dal pessimo gusto) mostravano contentezza e soddisfazione. Nessuno aveva dormito (anche perché appena qualcuno tentava di appisolarsi qualcun altro cominciava ad applaudire l’esibizione di un attore), tutti avevano capito tutto, tutti avevano riso, sorriso, applaudito.

Capita di andare a vedere uno spettacolo e trovarsi di fronte a un dior (vedi Ranuncoli#14/1). Poi guardi la seconda parte e cominci a sentire che qualcosa non va.  E non andava nemmeno prima ma non te ne potevi accorgere perché eri incantata dalle funambolerie degli attori. Poi mentre stai andando a casa il tuo accompagnatore ti dice che era proprio un bel dior quello che avevate visto e ti guarda per cercare una conferma ma tu non riesci a cancellare il disagio e allora l’accompagnatore ti chiede se qualcosa non va: non ti è piaciuto lo spettacolo? Mi è piaciuto. Gli attori? Bravissimi. Il testo? Bello. L’allestimento? Bello. E allora perché sei perplessa?

Forse l’alta moda non mi basta più. In fondo non ho mai pensato che la moda sia arte e che i creatori di moda siano artisti. Forse adesso avrei voglia di un Freud (Lucian) o un Castiglioni (Niccolò) …

Pensi che sia uno spettacolo inutile? Stai per dire di sì ma  improvvisamente capisci: Lehman Trilogy non è TOV! E lo dici perché lo avevi sentito dire da qualcuno durante l’intervallo ma lo avevi cancellato e ora finalmente il disagio scompare.

Nei giorni della Creazione quando YHWH contempla ciò che ha creato, egli vede che è tov: parola che copre il significato semantico di “bello, giusto e buono”, fusione della dimensione etica ed estetica. La bellezza sottratta alla giustizia non è che un idolo, è letteralmente demoniaca, dai-mon che separa ambiti del reale che devono restare uniti. Una cosa ingiusta non può essere buona.