ALESSANDRO MASTANDREA | Via le interminabili liste da leggere in due, via l’ospite socialmente impegnato chiamato a dire la propria su questi tempi incerti, via anche la satira caustica di Maurizio Crozza, l’edizione 2015 del Festival della canzone italiana lavora per sottrazione, ed è votata alla semplicità. Quel che rimane sono la musica, un Carlo Conti sempre più erede di Pippo Baudo e ben tre vallette. E non sarebbe potuto essere diversamente, visto che era tutto già scritto in quel “tutti cantano Sanremo”, tema centrale di questa edizione, foriero di aneddoti e amarcord da parte di ospiti e star internazionali. Che questa lettura più “smart” dell’evento canoro sia stata la carta vincente da giocare, ce lo ha confermato il trionfo unanime attribuito alla manifestazione. Un trionfo da dividere in tre parti: una per “Il Volo”, vincitore predestinato della competizione canora, una per la RAI che ha raggranellato indici di share che non si vedevano da 15 anni, e, soprattutto, una per Carlo Conti che ha riportato il festival alla sua radice nazional-popolare. Un festival che ha fatto della ricerca della “normalità”, tanto agognata dalla gente comune in tempi di congiuntura economica negativa, assicura l’illustre sociologo e showman televisivo Conti, la propria missione.
Un ritorno a una TV di puro intrattenimento, attenta alle altrui suscettibilità politiche, comica quanto basta, pur senza graffiare, orgogliosamente autoreferenziale.
Ecco dunque Sanremo 2015 che rimette al centro la musica per non dispiacere a nessuno, spettacolo televisivo che non punta lo sguardo al di fuori della propria cornice, bensì nelle profondità di essa, in un gioco di rimandi e mise en abyme, capace di dare una lettura del nostro paese attraverso la propria lente iconografica.
Sicché nel turbinio di ospiti e cantanti che hanno affollato il palco del teatro Ariston, troviamo un po’ di tutto: l’immancabile parentesi calcistica costituita dal CT della nazionale Antonio Conte e dal presidente della Samp Massimo Ferrero detto “er Viperetta”, le eccellenze del made in Italy di cui l’astronauta Cristoforetti è portabandiera (con tanto di finta diretta dallo spazio), l’autentica “carrambata” della reunion di Al Bano Carrisi e Romina Power, le star holliwoodiane Will Smith e Charlize Theron.
Il tutto condito da un’abbondante spruzzata di personaggi presi a prestito da format televisivi di successo quali X-Factor, Amici e Zelig.
Come dite? Una visione del bel Paese un poco limitante?
Corre voce, in effetti, che sia stato lo stesso Carlo Conti a prendere coscienza del problema, pretendendo per se, in queste ore così cruciali per il rinnovo, maggiore libertà creativa al fine di rimuovere un poco di quella patina di televisione stantia in favore di una ritrovata verosimiglianza. E così sembra proprio che, già dal prossimo anno, verrà dato un peso maggiore alla giuria popolare, le cui fila saranno però rinforzate dall’innesto dei tre giudici di Masterchef Italia.
Per chi non lo conoscesse, “er viperetta” visto da Crozza.