IRIS BASILICATA | I racconti degli amici (perché sono sempre i racconti degli amici) narrano di contrattazioni con donnine allegre e poco vestite e di avventure erotiche sfociate in situazioni non sempre piacevoli. Per una volta, ci concediamo anche noi il lusso di contrattare per una prestazione. Non siamo però sulla Togliatti o sulla Colombo bensì a Cinecittà. È qui che dopo oltre 370 repliche si è trasferito Dignità autonome di prostituzione. Per una sera addio moralità, salutatela con la manina ed entrate nella casa chiusa dove potete gustare le vostre pillole di piacere. Il format ideato e diretto da Luciano Melchionna e Betta Cianchini stavolta veste i panni del mito del cinema grazie alla location che lo immerge in un’atmosfera filmica.
40 attori e 10 maitresse non vedono l’ora di vendere la propria arte per qualche dollaro. Dollari, non euro. Ma come si fa a trovare un Change a Cinecittà? Tranquilli, i dollari per accedere alla “casa chiusa dell’arte” di Papi Melchionna te li danno appena fai il biglietto. La presentazione generale degli attori-prostituti da parte del Papi è inframmezzata da canzoni, colori sfavillanti, altalene e ritmi da avanspettacolo. Poi il capo si assicura che tutti si mettano a lavoro: ragazze con abiti anni anni 40, uomini in giacca da stanza, marinai, travestiti e donne in calze a rete ti invitano a seguirli per passare del tempo con loro. Questi strambi personaggi ti incitano, ti chiamano, ti trascinano facendoti sentire un po’ come Mastroianni al richiamo di: “Vieni Marcello, vieni!”. Piccoli gruppi di spettatori vengono trascinati nei posti più disparati: negli studi, in camioncini, in piccole stanze, toilette, uffici, per assistere a delle piccole performance attoriali. Finita una, si ricomincia il giro: si ritorna nel magico tendone da circo rosso e bianco posizionato al centro del parco di Cinecittà per scegliere altre prostitute, altri uomini con cui intrattenersi. Ogni “prostitut-attore” si esibisce per i suoi clienti in un monologo o performance in cui si spoglia dai panni di sensuale affabulatore per vestire quelli di personaggi semplici, dal passato difficile, dalle corde toccanti. Storie di uomini e donne che decidono di condividere con il pubblico un po’ del loro vissuto prostituendo, dunque, non il loro corpo ma la loro vita. Con dignità.L’atmosfera di Cinecittà ci fa stare all’interno di un sogno: attori e clienti contrattano davanti alla Venusia del Casanova di Fellini, il tendone rosso e bianco dal cui soffitto pendono altalene dove dondolano ninfette di bianco vestite, richiama il clima de I clowns e di Giulietta degli spiriti.Verso mezzanotte, dopo aver fatto diversi giri con i clienti più diversi, tutti ritornano alla base. Sembra che lo show sia finito ma in realtà è appena cominciato: fino a notte fonda si alternano cantanti, chitarristi, musicisti e violiniste alternati a pezzi di cabaret e di mimo. Vengono cantate famosissime canzoni e tutti gli attori della casa chiusa, papi compreso, incitano il pubblico a prendere parte alla loro festa. Il loro entusiasmo coinvolge fino a trascinarci al centro dell’enorme tendone facendoci partecipare ad un’allegra taranta. Poi tutto finisce. Il papi ringrazia, gli attori spariscono e i clienti se ne vanno. Salutiamo le “rovine” di Cinecittà con il divertimento in tasca. E più storie nel cuore.