MATTEO BRIGHENTI | Un treno è uno sbuffo di fumo tra le parole ‘t’aspetto’. Sale dritto nella notte pistoiese che contempla la sua gente dimenticata, sale elegante tra i relitti dell’Area Deposito Rotabili Storici che non porteranno più nessuno da nessuna parte, sale forte dell’umanità implacabile de Gli Omini. Ci scusiamo per il disagio è un viaggio che non c’è. Qui i treni sono fermi, partono, arrivano e ripartono i ricordi, i sogni, le paure, le ingiustizie raccolte dalla compagnia toscana under35 in oltre un mese di domande e risposte, tra aprile e maggio, alla Stazione di Pistoia (il loro metodo di lavoro è ‘etnografico’, sul campo). Confessioni solitarie, ripetute per una vita al binario di un sordo andirivieni, trovano in Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Giulia Zacchini e Luca Zacchini ascolto, attenzione e cura. Sono le ombre che danno consistenza alla luce. La destinazione di Ci scusiamo per il disagio è il coraggio di mostrarci la dignità degli invisibili che ci passano accanto e che non siamo noi non per merito nostro, ma per un accidente del destino.
Rarità tra le rarità, preziosi reperti storici di questo spaccato di provincia umbratile, sono i passeggeri della ‘Porrettana’. Lo spettacolo, prima tappa del Progetto T., prodotto dall’Associazione Teatrale Pistoiese (riconosciuta di recente Centro di Produzione Teatrale dal Ministero dei beni e delle attività culturali) ruota infatti attorno alla storica Ferrovia Transappenninica, primo collegamento tra Bologna e Pistoia. Dopo un periodo di chiusura, alla fine del 2014 il treno ha ripreso il suo cammino e la Ferrovia ha festeggiato 150 anni. È nato quindi un grande piano di rilancio e di valorizzazione, al quale partecipa adesso anche il teatro, con un progetto che annuncia tre anni di interviste territoriali, performance, installazioni, eventi fino a Porretta Terme, fino a trasformare un vagone in un Teatro viaggiante.
Intanto, la stazione e il teatro di partenza sono Pistoia e l’Area Deposito Rotabili Storici in piazza Dante. I fari accesi di una locomotiva sono gli occhi che aprono la strada a due vagoni, lunghe ciglia grigio militare, divaricate come le gambe della realtà e della finzione. Otto fari illuminano questo ideale tunnel in cui la luce non è in fondo, è dentro, dentro il buio di attese ricorrenti e solitudini taciute. Punta verso di noi, contro di noi, e lascia per terra le assi rotte di un binario che argina, come può, la scena. Lo sbuffo della locomotiva che avvia Ci scusiamo per il disagio è il segnale di fumo di indiani alle prese con il far west degli orari, arrivi e partenze.
Dai confini della notte ferroviaria compaiono Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi e Luca Zacchini, cowboy senza pistola, speroni o cavallo, ma con in bocca il tema di Ennio Morricone per Il buono, il brutto e il cattivo. Arrivano i nostri e mettono mano alle parole. In questo luogo in cui l’istante si rarefa e storia e attualità convergono in un crocicchio di binari assenti, si capisce che Sergio Leone si sbagliava: il buono, il brutto è (considerato) il cattivo. I tre omini leggono in ginocchio vite che parlano di treni, partono dai treni, speranze e miserie di Ringraziamo per la tensione, l’azione performativa condotta nei giorni precedenti al Binario 1. Come inizio, per la verità, non ha grande slancio. Il Big Bang della narrazione, l’origine di questo universo tra il reale e il metafisico, è un discorrere ripiegato su se stesso, legna bagnata da intenzioni che non l’accendono né ci infiammano. Nel vivo, davvero, entrano quando si impossessano delle storie e le storie si impossessano di loro. Quando parlano alla stazione con la stazione.
Prende vita dall’altoparlante, gli annunci in filodiffusione sono un altro parlante che interagisce con loro e sposta sempre più indietro la ‘linea gialla’ dell’incomunicabilità. “Gli orologi sono in una situazione particolare”. “Diversamente da quanto diversamente annunciato”. “Ci scusiamo per il disagio.” Non sono più tanto le relazioni il labirinto amniotico che lega i tipi portati a galla da Gli Omini, come succede ne La famiglia Campione, quanto il sacrificio di spiegazioni e giustificazioni rivolte in solitudine a questa voce fuori binario. Un dio capriccioso, misero, fondamentalmente stupido, decide sulla posizione della prima e seconda classe, se in coda o in testa al treno, con la stessa leggerezza con cui racconta la storia sociale della patata. Dove loro cercano amore, rispetto, comprensione, trovano umiliazione, risentimento, intolleranza. Ci sarebbe da piangere, se non facesse così ridere.
“Ho sentito urla di furore, di generazioni senza più passato. Stiamo diventando degli insetti, simili agli insetti” canta Battiato in Shock in my town e risuona alla fine di una notte che ha visto passare uomini e donne di ogni dislivello e vertigine possibile. Secondo le Ferrovie, i piccioni sono portatori di disagio: in piccioni, con un’immaginifica mascherata, si trasformano Gli Omini. La stazione può chiedere scusa per niente e restare impunita, il potere, l’autorità, possono dire e non dire, fare e rifare daccapo, perché noi lo permettiamo, noi lo vogliamo, tutti, invisibili e no. Per andare più veloci abbiamo dimenticato dove dovevamo andare e perché. Adesso balliamo convulsi al binario sbagliato, in attesa che passi almeno il tempo.
Ci scusiamo per il disagio
uno spettacolo teatrale de Gli Omini
di e con Francesco Rotelli, Francesca Sarteanesi, Giulia Zacchini e Luca Zacchini
produzione Associazione Teatrale Pistoiese
con il sostegno di Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, Regione Toscana
Gli Omini sono in residenza artistica presso l’Associazione Teatrale Pistoiese
Visto giovedì 16 luglio.