ALESSANDRO MASTANDREA | Di acqua, a essere onesti, non ne manca affatto, ma non è un acquario quello di cui le cronache parlano a giorni, settimane, o mesi alterni. E nemmeno di pesci si tratta, per quelle sagome sospese magari con grazia in acque di superficie stiepidite dal sole, oppure sul fondo, ricoperte da sabbie finissime o al riparo in quelle barchette adagiate, che nemmeno i costosissimi gadget dei negozi specializzati.
Di acqua, nell’acquario dove noi ci troviamo immersi, invece, ce n’è pochina. E non parliamo del Mediterraneo. Si perché nella grande boccia di cristallo del sistema informativo dove nuotiamo in branchi, piccoli ed esotici pesciolini, l’appagamento è costante nel seguire l’Immagine ripetuta e ripetitiva, deformata magari, ma innocua il più delle volte – lontano dai pasti, almeno.
E così sia: oggi a te e domani a un altro. Salvi e protetti dietro lo schermo in plastica dei nuovi cristalli liquidi, aiutati dal censore freudiano contro ogni rischio di immedesimazione troppo profonda.
Ma questa volta è cambiato tutto, giurano i più. L’immagine del povero Aylan riverso sulle spiagge della Turchia è un dito puntato verso noi anime belle del villaggio globale. Non si può rimanere indifferenti a tanto shock. Persino la Germania l’ha capito, persino la Merkel, quella di “qui non c’è posto per tutti” e delle lacrime di una bambina. Persino Renzi (o forse era Crozza?) de “l’Europa non può solo commuoversi, ma deve anche muoversi”. Persino, magari chissà, Salvini, quello delle ruspe e di “aiutiamoli in casa loro”.
Eh, stavolta dobbiamo capirla per forza, anche noi telespettatori, come l’abbiamo capita all’indomani degli ottocento migranti morti in mare al largo della Sicilia.
D’accordo, si dirà, ma quello era prima che scoppiasse il “Ruby bis”, o forse era dopo? Poi c’è stato il “Ruby ter”, “mafia capitale” e i funerali di Vittorio Casamonica. Il flusso informativo è suggestivo come una scatola di mangime, e notoriamente la memoria dei pesci è incredibilmente corta.
Poi ci sono le guerre, le crisi monetarie, i dittatori deposti per portare la democrazie a spasso nel mondo, ma anche gli interessi nazionali e delle grandi holding del petrolio (queste ultime informazioni da somministrare con parsimonia, come si fa con le molliche di pane).
Che dire poi del calciomercato, del campionato di serie A e della nazionale impegnata nelle qualificazioni . Il tono va alleggerito, e i diritti SIAE per le musiche struggenti dei servizi dei TG costano. Tutto questo dolore non ce lo meritiamo.
Per la commozione, per l’indignazione, abbiamo già dato e ancora daremo: se tutto va bene, forse, proprio nel minuto di silenzio che precede il fischio di inizio di Italia Malta.
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