RENZO FRANCABANDERA | Domenica 13 settembre si è concluso a Cagliari il festival DanzEstate 2015 organizzato dall’ASMED: otto spettacoli di danza e teatro (tre dei quali rivolti a un pubblico di bambini, ragazzi e famiglie), nelle strade, nei parchi e nelle piazze e di Cagliari.
Quasi 5000 persone hanno assistito con interesse alle incursioni teatrali e agli spettacoli, confermando l’iniziativa come una manifestazione per la gente, per il pubblico dei più piccoli, per chi, per motivi diversi, non ha la possibilità di accedere ai luoghi canonici della cultura.
Abbiamo parlato di questa e di altre iniziative di ASMED con il direttore artistico Massimiliano Leoni, da decenni operativo in Sardegna nel campo della danza.
DanzEstate ricerca il coinvolgimento della città di Cagliari e dei suoi abitanti, senza limiti di età. Qual è il vostro obiettivo?
L’obiettivo è quello di diffondere la cultura nel territorio nel modo più capillare possibile. Per fare questo attuiamo una serie di strategie, che comprendono sia i laboratori, attraverso i quali ci rivolgiamo a tutti cercando di diffondere la passione per la danza, sia gli spettacoli per i bambini, attraverso i quali possiamo costruire il pubblico del futuro.
Massimiliano, se questi sono i punti di forza del Festival, quali sono i punti critici?
La difficoltà che abbiamo nel reperire e utilizzare gli spazi comunali. A volte sono gestiti da società appaltatrici che non sempre comprendono il valore delle iniziative e valutano solo il compenso che si può versare per l’affitto delle sale.
Gli spazi hanno un ruolo importante nel vostro festival. I luoghi della città diventano protagonisti quanto le persone. Come sono stati scelti?
Lo scopo principale di DanzEstate è quello di raggiungere la gente fuori dagli spazi esplicitamente teatrali. Portiamo gli spettacoli sotto le case dei possibili spettatori, in luoghi dove non ci sono teatri o dove si può trovare una grande concentrazione di persone.
Lei cura le attività dell’ASMED dal 1988. Com’è cresciuta l’associazione in questi anni?
Inizialmente mi sono occupato di aspetti che andavano dalla tecnica all’organizzazione, con la supervisione di Paola Leoni che ha fondato l’ASMED nel 1979. Da quando sono diventato direttore artistico nella metà degli anni duemila l’associazione ha cercato di dare centralità e valore alla danza in Sardegna. Inoltre ho sempre cercato di valorizzare giovani coreografi, come Moreno Solinas, Matteo Corso e Daniela Vitale (tutti al di sotto dei trent’anni) che hanno firmato alcune delle ultime coreografie per il Balletto di Sardegna.
Che cosa si può migliorare?
L’obiettivo principale è riuscire a dare maggiore continuità lavorativa ai nostri artisti. In organico ci sono già degli elementi che lavorano costantemente con noi, ma il sogno è avere una compagnia stabile.
Asmed affianca da sempre un triplo binario, formazione, produzione e distribuzione. Questi binari si nutrono a vicenda o uno prevale sull’altro?
Sono fondamentali l’uno per l’altro. Siamo comunque un ente di produzione e gli altri aspetti alimentano le possibilità dei nostri spettacoli.
Asmed è profondamente radicata in Sardegna a partire dall’acronimo che richiama l’isola (Associazione Sarda Musica e Danza), ma con uno sguardo e un respiro internazionale. Come si equilibrano queste due anime dell’associazione?
Lo sguardo verso il resto del mondo c’è nelle nostre rassegne, come DanzEstate. È una finestra che apriamo per capire come si muove la danza contemporanea. Le compagnie sarde sono comunque sempre presenti perché vogliamo che il pubblico possa vedere sia le realtà più vicine che quelle più lontane.
Per quanto riguarda le produzioni, spesso abbiamo chiamato coreografi sardi che hanno però fatto un percorso internazionale, come Guido Tuveri, che ha diretto per noi nove spettacoli.
Quali sono i progetti futuri?
Vogliamo dare la possibilità di realizzare nuove creazioni a giovani interpreti sardi che hanno dato vita ad esperienze all’estero. Potranno realizzare con noi una corografia con il supporto di un ente che nella sua storia ha prodotto Massimo Morricone, Mauro Bigonzetti, Mario Piazza, Gabriella Borni e Cornelia Wildisen.
Per il futuro sogniamo una sede per poter realizzare un centro di produzione danza. Uno spazio dove si possano fare prove, laboratori e soprattutto spettacoli. Potrebbe essere un capannone abbandonato o una vecchia fabbrica che riprende vita e assume una dimensione europea.