GIULIA MURONI | In “Impromptus” a ghermire lo sguardo è innanzitutto la disposizione della scena di Thomas Schenk: tre piani trapezoidali posti in modo sghembo l’ uno rispetto all’altro. Su queste tavole oblique danzano i personaggi del mondo di Sasha Waltz. È un succedersi di tableaux vivants sulle note degli “Improvvisi” e i Lieder di Schubert, eseguiti dal vivo da Cristina Marton.
La corrente edizione del Festival Torinodanza vanta tra i fiori all’occhiello il nome di Sasha Waltz, insieme, tra gli altri, a Alain Platel, William Forsythe, per dire. Abbiamo visto presso il Teatro Regio di Torino “Impromptus” , firmato Sasha Waltz e accolto con gran giubilo dal pubblico torinese.
I sette danzatori stagliano scenari, innescano meccanismi di conquista e abbandono, con le tonalità tenui delle loro vesti dipingono dinamiche sinuose. Abbracci soffici, rincorse, camminate, gesti quotidiani concorrono a creare una qualità di movimento formale e tuttavia semplice, lontana dalle smanie virtuosistiche.
Uno dei quadri vede lo schiudersi di una vasca, recuperata tra le tavole. Tre donne si spogliano ed entrano. Si lavano e si muovono. È un’immagine lieve e straniante, forte di una cifra delicata di femminilità. Di tanto in tanto, tra un momento e un altro, è una cantante, Judith Simonis, a cantare le note di Schubert. In altri momenti è il silenzio, magico e totalizzante, a riempire il Teatro Regio. La musica dei respiri, dei passi, dei movimenti che volano e si incontrano.
Si ritorna sull’efficace distinzione formulata da Mario Pasi: risulta evidente che, rispetto a Pina Bausch, Sasha Waltz si colloca come artista astratta sul piano stilistico e concettuale. Laddove è l’ espressionismo a fornire un tassello dell’impegno sociale di Bausch, nelle opere di Sasha Waltz si ritrova un panorama intimista, rarefatto, quindi metafisico. “Impromptus” non compie quell’affondo decisivo, essenziale e urticante caratteristico del Tanztheater. Si ricalca un’estetica, si muovono dei passi in quella direzione ma è una strada ancora abbozzata.
Bello e effimero “Improptus” di Sasha Waltz, ha un gusto piacevole, incanta lo sguardo ma non conquista fino in fondo.