RENZO FRANCABANDERA | E’ il borgo di San Leucio, magnifica località storica nei pressi di Caserta a trasformarsi in palcoscenico a cielo aperto durante questa settimana per il Festival delle arti(n)contemporanee Ouverture, rassegna multidisciplinare nata nel 2012 si è affermata in questi anni come vetrina per le nuove drammaturgie e forme artistiche, con l’organizzazione di Officinateatro e la direzione artistica di Michele Pagano.
L’intento di fondo è quello di creare una sinergia tra gli artisti e soprattutto di avere un confronto diretto tra spettatori, operatori e critici, navigando nel mare della creatività contemporanea, fra teatro, musica, danza fotografia, performance, installazioni e laboratori, ma anche spazi di discussione, coordinati da Alessandro Toppi, per incontrare gli autori, fra i quali Michele Santeramo, Emanuele Aldrovandi e Giuseppe Massa, Gli Omini, i Maniaci d’Amore, Saverio Tavano.
Abbiamo voluto intervistare Michele Pagano.
Un po’di storia. Come arrivi a San Leucio e come e perché nasce Officina Teatro?
Vengo dal teatro, ma anche dal cinema. Ho girato il mio primo lungometraggio da regista e sceneggiatore a 23 anni e a questo ne sono seguiti altri. Nel 2007 ho incontrato San Leucio e ho scoperto di non potermene andare. Sentivo la necessità di portare qui un teatro altro, di aggregare giovanissimi, e meno giovani, intorno a una realtà di cultura e arte, stabilmente e continuativamente produttiva.
Un territorio non facile con una storia artistica particolare…
Nel casertano, dopo la fondamentale presenza di Servillo e della sua compagnia con il teatro di ricerca negli anni Settanta, si è creato un interregno del nulla, durato quasi vent’anni, in cui non esistevano spazi teatrali indipendenti. Ho creato quindi “Officina Teatro” iniziando con alcuni corsi di recitazione, introducendo da subito una prima stagione di ben 24 spettacoli. Il primo riscontro del pubblico (cinquanta spettatori in totale per la stagione) avrebbe probabilmente scoraggiato chiunque, ma siamo felici di avere continuato. Attualmente i nostri spettacoli sono quasi sempre sold out, ciò testimonia un rapporto di fiducia creatosi, merito di un certosino lavoro di porta a porta durato anni. Siamo giunti così alla nona stagione invernale. La scuola di teatro è una realtà consolidata e molti sono i nostri giovani che hanno intrapreso carriere artistiche.
Veniamo al Festival Ouverture
Siamo alla quarta edizione di Ouverture, festival indipendente, finanziato solo da sostenitori; amici, commercianti, ristoratori e pubblico. Lo scopo è di presentare qui spettacoli finiti e situazioni sperimentali, in progress, progetti di ragazzi, incontrati nella mia personale ricerca sul territorio nazionale, che non trovano sufficiente respiro per rendersi visibili. La rassegna per noi è la scelta di creare un contenitore parallelo alla stagione che ci offra la possibilità di inserire altre proposte: dagli studi alle micro-performance, dalle installazioni ai site specific. Una manifestazione indubbiamente ancora in fasce, ma che sta crescendo. La caratteristica fondamentale è quella di coinvolgere, sia logisticamente che personalmente, il borgo di San Leucio, mantenendo la nostra identità di casa, accoglienza, condivisione, necessità di fare teatro, notate e apprezzate da artisti, pubblico e operatori del settore.
Parlaci di questa edizione
Come sempre c’è “Habitat”, costituisce il nostro modo di accompagnare il pubblico verso il teatro, inteso come luogo e momento della serata. E’ una prefazione in cui sia i nostri allievi, che alcuni degli artisti partecipanti al festival e vari performer “agiscono” la loro arte in luoghi esterni ai nostri spazi, profondamente inseriti nel borgo di San Leucio.
Abbiamo inoltre mostre e installazioni visibili per tutta la durata del festival alcune delle quali create ad hoc per Ouverture. Per il teatro ospitiamo, tra gli altri, Andrea Cosentino con “Lourdes”, Ciro Masella con il testo di Massini “Gioco di specchi”, “Pisci ‘e Paranza” (che ha ottenuto la segnalazione speciale al Premio Scenario). Sono loro in questa edizione, come altri nelle precedenti, a collaborare con noi nel “trascinare” il pubblico del festival verso la nostra stagione, tutta orientata sulla drammaturgia contemporanea. Potrei definire Ouverture prolungamento e anticipazione della stagione invernale.
Ma quest’anno c’è anche altro oltre il teatro…
In questa edizione abbiamo introdotto, per la prima volta, anche la danza con due performance: “Regarde” con Francesco Colaleo e Maxime Freixas; giovanissimi danzatori e coreografi e “Romanza – Trittico Dell’intimità” con gli altrettanto giovanissimi Yoris Petrillo ed Elisa Melis. Abbiamo voluto una danza performativa il cui linguaggio corporeo è estremamente forte e chiaro, comunicabile e leggibile da ogni tipo di pubblico, non solo dagli addetti ai lavori. In realtà tra questa tipologia di danza e la drammaturgia contemporanea riscontro parecchie assonanze; possiedono diversi livelli di comunicazione anche molto immediati. L’esperimento, con nostra soddisfazione, ha suscitato grande entusiasmo tra il pubblico, probabilmente anche in relazione alle proposte portate da giovani. Inoltre all’interno della kermesse presentiamo uno studio di un lavoro di nostra produzione, realizzato dalla talentuosa danzatrice Carmen Perrella, con la nostra coreografia e regia. Rappresentiamo all’interno di Ouverture quindi ogni disciplina, proprio perché Officina Teatro mira a essere uno spazio aperto a tutte le arti contemporanee, coinvolgente in toto per il pubblico.