IRIS BASILICATA | La piccola E. è vestita a festa: oggi è domenica e la mamma le ha permesso addirittura di mettersi lo smalto sulle manine. È seduta sulla sua poltroncina del teatro Vascello e prega il papà di montare per lei la sorpresa uscita dall’ovetto kinder, una girandola colorata, che però non gira quando prova a farla roteare usando come base il foglio di sala di Le mouvement de l’air. Domenica è stata l’ultima giornata per la compagnia Adrien M/ Claire B per il Romaeuropa Festival che ha visto tra il pubblico un numerosissimo numero di bambini. Due sono le cose: o il teatro sta facendo super sconti ai più piccoli oppure questo significa che qualcosa si sta davvero smuovendo. Il pubblico alto per lo più sul metro e venti prende posto trovandosi davanti ad un parallelepipedo rosso aperto su due lati. È questa la “scatola” che ospita la videoperformance di Rémi Boissy, Farid-Ayelem Rahmouni, Maëlle Reymond, performer che si muovono nello spazio sulle note della sonorizzazione dal vivo di Jérémy Chartier. Quest’ultimo, come un orologiaio, dà vita a tutto ciò che accade nel video: batteria, violino, chitarra e addirittura bicchieri d’acqua scandiscono il tempo con cui si muovono non solo gli attori ma anche le immagini proiettate. I fasci luminosi del digitale si muovono, si combinano e si trasformano in base al ritmo della musica e dei movimenti di performer. Il pubblico è completamente catturato dalla fluidità che scorre sul video e nei corpi e la piccola E. chiede alla mamma di poter stare in braccio per vedere meglio ciò che accade. Non una parola, non un “quando andiamo via? Voglio il gelato”, etc.”, i piccoli spettatori sono totalmente catturati dalla meraviglia di come un corpo possa stare in un’immagine che un attimo fa era una spirale e ora è già diventata fumo per poi ritornare ad essere un pixel del video.
I corpi si confondono con le immagini in digitale che ne fanno da sfondo inghiottendoli: gli effetti ottici di tridimensionalità del video tentano di rispondere alle domande che almeno una volta ci siamo posti da bambini “Che forma ha l’aria? Com’è fatta?”. È tutto come all’interno di un sogno: sbiadito quanto possibile. I corpi sembrano non avere materia né consistenza e proprio come all’interno di un sogno si cambia rapidamente scenario: se i corpi non hanno materia, forma, peso e consistenza, allora, possono sicuramente volare. Forse è proprio questa la vera grande pecca dello spettacolo: alla fine, su uno sfondo di cielo e nuvole, i tre performer fluttuano nell’aria appesi a dei fili abbastanza evidenti sotto le note di una canzone francese che parla di libertà. I corpi che dovrebbero librare in volo muovendosi con e nell’aria, però, sembrano soltanto intrappolati alle funi che li sostengono. Grandi funi e poco volo. La magia alla quale ci siamo preparati svanisce e non si vede nessuno volare, solo i tre appesi e nessuna libertà. La piccola E. lascia la sua poltroncina rossa un po’ delusa, non ha visto nessuno volare come il finale preannunciava. Forse fuori dal teatro la sua girandola colorata, si.
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