ANDREA CIOMMIENTO | “Tu non sai neanche chi adesso sta pensando di ucciderti”, così Pier Paolo Pasolini suggerisce il titolo della sua ultima intervista poche ore prima della morte: “Siamo tutti in pericolo”. A distanza di quarant’anni dal suo omicidio i mass media omaggiano l’opera e la vita del poeta friulano. Dalla narrazione che se ne fa, lo scrittore dello scandalo riesce a far parlare di sé lasciando piccoli semi del suo pensiero politico nei mezzi di “massa” tanto presenti e dannati nei suoi scritti corsari. Potremmo allora scrivere che Pasolini, oggi, non sarebbe più in pericolo?
PERICOLO TV
Le piattaforma televisive e radiofoniche omaggiano il poeta con diversi approfondimenti come “Maestro Corsaro” (Sky Arte) insieme a Ninetto Davoli e “Lucciole” (Radio TRE) con artisti del mondo teatrale (Daria De Florian, Luigi Lo Cascio, Giorgio Barberio Corsetti, Roberto Latini, Massimo Popolizio). Sulla scia dell’interazione tra i linguaggi vengono trasmesse opere di cinema e teatro come “Un delitto Italiano”, film di Marco Tullio Giordana (Rai MOVIE) e “Na specie de cadavere lunghissimo”, spettacolo teatrale di Fabrizio Gifuni e Giuseppe Bertolucci (Rai 5), a partire dalle lettere e dalle ultime interviste. Il taglio narrativo di queste visioni ci coinvolge per la qualità con cui si presentano i fatti, nulla viene nascosto, tutto si dice intravedendo anche senza prove i mandanti della sua morte. Nessuno dei principali canali nazionali dedica la prima e la seconda serata a Pasolini.
PERICOLO HASHTAG
Facebook accoglie gli hashtag #pasolini e #nottepasolini con la condivisione di eventi, immagini di repertorio, filmati youtube, articoli tratti da siti e blog, contributi retorici e antiretorici di firme conosciute e meno conosciute. L’usura dei segni genera una centrifuga di contenuti dove si vede tutto e il suo contrario. Buona parte dei giornali web dedicano all’artista uno spazio convenzionale, unico a distinguersi il FattoQuotidiano con un approfondimento webgiornalistico tra contributi scritti e video live stream con ospiti in redazione e collegamenti telefonici. Il focus fa comprendere il contesto storico e la figura di Pasolini senza frenesia dando il tempo a chi segue di ascoltare e comprendere sotto una chiave politica chiara il pensiero pasoliniano. La Redazione del Fatto ha presentato sulle stesse pagine il libro virtuale (e-book): “Quel che resta di Pasolini”.
PERICOLO TEATRO
In Friuli abbiamo seguito i primi spettacoli del percorso “Viva Pasolini” prodotto dal CSS Udine che ha presentato in queste serate due dei sei progetti artistici curati da Giuseppe Battiston, Virgilio Sieni, Luigi Lo Cascio, Fabrizio Arcuri, Rita Maffei e ricci/forte.
Virgilio Sieni porta in scena cinquanta abitanti di Udine in uno spettacolo corale intitolato “Fuga Pasolini_Ballo 1922”, componendo frammenti di coreografie ibride sporcate da gesti di danzatori non professionisti di tutte le età. Al centro lo sguardo sui corpi densi di sacro e quotidiano da cui Pasolini era attratto.
Giuseppe Battiston, insieme al musicista Piero Sidoti, è il protagonista di “Non c’è acqua più fresca” diretto da Alfonso Santagata per la drammaturgia di Renata Molinari. L’attore racconta la giovinezza di Pieri Paoli contornata di feste, strade bianche, partite di calcio e corse alla fontana, immaginando gli abitanti del tempo e i paesaggi contadini. Visioni poetiche ancora vergini lontane dalle borgate e dalla sensualità del mondo che incontrerà a Roma negli anni successivi. Visioni dell’Italia contadina e dello spirito d’amore per la lingua friulana.
A Roma, il teatro contro la “chiacchiera” ha preso forma al Teatro Argentina con un evento/maratona di tre ore: “Testimone carnale” curato da Dacia Maraini, Antonio Calbi e Francesco Siciliano.
Una ventina di artisti – tra cui Ascanio Celestini, Piera Degli Esposti, Abel Ferrara, Roberto Herlitzka, Roberto Latini, Massimo Popolizio e Ninetto Davoli – hanno letto “Petrolio”, un romanzo complesso, controverso e indecifrabile, definito dalla stessa Dacia Maraini una “provocazione disperata”.