IRIS BASILICATA | Conversazione con Giacomo Ferraù e Giulia Viana (rimasti chiusi dentro il Teatro dell’Orologio di Roma), dopo lo spettacolo Orfeo ed Euridice per la regia di César Brie.
Come mai l’idea di accostare il mito ad un tema d’attualità?
È un tema che ci interessa molto, come alla maggior parte delle persone che si occupano di qualcosa che sia vitale. Nei nostri spettacoli parliamo spesso della vita, della morte e dell’amore. Potrebbe sembrare banale ma è molto importante trovare un grande equilibrio tra l’amore e le sue varie declinazioni. Ci sembrava che in questo caso l’amore fosse visto come un atto veramente estremo e associare il mito a questo poteva dargli un grandissimo spessore. Per la realizzazione di Orfeo ed Euridice si sono unite le forze di due giovani compagnie, quella di Eco di fondo con quella di Teatro Presente. L’intento del nostro lavoro è sempre quello di associare i miti e le fiabe a temi di attualità di cui sentiamo la necessità di parlare. Abbiamo, ad esempio, riutilizzato la storia del mago di Oz per raccontare il tema dell’immigrazione. Parte della nostra produzione è rivolta al teatro ragazzi.
Nello spettacolo parlate della volontà di voler rappresentare il diritto a poter perdere la salute, per morire, appunto, secondo le parole di Euridice “sola, nuda e degna”. Cosa è accaduto con l’incontro con Brie?
All’inizio avevamo pensato ad una storia molto vaga, volevamo soltanto associare il mito all’eutanasia senza una storia precisa. Avevamo però solo un’idea e non sapevamo come realizzarla. César Brie poi ha messo l’ingrediente più importante, ossia quello dell’accanimento terapeutico spostando il fuoco sul caso Englaro. Abbiamo deciso di proporgli questo tema dopo la sua richiesta a Teatro Presente di avanzare proposte sulla creazione di piccoli spettacoli che affrontassero temi d’attualità. La realizzazione di tutto ciò è solo grazie a lui perché è riuscito a tenere lontani alcuni rischi che una compagnia giovane come noi avrebbe potuto incontrare. Con il suo occhio esperto ad esempio siamo riusciti a dosare i vari passaggi di drammaticità passando attraverso una serie di livelli che non danno allo spettatore la sensazione di una botta che arriva improvvisa. Ci sono state diverse discussioni di confronto e sicuramente César ha dato allo spettacolo una linea più precisa: la storia di Giacomo e Giulia che diventano Orfeo ed Euridice passando per il caso Englaro. Un’altra delle questioni che abbiamo affrontato con Brie è stato appunto,rifacendosi al caso Englaro che in scena ci fossero un padre e una figlia. Nelle prove però alla fine si è convenuto che su Giacomo (Giacomo Ferraù), funzionava di più un personaggio giovane e giusto per la sua età. Da lì poi è nato il testo. Ci sono voluti due anni di preparazione d’immagini in laboratori, che si sono incontrate poi con le nostre ed è nato lo spettacolo. Dietro il lavoro c’è stata una profonda documentazione.
Dopo il debutto dello scorso anno a Campo Teatrale di Milano cosa è accaduto? Com’è stato accolto lo spettacolo dalla critica?
Siamo stati molto fortunati: dopo il debutto a Campo Teatrale sono uscite delle buone recensioni, poi siamo arrivati finalisti al Premio Inbox 2014 e in quella occasione abbiamo avuto la possibilità di fare delle repliche che ci hanno permesso di portare lo spettacolo in posti diversi. Quasi tutte le repliche sono andate bene. A volte magari il pubblico può essere più distante, però dipende da tantissime cose, dal tipo di spazio in cui ci troviamo soprattutto. Siamo super felici!
Orfeo ed Euridice è rimasto uguale alla prima messa in scena oppure ci sono stati dei cambiamenti nel corso del tempo?
Delle piccole cose sono state cambiate e ovviamente lo spettacolo è cresciuto replica dopo replica. È normale che all’interno dello spettacolo ci siano dei punti più critici di altri e la reazione del pubblico la intuiamo dalla scena: è l’empatia che si crea col pubblico, che può a volte sorridere per quello che vede altre volte infastidito da alcune scene. Non esiste per noi una reazione “obiettiva” del pubblico.
Progetti per il futuro?
Sono due: quello di Teatro Presente è un progetto con la regia di Adalgisa Vavassori che si chiamerà The hard way to understand each other, uno spettacolo che affronta il tema di come le persone si relazionino tra loro. Con Arturo Cirillo, invece, stiamo preparando La sirenetta, spettacolo che debutterà a maggio a Campo Teatrale, lo abbiamo già presentato a Next e abbiamo avuto un discreto successo!