ROBERTA LEOTTI | A conclusione di un’altra edizione ricca di proposte e di spunti creativi, all’ultima settimana di programmazione del MIME il circo ancora una volta l’ha fatta da padrone.
“Celui qui tombe” è uno spettacolo che ha dell’incredibile, scritto e diretto da Yoann Bourgeois, autore sempre alla ricerca di nuovi stimoli per sviluppare progetti di Nouveau cirque, qui assistito dalla collaborazione di Marie Fonte, una dei sei artisti in scena.
Una grande piattaforma quadrata composta da assi di legno occupa tutta la scena; nella prima parte dello spettacolo è collocata su una base circolare, altezza ed inclinazione sono regolate da cavi metallici e comandati a distanza dal tecnico David Hans.
La “plague” come Bourgeois definisce la piattaforma, infatti, cambia continuamente tipo di movimento e senso, imponendo agli artisti rapide scelte per mantenere l’equilibrio e non compromettere la coreografia, ma d’altro canto garantisce l’unicità di ogni performance .
Un continuo e faticoso adattamento, una lotta per l’equilibrio in situazione al limite del possibile, dove le abilità tecniche e fisiche sono essenziali per la stessa incolumità dell’artista, seppure nella semplicità delle scelte dei costumi di Ginette.
Questi non sono altro che casual outfits di uso quotidiano, apparentemente privi di particolare elasticità ed accorgimenti per agevolare gli artisti nell’esibizione. Così, momenti carichi si suspence come quelli in cui vede Julien Cramillet sospeso nel vuoto con solo una mano appoggiata alla struttura, fanno sembrare questo posizione effortless, come si dice da queste parti.
Il tutto è reso ancora più coinvolgente dalla scelta del teatro stesso, la struttura del sipario metallico che si chiude sia dall’alto che dal basso, associato al sistema luci di Adele Grepinet dirette sulla piattaforma, riesce a conferire spettacolarità anche ad un guasto tecnico fuori programma.
Altro progetto artistico che ha cercato di unire circo al teatro, è stata proposta dalla Svalbard di Stoccolma con la loro “All genius all idiot” di recente al Jacksons Lane. Una performance dove gli stessi membri della compagnia rappresentano il comportamento umano allo stadio primordiale, al limiti dell’animalesco.
Certamente una produzione che risente scenicamente dalla limitatezza di mezzi: un drappo posto in malo modo a sfondo e legato con una corda robusta; sacchi neri di immondizia al centro della scena da cui affiorano gli appoggi per le hand stands, un carrello della spesa pieno di cianfrusaglie che funge anche da console per dj o per fare rumori di sottofondo all’artista di turno quando si cimenta in coreografie alla fune o di equilibrismo.
Molto apprezzato l’accompagnamento musicale che i quattro realizzano nel corso della performance, a volte utilizzando materiali ed oggetti molto semplici, forse di recupero, come la boule riempita d’acqua che viene mossa per ritmare Tom Brand mentre si esibisce con la fune. Tuttavia, ci sembra che la sceneggiatura di questo progetto richieda un po’ di attenzione, specialmente nella prima parte.
Nonostante le spettacolari abilità circensi, in particolare da segnalare l’equilibrista Santiago Ruiz Albalate con la pole, ben poco delle esibizioni rimandano alla tematica dell’uomo in conflitto tra ragione ed instinto, perchè prive di passaggi significativi che fungano da coesione. Forse perchè di recente costituzione, questa compagnia teatrale necessita di maggiore rodaggio e qualche collaborazione con autori di teatro gioverebbe nello sviluppare l’originalità che li contraddistingue.