FRANCESCA DI FAZIO | Sentire e non capire. Questa la necessità della danza di Simona Bertozzi, ospite con il suo quadro coreografico Prometeo: il Dono all’interno della rassegna di danza contemporanea Selachimorpha organizzata da Europa Teatri di Parma e tenutasi dal 15 al 22 maggio.

Il quadro fa parte di un progetto biennale di Bertozzi / Nexus e comprendente cinque diversi quadri coreografici, tutti incentrati sul mito di Prometeo, prodotti tra il 2015 e il 2016.

Il Dono è una danza intensa di 30 minuti in cui i corpi delle due danzatrici (Simona Bertozzi accompagnata dal talento magnetico di Stefania Tansini) emanano energia vitale di muscoli sospinti da una tensione estatica. Protagonista è il corpo e il suo movimento: il volto ne segue l’anatomia. Lo sguardo è come organizzato dalla partitura del movimento, non parte da uno stato psicologico deciso a priori, non è affezionato a un elemento emozionale. Non narrativa, dunque, ma di sensibile forza questa descrizione corporea delle conseguenze scaturite dal vitale dono di Prometeo agli esseri umani, quello del fuoco. Senza riferimenti allo statico Prometeo confinato su una rupe solitaria per l’eternità, in questo lavoro è restituita quell’energia vitale per cui il titano osò sfidare gli Dèi e andare incontro all’Uomo, quell’ardimento che lo spinse al sacrificio in virtù di una necessità demiurgica.

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Il dono è quel Fuoco creativo che informa i viventi della technè che li distingue da ogni altro animale, un magma che introduce l’umanità alla capacità di creare, di inoltrarsi nell’articolazione di un agire che si fa tensione alla cura, e si trasforma in un linguaggio di gesti e movimenti che creano visioni mutevoli. Il quadro danzato si svolge quasi esclusivamente nel silenzio: solo a un certo punto comincia a farsi sentire una musica. I movimenti si susseguono veloci e scanditi, in una rigida partitura gestuale che, nonostante affascini per la precisione, lascia talvolta poco spazio a un coinvolgimento emotivo.

Aristide Rontini, il terzo danzatore previsto nella performance, non ha potuto essere presente a causa di un infortunio. La mancanza è stata generosamente sopperita dalla presentazione di un estratto da un altro dei quadri del progetto Prometeo di Bertozzi/Nexus, Prometeo: Contemplazione, che vede in scena le danzatrici muoversi ai ritmi ancestrali delle modulazioni vocali del baritono persiano Dara Nowroozi. È un esercizio in corso questo frammento, un momento in cui lo spettatore è introdotto a contemplare da vicino uno dei più primitivi processi di creazione artistica, quello che trascina un corpo a muoversi al ritmo di una voce.

Di grande interesse è stato il confronto finale di Simona Bertozzi con il pubblico, in cui la danzatrice è stata generosa di parole articolate in discorsi di profondità di senso. Una voce dal pubblico fa osservare come dal lavoro presentato traspaia il tempo occorso alla sua preparazione: parla di un “tempo che si sente dentro”. È una frase che colpisce Simona Bertozzi stessa. Il tempo che si sente dentro. E infatti nel guardare la performance si percepisce il tempo dedicato al lavoro, la costruzione del processo e il rigoroso esercizio fisico. Da questa disciplina è nato un disegno coreografico di perfetta scansione, in cui movimenti secchi e precisi mettono a confronto i due corpi delle danzatrici, una una donna matura, l’altra una giovane adolescente, quasi a farli esecutori speculari di una medesima tensione che li accende da dentro.

 

CREDITS:

Secondo quadro del Prometeo – Prometeo: il Dono
Progetto: Simona Bertozzi, Marcello Briguglio
Ideazione e coreografia: Simona Bertozzi
Interpreti Aristide Rontini, Stefania Tansini, Simona Bertozzi
Musiche originali: Francesco Giomi, Eliane Radigue
Produzione: Compagnia Simona Bertozzi / Nexus 2015