ESTER FORMATO | Il festival “Primavera dei Teatri” di Castrovillari che ha cone sempre avuto luogo fra fine maggio ed inizio giugno nei punti nevralgici della cittadina calabrese, poco distante dal suo antico borgo medievale, ha saputo riservare spazio ai più piccoli attraverso una programmazione a loro adatta – Primavera Kids, per l’appunto – di cui Scena Verticale ha condiviso il progetto con il Teatro della Maruca.
Nei tre giorni che ci ha visti impegnati nel seguire il festival, abbiamo assistito a tre lavori dedicati ai bambini che hanno affollato il Palazzo di Città: “Zampalesta U Cane Tempesta” dello stesso Teatro della Maruca, “Quel pazzo di Orlando” della compagnia Conimieiocchi, “Il cantastorie” di TeatroP.
Quest’ultimo in realtà è stato un laboratorio creativo che ha coinvolto i più piccoli in un lavoro di manualità, attraverso ritagli di carta davvero originali con i quali si è provato a raccontare una parte della storia del Piccolo Principe e a ricreare collettivamente un’unica struttura cartacea a forma di pianeta in cui collocare il piccolo omino, stavolta nascosto in un minuscolo cubo.
“Zampalesta U Cane Tempesta” spettacolo di figura di Teatro della Maruca, ha come protagonisti dei burattini i cui tratti sono tipicamente rurali e sono saldamente legati alla cultura contadina calabrese. Il dialetto, i canti e le danze popolari, gli arnesi e le suppellettili, persino i costumi coi quali sono vestiti i pupazzi rimandano alle tradizioni indigene, e la storia, quella del cane Zampalesta che fugge al suo padrone e ne fa di tutti colori, è quella delle più semplici ed elementari. Essa si sviluppa attraverso due episodi sostanzialmente simili, due marachelle del grosso e grigio cane lupo, per poi concludersi con il ritrovamento da parte del padrone di Zampalesta e il relativo (ri)addomesticamento, dopo che lo stesso contadino viene picchiato dal proprietario della coloratissima gallina Serafina che il cane ha mangiato, e dal cuoco della locanda che doveva ospitare l’arcivescovo e nella quale Zampalesta ha divorato tutto. Ovviamente la storia veicola un messaggio etico che interessa il rapporto uomo e animale, proposto in modo accattivante anche per gli adulti. Colpisce poi come la semplice costruzione dell’azione si accompagni a espedienti comici altrettanto elementari; viene in mente il cartello “uova frische scpeciali” in dialetto calabrese, il realismo di certi oggetti della vita rurale e le singole scene, la gallina Serafina che cova uova di dimensioni via via più grandi secondo le aspettative del padrone, e Zampalesta che mangia tutti i cibi (tipici calabresi, tra l’altro) appesi alle spalle dello chef; espedienti vincenti da un punto di vista dell’attenzione e dell’interazione con i bambini in sala che pongono domande, compartecipano alla “ricerca” di Zampalesta da parte del padrone sino a “suggerire” allo stesso come poter giocare col suo cane e ripristinare una relazione armonica. Arte vecchia quella dei pupazzi e burattini, ma che nel 2016 riesce ancora a stimolare l’immaginazione e mantenere vivo il gioco delle illusioni, seppur al cospetto dei nuovi “nativi digitali”.
Meno convincente da un punto di vista della costruzione dello spettacolo, è stato “Quel pazzo di Orlando” della Compagnia Conimieiocchi. Anche in questo caso gli oggetti, costruiti con materiale riciclato, sono elementi arricchenti e fondamentali; ci sono un paravento ed un ombrellone sotto il quale la maga Logistilla legge “le carte” che rappresentano le armi, i cavalieri, le donne e gli amori, e con una “giostra del tempo”, meccanismo metanarrativo, c’introduce nelle ottave di Ariosto. Il risultato è un’alternanza tra mimesi e narrazione ove però prevale quest’ultima, conferendo allo spettacolo un aspetto più statico e di poca tenuta. Difatti, procedendo per episodi (la storia di Ruggero a partire dall’incontro con Logistilla, di Medoro e Cloridano, di Medoro e Angelica e viaggio di Astolfo sulla luna), attraverso un primo livello narrativo che è quello di Logistilla, faticosamente si riesce a trasmettere la storia che in Ariosto è la spina dorsale di tutto il poema; probabilmente sarebbero dovute essere accantonate le ottave o riadattarle in maniera più efficace e restituire ai piccoli spettatori una completa ed altra rielaborazione del classico, meno frammentaria, facendo leva magari su un approccio più immaginifico della vicenda e su una maggiore versatilità. Tuttavia, in alcuni punti come nel clou della pazzia d’Orlando, oppure quando si chiede alla platea dove sia Medoro, dopo che sul paravento Angelica ha inciso scritte e cuori, i bambini interagiscono facilmente, vivacizzando lo spettacolo che termina buffamente in slow motion quando Astolfo, armatosi di uno strano scudo e forchetta al posto di una spada, riporta ad Orlando il senno.
Guardando complessivamente ai tre spettacoli, riflettiamo sul fatto che ancora adesso, nell’era digitale, con i bambini abituati all’utilizzo di tecnologie per la fruizione di filmati ed altri giochi di loro interesse, il teatro riesca ancora nella magia interattiva che consente la ricerca e l’utilizzo di meccanismi semplici che tuttora appaiono determinanti per l’approccio con i bambini, certamente più o meno vincenti, a seconda dell’abilità di ciascun teatrante, ma ancora efficaci nel veicolare storie e rinsaldare tramite l’esperienza teatrale il rapporto dei ragazzi con l’immaginazione.
TEATRO DELLA MARUCA
Zampalesta u cane tempesta – spettacolo di teatro di figura per bambini e adulti
Spettacolo di burattini tradizionali calabresi
Di e con Angelo Gallo
Scene e burattini Angelo Gallo
CONIMIEIOCCHI
Quel pazzo di Orlando – spettacolo per bambini e adulti
Il Cartastorie
Laboratorio-spettacolo a cura di TeatroP